Questo che segue è un articolo pubblicato sul mio blog LeRos.news che ripubblico volentieri qui.
Che succede quando una food blogger italo-americana e una giornalista (anche) enogastronomica italiana – anch’ella blog-munita -, nonostante un Oceano e svariate migliaia di chilometri, si ritrovano a chiacchierare della loro monumentale/esagerata/smisurata passione?
Il più delle volte – nel caso di specie facendo parte di una chat Whatsapp dedicata alla monumentale/esagerata/smisurata passione di cui sopra – scherzano con le altre fan sparse per lo Stivale italico, fantasticano, commentano scene, fotografie, dialoghi di serie, film, interviste imparate a memoria manco fossero i versi di “San Martino” di Giosuè Carducci.
Talvolta, però, può succedere che si vada ben oltre l’idolatria pura e semplice per entrare nel campo del genio, della creatività, dell’invenzione.
Non è un caso, in effetti, se nel patrimonio genetico di entrambe abbondi acido desossiribonucleico di origine italiana e quindi provvisto di quel tipico genio italico, che ci è riconosciuto dal mondo intero.
Giusto per fare ordine: la passione monumentale/ esagerata/ smisurata ha un nome e cognome, che non sono italiani, ma decisamente turchi, perché turco, bellissimo e bravissimo è lui, oggetto di fiumi di parole che scorrono quotidianamente nella chat dedicata: sua altezza “Il Principe” Engin Akyürek.
Il nome della chat? “Assolutamente Engin”, che ha dato poi il nome anche al profilo Twitter AssolutamenteEnginAkyürek.

Insomma, quando una food blogger e una giornalista (anche) enogastronomica blog-munita (dedite pertanto abbondantemente all’arte della tavola e dello spignattamento) si ritrovano a chiacchierare di LUI, può succedere che si accenda la miccia, la lampadina, la trovata geniale: “ma se Engin fosse un dolce, che dolce sarebbe?”
Una domanda capace di scatenare fiumi di inchiostro digitale, messaggi seriali sull’argomento (assai stimolante, in effetti), giornate di “secondo me, sarebbe….”
Fatta la dovuta e necessaria sintesi, alla fine è nato: partorito, creato, prima nelle mente delle due blogger e poi nella cucina dell’americana, che ha dato forma e sostanza a suggestioni, impressioni ed emozioni.
Çay Cake è un dolce tributo non solo alla passione di Engin, come di ogni turco che si rispetti, per il tè, ma all’unico suo capriccio sul set, quello appunto di sorseggiare caldi e profumati çay tra una scena e l’altra.

Un dessert non esageratamente dolce, non stucchevole, perché “Engin è dolce ma non mieloso…”
Un dolce con sua maestà il cioccolato: poteva una torta nata per celebrare “Il Principe” non avere il re degli ingredienti, il re dei dolci, il re della trasgressione golosa? E poteva, un dolce nato per celebrare una passione – monumentale/ esagerata/smisurata – non avere il cioccolato, simbolo per antonomasia di voluttuosa bontà e del peccato di gola? Non poteva.
E infine i pistacchi, una scelta che rende omaggio alla terra natia del nostro. A Gaziantep, città nel sud-est della Turchia, bellissime e infinite piantagioni ovunque di questi frutti usati per numerose ricette, addirittura – con la varietà “terebinto”- per fare anche una bevanda simile al caffè (menengiç khavesi).
Nella nostra torta, oltre che nella crema che farcisce uno dei due strati interni, i pistacchi sono sbriciolati in superficie e all’interno, per dare quel tocco piacevole di croccantezza, che sorprende il palato, rendendo meno monotona la degustazione, esattamente come il nostro Engin sa sorprendere e dare sfumature sempre diverse ai suoi personaggi.
Çay Cake è un dolce intenso e al tempo stesso delicato, dal gusto deciso eppure carezzevole, uno scrigno di piacevolezza. Assolutamente da provare.
E da gustare – of course – insieme ad un buon çay.
Guardando una serie con Engin Akyürek.
A questo link trovi la ricetta di Anna Maria Lucchese, la blogger italo-americana, se vuoi provare a fare anche tu il dolce: https://leros.news/2021/09/12/e-se-engin-fosse-un-dolcecronaca-di-una-torta-annunciata-in-onore-del-principe-akyurek/