(di Arzu Nilay Kocasu – mediacat.com) – 14.10.2021
Kadir di Yabancı Damat, Mustafa di Bir Bulut Olsam, Cevat di Kader… Nel corso degli anni abbiamo conosciuto l’attore Engin Akyürek con molti personaggi diversi. Con Akyürek, con il quale negli ultimi mesi abbiamo realizzato la prima collaborazione come volto del marchio di Shell, abbiamo parlato della sua vita, della recitazione e del suo viaggio interdisciplinare.
Sebbene una generazione l’abbia conosciuta con produzioni come Yabancı Damat e Bir Bulut Olsam, all’inizio della sua carriera è entrato sul grande schermo con un film cult come Kader. Cominciamo lasciandoci ispirare da questo film speciale: in questa vita in cui tutti credono in qualcosa, lei in cosa crede?
I progetti che ha citato sono stati entrambi preziosi per me e hanno aggiunto molto al mio percorso di recitazione. Quando guardo indietro, penso di averli fatti tutti, credendo in quello che facevo. La fede è un argomento molto profondo e ampio e, sebbene ci sia un aspetto intimo della questione, preferisco parlare di ciò che si vede; l’altro aspetto riguarda il mio mondo spirituale, il mio mondo interiore… Sì, tutti noi crediamo in qualcosa in questa vita… Penso che la mia convinzione più visibile e tangibile sia quella di avere una curiosità infantile e credere in situazioni che mi nutrono e mi portano altrove…
Cosa significa per lei recitare? Che tipo di responsabilità sente che questa identità le impone e a quale emozione associa la recitazione?
La recitazione è prima di tutto la mia professione. Ogni professione ha le sue sfide e le sue aree di responsabilità. Senti un senso di responsabilità verso te stesso, verso il personaggio che interpreti, ma devi sentire la massima responsabilità nei confronti del progetto stesso e della forza della storia. La recitazione, nella sua forma più semplice, inizia con l’empatia; ingrandendo questo sentimento, puoi capire personaggi, storie, situazioni. Inoltre, penso che l’attore sia una persona un po’ incuriosita da cose che non sono di sua responsabilità.
E’ un attore che ha studiato storia, ha scritto storie e ha persino pubblicato un libro di racconti. In che modo questo viaggio interdisciplinare entra in risonanza con il suo lavoro, la sua professione e le sue occupazioni?
Sebbene queste discipline sembrino diverse tra loro, sono discipline che si alimentano e si toccano. Sono consapevole che aver studiato storia ha contribuito molto al mio percorso di recitazione e che anche il mio recitare e stabilire relazioni con altri personaggi e storie ha contribuito al mio modo di scrivere… Ma anche se non sono professionalmente interessato alla storia, vorrei che la recitazione e la scrittura fossero sempre nella mia vita.
Nonostante lei sia un attore noto che lavora nel settore dal 2004, ha realizzato la sua prima collaborazione con un brand quest’anno. Perché ha aspettato fino ad oggi, perché oggi ha scelto Shell?
Penso che abbiamo fatto una buona campagna pubblicitaria in un buon momento. Mi ha reso felice il fatto che la campagna pubblicitaria fosse centrata con particolare attenzione sull’uomo. È stata una compagnia in cui ho potuto trovarmi a mio agio e con la quale ho intrapreso un viaggio nel marchio. La consapevolezza del marchio Shell e l’essere un marchio affidabile sono stati un fattore molto importante in tutto questo.