Engin Akyürek

È tardi quando quella sera riesce finalmente a tornare a casa…casa…insomma, non è proprio casa, però lo è stata negli ultimi mesi in cui gli hanno affittato quell’appartamento durante le riprese.
Oramai è la sua tana, dove rifugiarsi, spogliarsi della maschera del personaggio e tornare ad essere semplicemente sé stesso.
Le riprese durante una serie hanno un ritmo incessante e lui è sempre molto meticoloso e cura ogni dettaglio. In questo progetto in particolar modo, perché il racconto è opera sua ed è come rappresentare una parte di sé stesso.
Domani finirà tutta questa frenesia; l’ultimo giorno è giunto e, dopo il ciak conclusivo, ci saranno i saluti di quelli che in questo periodo sono diventati la sua famiglia.
Entra in cucina e mette a bollire l’acqua per il çay e intanto ripensa a tutte le persone incontrate, a quello che ha potuto apprendere da loro.
Chissà se anche lui è riuscito a lasciare un po’ di sé agli altri della troupe?
Si versa un po’ di çay, lo allunga fino alla consistenza giusta e con questa domanda nella mente ed il vassoio in mano, si avvia verso la poltrona vicino la vetrata.
Lo sguardo si perde nelle mille luci che scintillano nella vallata oramai oscurata dalla notte.
Posa il vassoio sul tavolinetto di vetro e prende il piattino con la mano sinistra e avvicina il bicchierino, tenendolo dal bordo, con l’altra mano alle labbra per sorseggiare la sua bevanda preferita ancora calda.
Di nuovo lo sguardo perso all’orizzonte, come ad inseguire con gli occhi quel silenzio che calma gli animi.
Un altro sorso poi posa il piattino e si abbandona sulla poltrona: Niente di meglio di un buon çay!
Posa il bicchiere e prende in mano il copione per un ultimo ripasso prima di coricarsi; lo apre e inizia a sfogliarlo fino alla scena che gireranno domani ma, appena inizia a leggere viene distratto dal suono del campanello.
Chi sarà a quest’ora?
Posa il copione aperto sulla pagina, per non perdere il segno e si avvia vero l’ingresso.
Apre la porta e trova uno dei suoi collaboratori con un pacco in mano.
È una consegna che viene dalla sua agenzia e che oggi avevano dimenticato di recapitare.

– È un pacco per lei, dall’Italia –
– Per me? Sicuro? –
– Si, si ! Buon riposo, ci vediamo domani! –

Chiude la porta e per un attimo rimane lì, in piedi, con la scatola in mano, a fissarla con le sopracciglia inarcate.
Legge l’indirizzo del mittente, non lo conosce. È stato tempo fa in Italia, una sola volta, per lavoro, a Roma, ma questa località scritta sulla parte superiore non gli dice niente.

Lo aprirò domani…ora ripassiamo!

Prende la scatola chiusa tra le mani e l’appoggia sull’altro lato del tavolinetto vicino la finestra , riprende il copione e ritrova la sua concentrazione.

*************

Lei guarda l’orologio e si appresta a fare la chiusura del laboratorio.
Un’altra giornata di lavoro è terminata; l’ultima cliente è passata poco fa a lasciare le sue riparazioni. Ripone tutte le buste in ordine, nella cassaforte; risistema tutti i cassettini con le pietre dure al loro posto nella cassettiera e si siede lasciando andare per un secondo indietro la testa, fino a toccare lo schienale alto della sua sedia preferita.
Quei gesti sono oramai un rito che ripete tutte le sere, da dodici anni a questa parte, da quando ha deciso di avviare l’attività.
La sua micia salta sul tavolo in cerca di coccole, come tutte le volte si avvicina, si appoggia per dormire sul suo braccio sinistro, lasciandogli libera solo la mano e…partono le fusa!

Quando arriva il momento delle coccole bisogna fermarsi, vero Perla?

Con la mano libera intanto sistema le carte accumulate sul lato del tavolo. Tra i tanti schizzi di gioielli spunta fuori un codice di spedizione di un pacco inviato diversi giorni prima: lo guarda con occhi un po’ sognanti poi volge lo sguardo a sinistra, verso il calendario e si accorge che è ancora fermo a febbraio, è ora di voltare pagina.
Posa il codice, accarezza la micia che si solleva dal braccio e accosta il suo musetto umido al viso di lei, poi si solleva e se ne va.
Momento delle coccole già finito!
Si alza, afferra il calendario e cambia mese: Ma quant’è bello Marzo pazzerello!
Torna a guardare il foglietto e pensa: chissà se gli è arrivato? …probabilmente non lo saprò mai!
Questa era la seconda volta che provava a fare la stessa consegna: la seconda ed ultima!
In quarantadue anni non le era mai capitato di compiere gesti di questo genere; forse era diventata più pazza lei di Marzo!
Si ferma un attimo, sguardo perso verso la vallata: dal suo laboratorio in mansarda si vede pure uno spicchio di mare, ma ora è notte e tutte le cime delle colline sono illuminate dalle luci dei paesini medievali.  Si immagina le famiglie già a cena ed è ora che scenda anche lei.
Chiude la cassa, segna l’importo sul registro, saluta la micia, spegne le luci e imbocca la porta del laboratorio.

***********

Anche l’ultimo giorno di riprese è andato. Lui si ferma un secondo davanti al suo portone e tira fuori la chiave; la guarda e pensa che quella sarà l’ultima sera che farà quel gesto, con quella chiave in quella fessura.
Quando li usi per tanti giorni consecutivi, anche gli oggetti più semplici diventano familiari.
Entra in casa, toglie il giubbetto e lo appende sul mobile vicino l’ingresso, poi volge lo sguardo verso la vetrata, a guardare i colori del crepuscolo.
La stagione sta cambiando, le giornate sembrano essersi allungate. Oggi hanno chiuso prima con il lavoro e dopo l’ultimo ciak c’è stata la festa finale. Ora che è tutto finito tornerà ai suoi ritmi più lenti.
Rimette su il çay di rito e, appena pronto, si lascia andare sulla solita poltrona sorseggiando la sua bevanda preferita ancora calda, nel bicchierino a tulipano.
Quando si termina un progetto c’è gioia ma anche un briciolo di malinconia. Dovrà accantonare anche questo personaggio che oramai era diventato un po’ parte di lui. Ripensa ai giorni trascorsi con i suoi colleghi e la sua squadra e gli occhi si fanno lucidi. Lui sa che, prima o poi, le loro strade si intrecceranno ancora, ma ora vuole godersi anche questo momento nostalgico.
Ha terminato di girare poche ore fa e l’obbiettivo della cinepresa già gli manca.
D’altronde non è lui che ha scelto la recitazione, è la recitazione che ha scelto lui!
Posa il bicchiere di vetro sul tavolinetto, ma questa sera non c’è nessun copione da ripassare.
Allunga lo sguardo fino all’altro lato del piano e incrocia con gli occhi il pacco arrivato la sera precedente. Allunga un braccio per prenderlo e lo tiene un secondo con entrambe le mani. Ricontrolla l’indirizzo del mittente e … no, non gli ricorda niente. Prova a scuotere la scatola ma non ne esce alcun rumore; si alza, va verso la cucina per recuperare un coltello per aprirlo.
Mentre la lama affonda, ripete dentro di sé: dall’Italia….
Lo sguardo si fa curioso, indagatore. I suoi grandi occhi scuri cercano di non perdere nessun dettaglio; apre il pacco e sul viso stanco appare un’espressione di stupore e meraviglia appena si accorge che è un libro. Lo estrae dalla scatola e appena vede la copertina con tutti i volti dei suoi personaggi intervallati da una scritta, il suo sorriso si fa più luminoso e anche gli occhi sorridono!

-Ohibòòòòò!-

La scritta dice “Chiacchiere tra Fratelli”, praticamente il contrario di “Sessizlik”!

Inizia a sfogliare il libro e spunta fuori una busta con una lettera. È scritta in due lingue, in italiano e in turco: prende la versione turca ed inizia a leggere e scopre chi gli ha spedito il libro, com’è nato e cosa racchiude. Mentre la legge il sorriso si fa rilassato e rimane fisso sul suo volto.
La curiosità di sfogliare il libro torna appena terminata la lettera, che ripone nella busta.
Inizia a girare le pagine e scopre che non è un semplice libro, ma un vero e proprio fumetto!
Continua a sfogliare e leggere le vignette e ogni tanto gli occhi si fanno più sottili, butta la testa indietro e il sorriso diventa una risata singhiozzata.
La stanchezza e la malinconia scompaiono senza accorgersene e, una pagina dopo l’altra, arriva fino alla fine della prima parte.
Peggio delle ciliegie, meglio mettersi comodi! Pensa.

Si adagia sulla sua poltrona e riprende la lettura tra stupore, sorrisi e grandi risate, alcune con le lacrime agli occhi. Dopo tre ore di appassionata lettura arriva all’ultima pagina con i saluti e contenuti speciali. Guarda l’orologio con stupore: era talmente tanto preso da quelle battute che non si è accorto dello scorrere del tempo.
Stranamente però non ha ancora sonno; riprende in mano la busta con la lettera, la estrae e scorre ad individuare un dettaglio, prende una penna e lo sottolinea poi inizia a cercare nelle tasche dei pantaloni il suo telefono.
Non lo trova, allora va all’ingresso, infila la mano nella tasca interna del giubbetto e lo tira fuori da lì, dove sarebbe tranquillamente rimasto fino al mattino successivo.
Ma ora gli serve, deve cercare una cosa; va su YouTube e digita #LeVignettediEngin.
Ed ecco che appaiono dei brevi video, circa una decina, con le vignette dei fratelli.
Inizia dal primo, pubblicato il giorno del suo compleanno e pian piano se li vede tutti, questa volta in inglese.
Il suo volto torna ancora ad illuminarsi con uno splendido sorriso, uno di quelli che irradiano luce in tutta la stanza: peccato che è solo e non può condividere quella gioia nemmeno con i suoi amici pelosetti!
Alla fine dell’ultimo filmato, ancora con il telefono in mano riprende la lettera e la rilegge tutta.
Nella sua mente si insedia una strana curiosità: riprende lo scatolone e digita sul telefono l’indirizzo del mittente e lo cerca con Google Maps. Vuole scoprire dove si trova quella mente che l’ha fatto sorridere per più di quattro ore consecutive.
Rimane a fissare il bollino rosso segnato nella mappa per circa un minuto, ci clicca sopra ed appaiono le foto di quel paese chiamato anche “la Città del Sorriso”…. Coincidenze?
Apre una nuova schermata e, senza pensarci due volte, prenota un volo per l’Italia: male che vada, sarà una vacanza!
Dieci giorni dopo è sospeso tra le nuvole, su un volo da Istanbul per Roma. In quelle giornate di pausa si è studiato le tappe del viaggio. All’aeroporto della capitale italiana lo attende un’auto che ha affittato per attraversare il bel paese dalla costa est, alla costa ovest. Lui che è un uomo di mare dovrà scavallare i Monti Sibillini, ma la strada è semplice. Ha preso pure informazioni sul paese d’arrivo: ha scoperto che c’è un albergo, anche se il paese è piccolino, ottomila anime, molto diverso dalla metropoli! Ha prenotato una camera. 
Indossa le cuffie per la musica e tiene in mano il biglietto. Tira fuori dalla tasca la lettera, la rilegge ancora una volta e poi rimane a fissarla e pensa: chissà se riuscirò a trovare questa “TeK versione femminile”!

*********

Per lei la giornata non sembra cominciata bene; si è svegliata con una strana agitazione in corpo e non se lo sa spiegare. Le buste delle riparazioni non scorrono e ci sono troppi lavori iniziati e lasciati a metà. Il fornitore che doveva portargli la saldatura d’oro non si è ancora fatto vivo e questo la rallenta e i clienti iniziano a telefonare per sapere quando possono passare a ritirare. Ha bisogno di staccare la spina, di svuotare la mente.

-Quando la giornata inizia storta, dobbiamo raddrizzarla- dice accarezzando la sua micia, l’unica che riesce a rasserenarla.

Accende la playlist con le sue canzoni preferite e parte la voce di Cristicchi con “Le poche cose che contano”.

“….Noi siamo il senso, la ragione, il motivo, la destinazione,
noi siamo il dubbio, l’incertezza, la verità, la consapevolezza,
noi siamo tutto e siamo niente.
Siamo il futuro, il passato, il presente,
siamo una goccia nell’oceano del tempo,
l’intero universo in un solo frammento….”

Ripartire da sé stessi! Prende un foglio bianco e una penna e inizia a ideare un anello per una cliente.
Disegnare l’ha sempre aiutata a ritrovare sé stessa e a schiarire i suoi pensieri che fluiscono nell’inchiostro e si vanno a stampare sul foglio dando forma alle sue creazioni.
Confida nel solito miracolo e s’immerge nel suo mondo immaginario di linee incrociate …e va già meglio!

**********

Lui raggiunge il paese e, guidato dal satellitare del telefono, trova l’albergo dove aveva prenotato.
Ogni tanto la tecnologia è pure utile.
Per strada si è fermato solo due volte ma questa volta le soste non lo hanno trattenuto come gli succede spesso, distratto da un bel paesaggio o un buon caffè. Questa volta la curiosità di raggiungere la meta lo ha spinto alla fine del suo viaggio, la sua ultima tappa.
La giornata è calda per essere fine inverno, c’è un bel sole ed il clima è mite: l’ideale per una bella passeggiata. Posa la valigia in camera, poi scende, chiede qualche informazione alla reception poi esce e si avvia a piedi verso il centro.
I murales e le scalinate colorate del paese gli ricordano alcuni vicoli di Istanbul ma qui i ritmi sono rallentati; non c’è la frenesia della metropoli e soprattutto non c’è traffico!
Sembra tutto più silenzioso e calmo. Ogni tanto arriva una folata di aria frizzantina dai monti con le cime ancora innevate, ma al sole si sta proprio bene.
Attraversa i piccoli giardini del paese e si ritrova divertito ad osservare la gente che gesticola mentre chiacchiera con una lingua che stenta a riconoscere. Strano e bello allo stesso tempo passeggiare in un luogo dove tutti conoscono tutti, ma nessuno conosce te!
Chiede a un passante se c’è una libreria…no, nessuna. Entra nella parte storica del paese calpestando sui sampietrini, imbocca un vicolo di case con mattoncini a vista giunge fino alla piazza. Si siede al bar centrale e ordina un caffè (ordinare il çay in Italia gli sembra inappropriato tanto quanto mangiare il tiramisù in Turchia!).
Dopo pochi minuti, la cameriera lo raggiunge con l’espresso fumante e un piattino di biscottini.
L’ora della colazione è passata da un po’, ma quanto gli mancano le sue uova, le olive e tutti gli assaggini delle belle ,colorate e abbondanti colazioni turche……
Smorza la fame con i dolcetti e mentre assapora il suo caffè si ritrova a pensare: ho trovato il paese ora devo beccare lei!
Cerca il telefono in tasca ma non lo trova : -Off off, l’ho lasciato in albergo! Nessun problema, passiamo al piano B –
Al momento del conto estrae dalla tasca il suo taccuino dove aveva appuntato l’indirizzo del mittente; si avvicina alla cameriera e chiede, in un italiano accennato

-Scusi, cerco questo indirizzo, numero 14-
-Guardi, è a circa un chilometro da qui, deve andare in quella direzione…- dice la cameriera mostrandogli la via.

Spunta un tizio strano alle sue spalle e chiede – dove deve andare?-
-Credo che cerchi la ragazza che fa i gioielli, la figlia del fabbro! – risponde la cameriera.
-E che ci fai con lei?!?- risponde il tipo con malizia.
-È una mia amica … – (la strana versione italiana di Elif, ma questo ultimo pensiero se lo tiene per sè).
– È una tua amica e non sai dove abita?- continua il tizio.
– È una sorpresa – risponde lui, senza cadere nella trappola del curioso individuo.
– Tu la conosci bene, lo puoi accompagnare? – dice la cameriera.
– Ok vado da quelle parti, ti do un passaggio. – replica il curioso signore e gli fa cenno di seguirlo.

Paga il conto e s’incammina con il tizio.

Salgono in auto in silenzio e dopo pochi minuti il tipo accosta e indica un edificio sulla sinistra: -quella è casa della tua amica, a quest’ora la trovi al lavoro al piano superiore, suona il campanello a sinistra.-
Saluta e se ne va. Lui si avvicina al portone e….

*********

Lei ha terminato il disegno, ne scatta la foto con il telefono e mentre si accinge ad inviarla alla cliente la micia inizia a miagolare, salta giù dal tavolo e si posiziona davanti alla porta del laboratorio.

…suona il campanello!

-Speriamo che sia il fornitore con la saldatura!-
Si volta verso lo schermo della videocamera : No…non è lui…

È qualcuno decisamente più alto, tanto da non entrare in pieno nell’inquadratura della videocamera che lo mostra da sotto la punta del naso in giù.
Lei si avvicina allo schermo per osservare meglio: quella cicatrice sul labbro superiore gli ricorda qualcuno. Il cuore inizia a battere più veloce e le mani iniziano a tremare…ma non può essere Lui!
Oramai a forza di vedere le sue foto, se lo immagina ovunque… no che non può essere Lui!
Lei afferra con fatica la cornetta del citofono e con un nodo alla gola e un filo di voce chiede –Chi è?-
Sullo schermo appare un sorriso che non si può non riconoscere e una voce profonda dal tono dolce risponde: –Elena?-


Quella voce, come fai a non riconoscerla tra mille!  E quante volte lei ha sognato di sentirla pronunciare il suo nome…

Ma come può essere vero?

Stenta a crederci e intanto il suo cuore diventa un martello pneumatico e quasi le esce dal petto.
Ora tremano anche le gambe e le ginocchia cedono… eppure non trema nient’altro, non è il solito terremoto, ma una scossa interiore.
Lascia cadere il ricevitore, raccoglie le forze ed inizia a correre verso il terrazzo: la mente potrebbe fare brutti scherzi, lo schermo potrebbero essere guasto e anche la cornetta: deve verificare di persona.
Si ferma davanti alla portafinestra: fai un lungo respiro

Apre la finestra, si affaccia e chiede: – Chi è?-

Lui fa tre passi indietro, alza la testa fino ad incrociare lo sguardo di lei: – Merhaba Sinjorina!-

E ritorna quel sorriso che infuoca il volto di lei.

Gli occhi verdi della ragazza si perdono negli occhi marroni scuro di lui, il tempo si ferma e lei vola a un metro da terra e si regge alla ringhiera del terrazzo per non svenire completamente o cadere di sotto quando….

-Elena!-
Una voce da lontano…
-Elena, sveglia!-
No, ora noooo
-Elena svegliati, c’è un tizio di sotto che ti cerca!

Spalanca gli occhi, lancia via coperta-piumone-lenzuolo con un unico gesto del braccio e salta giù dal letto. Corre verso la porta ma…cavolo, porto ancora il pigiama!, pensa.

Torna indietro, afferra le prime cose che trova sulla sedia, toglie il pigiama, infila maglione e jeans e a piedi scalzi corre barcollando verso il balcone.
Si ferma davanti alla portafinestra: fai un lungo respiro

Apre la finestra, si affaccia e chiede: -Chi è?-
Lui fa tre passi indietro e… No,non è lui…
-Signorina apra che ho portato la saldatura!- È il fornitore!

Il viso di lei passa da ebete a serio in una frazione di secondo e poi indossa un sorriso di cortesia e risponde: – Un minuto e arrivo!-

Il calore che aveva dentro si è trasformato in gelo. E non solo dentro, pure fuori; si gira, abbassa lo sguardo e vede i suoi piedi nudi sul pavimento gelato del terrazzo in una fredda mattina di fine inverno.

Si infila le mani trai capelli e dice –Off Off! Ma che ne sa Engin!!!-

©Elena Baldassarri

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4 Comments

  1. Ho sperato fino alla fine che fosse lui Elena… Ho sperato per te, come fossi insieme a te…. Brava, bel racconto.

    1. Grazie!!!!
      Ci ho sperato pure io 😅…
      Ma niente…. Mai una gioia 🤦🏻‍♀️🤣
      😘🤗

  2. 🤣🤣🤣👏👏👏
    Ironia da vendere, ablacim!! Wow !! Che storia! Sto ancora ridendo! 🤩
    Machenesaengin di questo gruppo di pazze-genialoidi 🙏…non sa che si perde! 💪💪💪
    Sarà così …. DEVE essere così ! 😉😘

    1. Elena Baldassarri

      😜🙏🏻

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