Nell’epoca della perfezione ricercata a tutti i costi, dei filtri che la fanno da padrone, e in cui tutti si infatuano del bello canonico, scrivo per rivendicare la propensione a innamorarci dell’imperfezione. 
Questo incipit risulterà per chi legge un po’ inconsueto, ma per chi divora dizi si tratta ancor più di una bizzarria, di una scelta rivoluzionaria.
Gli attori di dizi sono iperbelli, curatissimi, molto disciplinati a giudicare dal quantitativo di muscoli di cui sono provvisti – mai francamente avrei pensato che gli addominali obliqui potessero realmente essere presenti in semplici umani -; sono attori senza un difetto, complice anche la meticolosa fase di post produzione a cui li sottopongono che fa svanire ogni minimo difetto, restituendo la maggior parte delle volte l’idea di uomini che son statuari, ben riposati, perennemente abbronzati, con capelli acconciati, proprio come dovrebbe essere.
Alcuni di loro, penso a due in particolare, sono oggettivamente belli; perfetti anche a volerli passare con minuzia sotto una lente d’ingrandimento; infinitamente affascinanti, uomini per i quali mi girerei per strada se mai li incontrassi. Insomma, belli di certo e di sicuro. Ma non sono lui.


Sì, lui che risponde al nome di Engin Akyürek, nato ad Ankara nell’ottobre di quasi 41 anni fa e di cui continuiamo a seguire le gesta professionali con grande curiosità.
Engin Akyürek è uno degli attori più quotati della Turchia; ha una consistente fanbase in Medio oriente, Sud America, Europa, ma è la vera e propria personificazione dell’antidivo. 
È approdato sui Instagram poco meno di un anno fa e posta talmente tanto di rado che il fandom fa festa quando arriva una notifica; di lui non esistono foto mentre si allena, nessun video a petto nudo e, nella serie che lo ha consacrato – e gli ha fatto guadagnare i complimenti di Barbra Streisand e Nadia Comăneci –, ha un filo di pancetta e un bicipite che può esser paragonato al polso di qualunque altro attore turco. 

Eppure, Engin Akyürek è bello.
Per le puriste del “canonicamente bello” Engin Akyürek ha un sacco di difetti: un naso importante con una simpatica cicatrice, probabilmente souvenir della varicella, una cicatrice sul labbro superiore, un paio di cicatrici post adolescenziali sulla guancia destra, le borse sotto agli occhi, delle orecchie grandi, dei denti inferiori un pochino storti e, udite udite, i peli sul petto, cosa assai rara per Diziland.


Il mio primo incontro con lui è stata un’epifania: ho resistito un solo istante per poi capitolare davanti a una bellezza così poco canonica, desueta, fuori tempo e da questo non influenzata; una bellezza così sconvolgente e così normale.
Quando seguo qualche attore, mi capita di innamorarmi di un personaggio in particolare, solitamente il primo che conosco, per poi ritrovarmi a non subire il fascino di quelli che conosco successivamente perché, inesorabilmente, non mi sembrano altrettanto iconici, nonostante siano interpretati da attori che continuo a seguire volentieri.

Con lui questo non è accaduto, anzi. Ho amato la bellezza stanca e un po’ sdrucita di Ömer Demir, i suoi capelli arruffati, le sue t-shirt, la barba lunga e la giacca di pelle che fa subito ispettore di polizia.
Ho adorato le due versioni di Umut; quella gioiosa, allegra, solare scandita dall’alternarsi di felpe colorate – trovatene uno che sta bene con il color salmone – e un taglio all’ultima moda, così come quella cupa, con i capelli rasati, le camicie di jeans e lo sguardo perennemente triste.


Ho trovato bellissimo Tek con le sue magliette piene di tempera, i capelli un po’ così e senza un accenno di barba, suo tratto distintivo.
Ho trovato irresistibile Sancar, così duro, spigoloso, definito, e allo stesso tempo elegante senza perdere quell’aria da spaccone; un uomo in grado di spostare l’aria a ogni passo ma che si sorprende quando qualcuno lo definisce “bello come un principe”.
Ho amato la sofferenza di Mustafa, la bellezza acerba di Kerim che sboccia in mezzo a un mare di sofferenza. Ho amato gli occhi tristi e vendicativi di Dağhan e l’aspetto sofferente di Kerem. 

È così: in ogni singolo personaggio che ha preso vita con Engin Akyürek, la bellezza inconsapevole e imperfetta esplode e diventa calamita che cattura chiunque abbia occhi per guardare.


Una menzione speciale va dedicata agli shooting. In ogni servizio fotografico Engin gioca con la fotocamera, si diverte e lo trasmette. Il risultato è quasi sempre perfetto, un equilibrio tra facce buffe e sguardi per i quali valuti l’opzione di comprare un nuovo iPhone perché i 256 giga attuali non bastano. Non bastano a contenere tutte le foto che devi per forza salvare, rigorosamente in mille album e con un paio di backup nascosti in un posto sicuro, asciutto e al riparo da fonti di calore.

Engin Akyürek non è per tutti, bisogna saperlo osservare, ma colta la vera essenza della sua bellezza, così fuori dal comune ma al tempo stesso così reale, fai cose che mai avresti pensato di fare: cominci a subissare le tue amiche di foto che reputi bellissime, a intavolare discorsi su quale colore lo esalti di più, pensi che sia una buona idea scrivere veri e propri saggi paragonando lo zeybek di Kerim a quello di Sancar e, magari, cominci a seguire una compagnia petrolifera sui social.
E non importa se per venti anni hai cercato di boicottare ogni multinazionali esistente.
Ma questa è un’altra storia che non escludo di raccontare. Prima o poi.

Alice

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9 Comments

  1. E’ un essere speciale…non dico altro , è stato già detto tutto e lo sottoscrivo in pieno ♥️

    1. Speciale davvero!

  2. È chiaro….cara Alice, hai saputo prestare attenzione piuttosto che alla bellezza canonica, all’ armonia delle imperfezioni, sapendo cogliere nella normalità un fascino unico….❤️
    Brava !!!!

  3. @AliGhe86 dopo i video apparsi questa sera nulla da aggiungere rispetto le tue parole che condivido.❤️ İ canoni di bellezza sono relativi e seguono le mode: le imperfezioni che tu citi fanno di Engin quell’attore unico di una bellezza rara per me senza uguali. Non mi stancherei di guardarlo e ascoltare la sua voce. La persona straordinaria e umana che è fa il resto ..

    1. E’ vero e secondo me è l’insieme di queste particolarità che fa della bellezza di Engin una bellezza che resta fuori dal tempo e dalle mode.

    2. Grazie mille, davvero.

  4. Credo tu abbia descritto alla perfezione il perchè di questo innamoramento collettivo. E’ mio parere che l’armonia di un volto, l’eleganza di un corpo, la bellezza di un espressione avranno sempre la meglio su qualsiasi “tartaruga” umana. Complimenti per questo piacevolissimo ritratto.

  5. Io credo che sia uno dei tanti motivi per cui mi sono innamorata di questo straordinario attore. E’ unico, perché le sue imperfezioni lo rendono unico🤍 Grazie Alice per questo bellissimo e vero racconto

    1. Grazie a te per averlo letto!

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