Il 14 giugno uscirà su Disney Plus Turchia (e si spera in tutto il mondo) la nuova attesissima serie di Engin Akyürek, Kaçış. Nell’attesa di vedere questo suo nuovo lavoro che, siamo certissime, sarà un altro capolavoro pazzesco, abbiamo pensato di approfondire un aspetto centrale di questo lavoro, ispirato ad un soggetto scritto dallo stesso Engin.
Da quel che sappiamo Kaçış (che significa Fuga) racconterà la storia di un reporter di guerra, Mehmet (interpretato da Engin Akyürek) e del suo viaggio che farà in Medio Oriente, in una zona difficile al confine con la Siria, insieme a un gruppo di corrispondenti di guerra, per testimoniare la violenza subita dagli Yazīdī. Durante questa missione il gruppo cadrà nelle mani di un gruppo terroristico radicale.
Ma chi sono, appunto, gli Yazīdī? E perché, ci chiediamo, Engin Akyürek ha voluto scrivere di loro?

DOVE VIVONO: Gli Yazīdī sono una minoranza religiosa curda, che si trova principalmente nel nord dell’Iraq, nel sud-est della Turchia, nel nord della Siria, nella regione del Caucaso e in parti dell’Iran.
NOME: le origini del nome Yazīdī sono incerte, si ipotizza che derivi dall’antico iraniano yazata (essere divino), mentre altre ipotesi lo fanno risalire al nome del califfo omayyade Yazīd I, venerato da Yazīdīs.
ORIGINI ETNICHE: intanto è utile partire dalla definizione “minoranza etnico culturale”. In sociologia il termine minoranza ha un significato non solo quantitativo, ma anche e soprattutto qualitativo → piuttosto che la consistenza quantitativa di un gruppo, infatti, indica la sua posizione subordinata all’interno della società.
Le loro origini etniche sono dibattute in quanto le fonti che attribuiscono questo nome sono almeno due:
– la prima, più antica, colloca la loro origine durante il periodo umayyade (632-661). È in questo periodo che emergono le varie differenze all’interno dell’Islam, precisamente durante il califfato di Damasco;
– la seconda, più recente, parla di una comunità Yazīda collocandola a Mosul, al tempo della fondazione della Tarīqa dell’Adwiyyah, una confraternita sufi (1078-1162/63)
STORIA: lo Yadīdīsmo si espande, a partire dal sec.XII, maggiormente tra i gruppi curdi, poi a Sulaimaniyah, Antiochia e nella Turchia sud-orientale tra Diyarbakir e Sīrt e diventa religione ufficiale del principato indipendente di Jazīrah alla fine del sec. XIV.
Questa espansione inizia ad essere percepita come una minaccia dagli Ottomani musulmani che li considerano briganti che evadono le tasse e non servono la collettività. Sorgono così i primi conflitti che portano ad una riduzione degli Yazīdī, causata da uccisioni e conversioni.
Nel XX sec, alla fine della I guerra mondiale vengono incorporati nel protettorato inglese dell’Iraq, e successivamente riconosciuti come parte della regione curda del Paese mantenendo le loro specificità.
LINGUA: la lingua parlata è il Kurmanji, un dialetto curdo settentrionale.
RELIGIONE: include elementi delle antiche religioni iraniane, del giudaismo, del cristianesimo nestoriano e dell’Islam. Si può utilizzare quindi il termine “sincretismo religioso”, che spiega la tendenza degli individui a costruirsi un sistema religioso personale, che prende spunto dagli elementi dottrinali di varie religioni.
La dottrina Yazīdī sostiene che un Dio creatore supremo ha creato il mondo; il controllo di questo è lasciato a sette esseri divini, sua emanazione. Il principale è l’angelo ribelle Malak Ṭāʾūs (“Angelo del pavone”) che si pente, viene perdonato da Dio e assume le sembianze, appunto, di un pavone. Per questa sua natura ribelle, è stato identificato, al di fuori del gruppo Yazīdī, come la figura di Satana, motivo per il quale molti hanno cominciato a considerare gli Yazīdī adoratori di Satana.
Il sistema di credenze Yazīdī è orientato alla purezza religiosa, che si raggiunge attraverso delle regole della vita quotidiana: una varietà di cibi è vietata, così come gli abiti blu; i contatti con gli estranei sono scoraggiati, tanto che in passato hanno cercato di evitare il servizio militare e l’istruzione formale.
PERSECUZIONI: la comunità Yazīdī è stata nel tempo perseguitata sulla base dei suoi valori e insegnamenti, non rientrando nel sistema di protezione Dhimma. Si tratta di un patto speciale di protezione, previsto agli appartenenti alle religioni monoteistiche pre-Islam (seguaci di religioni con libri sacri che anche i musulmani riconoscono per rivelati) che permetteva una relativa libertà personale e di culto, in cambio di un’imposta e dell’accettazione di restrizioni e obbligazioni che ponevano i dhimmi in uno stato d’inferiorità rispetto ai musulmani.

CATTURA E SCAPPA: Basandosi su questo sfondo culturale e religioso, la macchina propagandistica dell’ISIS ha preso di mira gli Yazīdī come fonte sanzionata religiosamente per la schiavitù sessuale, nel tentativo di attirare giovani uomini per unirsi al gruppo militante.
Testimone di questi accadimenti è Nadia Murad giovane attivista irachena per i diritti umani. Rapita dall’ISIS nell’agosto 2014, è stata stuprata e venduta come schiava sessuale. Riuscendo a scappare dopo tre mesi, ha iniziato a raccontare la sua vicenda e a parlare della tragedia generale della tratta di essere umani e della violenza sessuale, di cui sono vittime le donne Yazīdī. Nominata nel 2016 Ambasciatrice di buona volontà delle Nazioni Unite per la dignità dei sopravvissuti alla tratta di essere umani, ha ricevuto numerosi riconoscimenti tra cui, nel 2018, insieme al medico Denise Mukwege, il Premio Nobel per la Pace. Quello degli Yazīdī è stato ufficialmente riconosciuto come Genocidio dall’Onu.
Da una fuga da quell’inferno, insomma, ha avuto inizio un’azione culturale di sensibilizzazione mondiale su una piaga dolorosa che miete migliaia di vittime fra morti, schiavi, donne che subiscono violenze e bambini arruolati come soldati.
Possiamo supporre, dunque, che a ispirare Engin nello scrivere la storia di Kaçış siano stati proprio questi fatti e la fuga disperata di chi è riuscito a scappare dall’inferno.
“Il mondo non sa cosa è capitato agli yazidi”, ha scritto Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International nella prefazione al libro del giornalista Simone Zoppellaro “Il genocidio degli Yazidi. L’Isis e la persecuzione degli ‘adoratori del diavolo” (Guerini e Associati).
Chissà, forse proprio grazie a Kaçış e a alla sensibilità del nostro Engin Akyürek il mondo ne saprà di più.
Fonti:
*Maria Grazia Galantino Corso di Laurea in Relazioni economiche internazionali Dipartimento di Scienze Sociali ed Economiche – DiSSE Sapienza Università di Roma
* https://www.britannica.com/topic/Yazidi
* https://www.amistades.info/post/yazidi-minoranza-interessi-geopolitici
* https://www.lastampa.it/cultura/2018/10/08/news/chi-sono-e-quanti-sono-gli-yazidi-1.34051010/
*https://www.osservatoriodiritti.it/2018/11/14/yazidi-genocidio-violenze-sessuali-donne/
*http://www.archivioradiovaticana.va/storico/2017/10/22/il_genocidio_degli_yazidi_continua_un_libro_per_non_dimenticare/it-1344393
© Francesca Pelosi e Rosaria Bianco
Il libro “il genocidio degli yazidi” l’ho comprato qualche giorno fa e spero di trovare il tempo di leggerlo prima di Kaçış. Avevo letto qualcosa online ma questo articolo mi ha chiarito ancora di più le idee. Engin come al solito non si accontenta mai di “rimanere in superficie” ma scava nelle cose per poi mostrarci le sue idee attraverso il suo lavoro. Anche io sono sicura che questo sarà una serie capolavoro, ancor di più perché c’è la sua impronta non solo nella recitazione. Lui ha detto che l’ultimo giorno di riprese si è commosso e ha pianto…. Ho iniziato a fare scorta di fazzoletti 👍🏻
Grazie per il vostro impegno e per farci entrare meglio nello spirito dei suoi lavori. 💖
Una ragione in più per vedere questa serie. Sono lieta di conoscere tramite il nostro amato Engin , che mai si smentisce in fatto di sensibilità e profondità, mondi diversi e apparentemente lontani e grazie a voi per agevolarci in questo ♥️🙏
Grazie a voi e alle vostre informazioni avrò modo di capire meglio gli eventi di questa nuova serie di Engin e il mondo Islamico mi sarà sempre meno sconosciuto .Sono contenta che grazie ad Engin ,alle sue serie e alle sue amiche sto arricchendo le mie conoscenze, quello che voleva essere una semplice distrazione mi ha aperto un mondo nuovo.Grazie per il vostro impegno e della generosità con cui diffondete queste informazioni siete preziose 😘
Grazie Antonietta. Engin è un dono prezioso perché oltre a farci ridere, incontrare, stare insieme, ci fa pensare, riflettere🤍
Grazie per l’interessante articolo
Grazie a te
Engin, con il suo scritto che ha dato poi origine alla serie Kaçış ha il grande merito di aver voluto dar voce ai diseredati della terra, alle vittime di un genocidio ignorato dai più.. Un grande atto di coraggio ed umanità il suo, se si pensa al contesto in cui vive ed opera! Una ragione in più per sostenerlo ed amarlo! Grazie per questa preziosa informativa amiche! È importante tenere alta l’attenzione su questa tragedia umanitaria che colpisce le donne in maniera particolare! Anch’io ultimamente mi sono documentata su questi temi! Un grazie particolare all’opera di sensibilizzazione e denuncia fatta da Nadia Murad, premio Nobel per la pace, il giornalista Zopellaro ed altri da voi citati!
È fondamentale raccontare sempre. Con qualsiasi mezzo. Ed Engin non lo fa stavolta solo con una sua interpretazione. Lo fa con la sensibilità della sua scrittura. Grazie a te Bruna
Tema delicatissimo che, sono certa, Engin Akyürek avrà affrontato con tutta la sensibilità che lo contraddistingue. Inutile dire che sono impaziente di vederlo e, grazie alle vostre informazioni, sarà ancora più interessante. Complimenti 🤍
Un tema difficile ma che deve essere raccontato. E come hai detto giustamente Engin ha messo tutta la sua anima nel raccontarlo🤍 Grazie Silvia