Traduzione italiana del racconto scritto da Engin Akyürek per il n. 47 di Kafasına Göre – anno 2022

Per un po’ non riuscì a capire dove si trovasse, non lo aiutarono la sua mente e neanche le sue emozioni. Le voci ovattate ospiti nelle sue orecchie, sommandosi tra loro in modo asincrono, gli fecero sentire di non trovarsi in una bella situazione. Tentava di aprire gli occhi, come se stesse aprendo un sottile parasole, ma l’immagine che cadeva nella sua pupilla somigliava alle superfici screpolate di un soffitto grigio. Sentì di essere in un letto. Più precisamente, questa volta capì che per le sue mani, le sue braccia e le sue gambe non c’era altro modo di essere sospese in aria, se non quello di sentirne la sensazione.
“Signor Nail, signor Nail…”
Si ricordò che si chiamava Nail e considerando come stavano pronunciando quel “signore”, la sua età era discreta. Più cercava di respirare, più cercava di ricordare qualcosa ma i suoni ansimanti che si mescolavano al suo respiro dipingevano di nero le immagini che fluttuavano nella sua memoria. A giudicare dall’angolo di incidenza, c’erano almeno due persone nel posto in cui si trovavano le voci. Aprì un po’ di più la tendina dell’occhio e, senza poter alzare la testa, cercò di allargare il suo campo visivo spingendo il mento verso l’alto. Sporgendo la testa, una donna e due uomini ripetevano le stesse frasi. Indossavano un camice bianco. Dal loro tono di voce e dall’odore della stanza era chiaro che si trovava in ospedale. Imparò che il suo nome era Nail perché veniva ripetuto più e più volte. Che tipo di memoria era quella che poteva sapere cos’era un ospedale e che un medico poteva indossare un camice bianco, senza ricordare il suo nome? Il signor Nail, come veniva chiamato, aveva perso la memoria ma portava ancora il mondo esterno nella sua tasca interna. Se fosse riuscito a pronunciare una frase, avrebbe voluto uno specchio per guardare il proprio viso, l’età e che tipo di uomo era. La dottoressa, che fece sentire di essere più esperta, iniziò a parlare alzando un po’ di più il tono della voce:
“Signor Nail, sta bene?”
Il signor Nail volle inumidirsi le labbra secche con la lingua e poi espresse la sua unica frase in un solo respiro: “Specchio…”
I tre camici bianchi contemporaneamente: “Specchio?”
Cercò di raccogliere le forze per la frase che stava per pronunciare, passandosi la lingua sulle labbra: “Guarderò la mia faccia, uno specchio…”
La dottoressa si rivolse al medico assistente che si trovava leggermente dietro di lei: “Chiederesti uno specchio all’infermiera?”
Il medico assistente corse emozionato in corridoio, chiedendosi a cosa sarebbe servito lo specchio.
Gli occhi cominciarono a chiudersi, poiché aveva speso le ultime energie per la frase che aveva appena formulato. L’assistente medico entrò nella stanza portando la sua curiosità nei suoi passi e passò lo specchio alla specialista. Agitando lo specchio che teneva tra le mani la dottoressa disse:
“Signor Nail, signor Nail, lo specchio che voleva è qui”.
Cercò di guardarsi nello specchio che gli veniva sporto, cercando di staccare la tenda che gli era caduta sulle palpebre. La dottoressa avvicinò un po’ lo specchio che teneva tra le mani e lo allineò secondo la sua visuale.

Le sue palpebre si spalancarono e si confrontò con l’uomo nello specchio. C’era un volto anziano nello specchio… La sua espressione era pallida, tipica delle persone che si avvicinano ai novant’anni. Vedendo sé stesso in quello stato, sembrò prendere vita e avvicinò lo specchio un po’ di più. Le vene che gli coprivano il viso stavano oscurando ciò che provava e tutti i suoi sentimenti nei confronti della vita. Chiuse di nuovo gli occhi e cominciò a parlare con la sua voce interiore:
Esatto, mi chiamo Nail, sono vecchio, ho novant’anni. Sono in una stanza d’ospedale e morirò presto. Sembra che una persona possa sentire e percepire tutto più chiaramente nel momento della morte. Sento i battiti del cuore dei medici in piedi accanto a me, tra poco il mio si fermerà e il cuore di miliardi di persone continuerà a battere. Sento l’odore dell’ospedale, l’odore della disperazione dei pazienti. Con il respiro che prendo riesco a distinguere gli odori buoni e cattivi che pervadono il mondo. Non so da quanto tempo sono in questo letto d’ospedale. I miei occhi mi fanno viaggiare in un’immagine bianca, mi piace vedere le cose nella mia memoria così chiaramente. Vedo e sento tutti i dettagli della mia vita come se avessi viaggiato indietro nel tempo alla velocità della luce.
Stava parlando ai Nail dentro di lui, lasciando loro in eredità ciò che stava provando prima di morire… Più parlava, più si avvicinava alla morte e più cercava di aggrapparsi alla vita. Uno dei Nail dentro di lui non ce la fece più, sapendo che il tempo era poco:
“Sei in pace? Sei soddisfatto di noi…?”
Poiché non si aspettava una domanda del genere, non poteva sapere cosa rispondere: “Certo che ho dei rimpianti… Così è la vita, nessuno può dire ‘ho usato bene il mio tempo’.”
“Quali sono quei rimpianti?”
“Avrei voluto passare più tempo con i miei cari.”
“Non c’è fine a questo però…”
“Nei miei occhi c’è solo un’immagine bianca, ma in questo bianco posso vedere quello che ho vissuto, compresa la mia infanzia. Mi manca la mia infanzia.”
“Cos’altro vedi?”
“Vedo i bei ricordi che ho trascorso con i miei cari…”
“Morirai quando avrai esaurito i ricordi?”
“Vorrei che avessi più ricordi belli.”
“Vorrei…”
“Allora questo è il tipo di rimpianto che si prova prima di morire.”
“Credo…”
“Non vedi cose brutte?”
“No, non ne ho mai viste, forse non ho voluto. In realtà ce ne sono molte…”
“Perché i suoni che sentiamo hanno iniziato a diminuire?”
“Il mio battito cardiaco sta rallentando. Credo che tutti i miei bei ricordi siano finiti e che il bianco nei miei occhi abbia iniziato a scurirsi”.
Le voci cominciarono a scurirsi e un suono forte e ovattato cominciò ad attaccare il candore. Il tempo si fermò, le voci volarono via, i suoni soffocati scomparvero. Un solo suono cominciò a echeggiare nel silenzio. Boom boom boom…
Quando aprì gli occhi, volle vedere il posto in cui era arrivato morendo. Cominciò a soffrire, il dolore che stava provando era oltre il dolore, era abbastanza forte da uccidere la sua anima mortale. Cercando di chiudere gli occhi, incapace di sopportare il dolore, cominciò a sentire di nuovo le voci nella stanza d’ospedale. Riaprì gli occhi doloranti e cercò di capire dove si trovava. I tre medici della stanza d’ospedale si erano trasformati in operatori del pronto soccorso. La donna stava effettuando il massaggio cardiaco, uno dei due uomini stava tamponando la ferita sulla testa di Nail e l’altro stava parlando concitatamente al telefono. Nail poteva guardare i suoi piedi e sentire le sue mani, il suo viso senza lo specchio. Non era un novantenne o qualcosa del genere, era un operaio edile di venticinque anni. Mezz’ora prima era caduto da un quinto piano. L’operatrice del servizio di emergenza stava eseguendo la rianimazione cardiopolmonare, richiamando in vita Nail con la respirazione artificiale. Nail era stato portato in ambulanza, il suo cuore aveva iniziato a battere, anche se sporadicamente. L’operatrice del servizio di emergenza che stava facendo la rianimazione cardiopolmonare, in tono pacato:
“Sii paziente Nail, abbi pazienza, siamo quasi arrivati in ospedale.”
Senza aprire gli occhi, come se Nail stesse parlando con i Nail dentro di lui: “Chiamate Necla e fatela venire.”
L’addetta al servizio di emergenza sorrise a questa frase di attaccamento alla vita: “Certo, chiamo subito, chi è Necla?”
“Colei che amo, la mia cara moglie.”
Scritto da Engin Akyürek tradotto da Silvia Musuruca
Penso che per conoscere un po’ di più Engin non si possa prescindere dalla sua scrittura. La sua timidezza, che sfiora la ritrosia, la colgo nelle sue interviste; la spensieratezza, nelle sue foto subacquee, la sua gentilezza e bontà , nei sorrisi e nei modi garbati che ha nel porsi con gli altri; e poi ci sono i suoi racconti , come quest ultimo , in cui affiora tutta la sua sensibilità e nobiltà d’animo.
Grazie Silvia ♥️
❤️😘
Non sono mai banali i racconti di Engin Akyürek questo in modo particolare , ci lascia spesso domande a cui rispondere (chissà se poi le legge le risposte 🤔) Sei in pace? Sei soddisfatto ? Hai rimpianti? Sono le domande che dovremmo farci tutti ma spesso presi dalla frenesia del quotidiano trascuriamo fino a che qualcosa o qualcuno ci costringe a riflettere . Io c’ ho riflettuto spesso poi per distrarmi ho iniziato a guardare serie TV 🤣 e chi vado a conoscere come attore ?? ( mo la faccio io la domanda) Ma che fortuna !!! 🤣🤣
Ps.troppo brevi questi racconti aspetto un libro .
😂😂😂😂😂 sei adorabile ❤️️
Grazie Silvia di vero cuore. Questo racconto rispecchia la sensibilità di questo splendido uomo. mi sono spuntate le lacrime agli occhi e mentre leggevo i pensieri di Nail mi è venuta più volte in mente la parola turca Keske perchè spesso ci accorgiamo di avere rimpianti quando la vita ce li sbatte in faccia. Orgogliosa di seguire Engin perchè il suo essere rende migliori.
Conosco Engin limitatamente a quello che lui ci permette di vedere, leggere e ascoltare, ma sono certa che gli piacerebbe leggere questo tuo commento, perché penso che rendere un po’ migliore ciascuno di noi attraverso il suo lavoro sia uno degli aspetti che più lo interessano e lo rendono orgoglioso 🤍
Grazie di cuore!!!!
Il gradimento è sempre molto soggettivo e soprattutto relativo. Al periodo che si sta vivendo a ciò che hai vissuto, provato, visto…che ti espongono con una sensibilità diversa…non so se è per questo, ma questo racconto è quello che (al momento) mi è piaciuto più di tutti. Il suo stile lo conosciamo, sappiamo che alla fine del racconto c’è sempre una direzione diversa, un cambio di prospettiva, qualcosa di inaspettato che ribalta tutto, eppure la sua scrittura ti porta in un mondo parallelo, dove ti lasci andare, abbassi la guardia, non pensi “mmmm dove vuol andare a parare?”… ma ti lasci andare col cuore e la fantasia, immagini ciò che stai leggendo e poi …SBAAAMMM ti arriva dentro e ti spiazza. Adoro i suoi racconti per questo effetto. Ma questo in particolare rivela una certa maturità, un’ evoluzione, forse per il tema, chissà. Vedremo i prossimi. Grazie Silvia per averci dato l’opportunità di leggere un’altra sua perla.
A proposito dei prossimi racconti, chissà cosa ci riserverà il nuovo libro… 😉❤️
chissà…sono certa che sarà bellissimo!!!
Racconto dopo racconto, Engin ci porta in un modo pieno di immaginazione.
Spazia nell’affrontare temi che toccano la nostra sensibilità riempiendoci di emozioni. Ancora una volta abbiamo la conferma che tutto ciò che scrive è dettato della profondità dei suoi pensieri .
Sempre un grande grazie Silvia, per il tempo che ci dedichi. ❤️
È un immenso piacere ❤️😘
Con quest’ ultimo racconto letto a fatica per le lacrime Engin mi ha fatto pensare a quanto può essere preziosa la vita, a novanta come a venticinque.La frase che più mi ha colpito è quella in cui Nail dice” Avrei voluto passare più tempo con i miei cari ” Non so perché ma alla fine del racconto ho sentito l’ impulso e il desiderio di telefonare ad una persona sola di novant’ anni per dirle
” Buona notte a domani” Ecco Engin riesce a emozionarmi anche così ♥️Grazie Silvia🙏 per la bellissima e ineccepibile traduzione
Cara Maria penso proprio che Engin voglia spingerci in questa direzione ❤️ Grazie a te per il bel commento 🙏🏻
GrazieSilvia grazie ragazze ci fate innamorare sempre di più di questo ragazzo per le cose che scrive piene di significato con parole piene d’amore e sensibilità
Grazie a te cara 🙏🏻❤️😘