Engin Akyürek Kerim
Si cresce tacendo, chiudendo gli occhi ogni tanto, 
si cresce sentendo d’improvviso molta distanza da tutte le persone. 
(Erri De Luca)

Inizia la convivenza forzata.
Mentre un beato Reşat e signora sono svegliati di prima mattina dalla brusca telefonata di un arrabbiatissimo Turaner (mai sottovalutare la sete di giustizia e verità di un lavoratore onesto, com’è Galip) e i sogni tranquilli del perfido Münir svaniscono nella mani rabbiose di Mustafa che gli stringono il collo, anche a Istanbul i risvegli non sono dei più sereni… Kerim rischia proprio di morire per mano di Fatmagül, che tenta di accoltellarlo. Ne scaturisce una lotta. Il messaggio è chiaro. Non sarà una convivenza facile. Tutt’altro.

Kerim prova anche ad articolare una difesa che ottiene (giustamente, direi!) il risultato di far arrabbiare ancora di più una già inferocita Fatmagül: “Non pronunciare il mio nome! Stai zitto, non voglio sentire la tua voce!”

Kerim, però, insiste: “Non posso aver fatto una cosa simile!” . Kerim sa di essere un ragazzo per bene, rifiuta lui per primo l’idea di aver potuto commettere un atto del genere. Ma è ingenuo nel pensare che Fatmagül possa essere disposta ad ascoltare arringhe difensive, da chiunque. Lui in fondo è uno sconosciuto. Che insieme ad altri tre sconosciuti ha cambiato, con la violenza, il corso della sua vita. Per sempre. Non può che esserci odio nel suo cuore. Odio selvaggio. Non c’è spazio per altri sentimenti.
Poi, Kerim pronuncia la frase che sarà destinata a marchiarlo per sempre: “Sono colpevole anche io, perché non li ho fermati”. Per ora è una supposizione, è la “giustificazione” che prova a dare alla sua colpevolezza. Ma non basta. Non è sufficiente per alleggerire la sua colpa. Nè la sua pena.

Questa è la puntata in cui i pezzi cominciano a comporre il mosaico di una storia che sarà sempre più intricata: Mustafa chiederà lavoro agli Yaşaran e si trasferirà a Istanbul, Meryem ripudiata dalla sua comunità e rimasta sola, senza più neanche l’amico Galip, non avrà altra scelta che fuggire via anche lei a Istanbul, Yaşaran&Co  – che si ritengono più intelligenti della media – nel tentativo di uscirne indenni pubblicamente e di non pregiudicare il rapporto col futuro (e potente) consuocero, proseguono in ciò che sanno fare meglio: mentire vergognosamente, col risultato di aggrovigliare sempre di più sé stessi e le loro vite in una matassa di menzogne senza fine.

Kerim e Fatmagül sono alle prese con una convivenza disastrosa, una vicinanza – addirittura nella stessa stanza d’albergo – fittizia, solo apparente: impossibile essere più distanti. E’ come se parlassero lingue diverse, come se provenissero da mondi diversi, e Fatmagül renderà quel muro che li separa sempre più alto.
L’unico modo che al momento hanno per comunicare è la rabbia. L’unico modo è dare sfogo a questo sentimento primordiale, che in fondo è un assecondare l’istinto di difendersi, di proteggere sé stessi dall’altro, quando l’altro lo si avverte come pericolo. Quando l’altro, con la sola presenza, ti rende vulnerabile, indifeso, fragile.

Kerim che si arrabbia è puro spettacolo 😌

Kerim pensa, riflette nella sua solitudine. Cosa farà? Rimarrà davvero accanto a questa ragazza che non può guardare negli occhi? Il cui odio gli ricorderà per tutta la vita la nefandezza di cui si è macchiato? E che vita potrà mai essere questa? Con quella sua rara abilità di recitare con gli occhi, Engin Akyurek ci fa leggere i pensieri di Kerim.

Deve riprendere in mano le redini della sua vita. Ma è ancora troppo ingenuo. Non si accorge (ancora) della furbizia di Erdoğan, che sembra volerlo aiutare, ma in realtà tenta di controllarlo, perché teme Vural, teme che possa dire a Kerim la verità. E, dunque, che possa crollare il castello di carte che hanno costruito.

Fa tenerezza vedere Kerim in una situazione di “normalità”, fra le vie di Istanbul, mescolato ai passanti, alla vivacità brulicante della vita.

Bello (accidenti quanto è bello!) seduto al tavolo a consumare un pasto veloce. E’ una normalità di cui a lungo sarà privato.

Per me la scena clou di questo episodio è quando Fatmagül sviene. Kerim non riesce a toccarla, non può. Le butta dell’acqua addosso per farla rinvenire e mentre le tocca le guance il presente si mescola improvvisamente ai ricordi di quella terribile notte.
Kerim arretra subito, si alza in piedi e indietreggia per allontanarsi da quel corpo inerme, come lo era quella notte. Se ne allontana perché anche solo sfiorarla per aiutarla, significa violarla, ancora una volta.

Engin Akyürek presta ancora una volta la delicatezza del recitare e la sua fisicità per rendere il disagio di Kerim.

Una scena che rende plasticamente la distanza che c’è fra i due, che al momento è impossibile da accorciare. Kerim può solo indietreggiare, allontanarsi, tenersi lontano. Andarsene.
No, non sarà una convivenza facile. Ecco perchè Kerim dovrà andar via.

Alla prossima

Ros

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7 Comments

  1. Questa puntata è ancora un pugno nello stomaco. Engin ha una recitazione spettacolare come lui è, d’altronde. Comunque è brava anche Beren e comunica benissimo anche lei i suoi sentimenti con una grande recitazione. Engin con quella camicia nera…. non dico altro

    1. Sì si bravissima anche Beren, molto molto in ruolo. (la camicia nera….vabbè dai…non diciamo altro…)

  2. […] La distanza, Kerim e le scene clou/6 […]

  3. Anche questa puntata splendida con Engin spettacolare nella sua recitazione. La convivenza nella stessa stanza è un pugno allo stomaco per entrambi. Lui non riesce a guardarla figurarsi toccarla infatti quando sviene e lui istintivamente la vuole aiutare le tocca la mano e la lascia immediatamente come scottato e fa un balzo e in questo Engin è stato come suo solito bravissimo. Concordo con te nel dire che quando è seduto al tavolo a mangiare è stupendo poi la camicia nera su di lui è strepitosa!!!!!!

    1. eeeehhhh la camicia nera……🤣 🔥

Comments are closed.

Ros

Giornalista freelance, ghostwriter, content editor, sommelier, mi occupo di uffici stampa e comunicazione. Scrivo, leggo, ascolto musica, divoro film e serie tv. Soprattutto turche. Soprattutto con Engin Akyürek. Il mio sogno? Intervistarlo

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