Analisi della serie Adım Farah della scrttrice Navid Shahzad

I traumi infantili sono una delle principali cause di instabilità emotiva tra gli adulti: privato di un supporto emotivo fondamentale, il bambino non amato si trova incapace di affrontare problemi di vita complessi. Il passato di Tahir è inciso sul suo corpo: le molteplici cicatrici lasciate da vecchie ferite raccontano la storia di abusi fisici, incuria e crudeltà. Nei quattro episodi andati in onda, siamo riusciti a incollare solo qualche frammento isolato del ritratto fratturato di un adolescente di nome Tahir, ma possiamo essere certi che c’è molto di più nella storia del giovane ragazzo problematico incriminato per l’omicidio dello zio e condannato a sei anni di reclusione.

La crudele tattica di Ali Galip di ricordare a Tahir il debito che ha nei confronti della famiglia Akıncı per averlo salvato dalla probabile violenza di una gang all’interno del penitenziario è simile a quella di un padrone che richiama un cane al dovere, ma Ali Galip ha letto male Tahir. Lungi dall’essere il predatore che Ali Galip crede, Tahir è un uomo la cui coscienza lo tormenta da un quarto di secolo, mentre rivive ogni giorno il ricordo di quell’unico momento di violenza, quasi come se il tempo si fosse fermato per lui. È un uomo che confessa il suo dolore con la frase straziante “Ho sanguinato per tutta la vita” nientemeno alla donna che gli era stato ordinato di uccidere. Vediamo quindi che Tahir è rimasto incatenato a un passato oscuro che lo ha lasciato in uno stato di disperazione tale che può solo sognare come sarebbe potuta essere la sua vita se il destino fosse stato più gentile con lui. Di conseguenza, ciò che si cela dentro Tahir è una miscela altamente infiammabile di rabbia e disperazione monumentali che aspettano solo un piccolo fiammifero per accendere il fuoco che divampa dentro di lui.

Per ognuno di noi, i cui cuori disperano di poter assistere alla misericordia e all’intervento divino, arriva un giorno in cui ogni cuore ferito si apre all’improvviso per far entrare la luce accecante di un nuovo inizio. È proprio quello che vediamo accadere a Tahir quando un “agnellino bianco” entra nella sua vita spingendolo a parlare di cose che non aveva mai detto a nessuno. Avendo imparato l’arte di non abbassare mai la guardia o di apparire vulnerabile in qualsiasi momento, Tahir ha costruito un solido muro di diffidenza intorno a sé mentre lotta per superare i suoi demoni interiori che non gli permettono di trovare pace. È una tattica di sopravvivenza che ha affinato alla perfezione in anni di lavoro come braccio destro di un signore della guerra e il minimo sentore di tradimento fa suonare un campanello d’allarme, come si può vedere dalla sua reazione alla visita apparentemente vicina di Mehmet. Tahir si avventa ferocemente su Farah per chiedere spiegazioni; l’aspro scambio di parole che ne consegue vede Tahir accusare Farah di complicità con la polizia per carpire dettagli sulle attività della mafia, incoraggiando una relazione tra i due. Farah, giustamente offesa e indignata, si schernisce al pensiero di giocare a fare la sirena e attira l’attenzione sul suo status, sui suoi vestiti, sul suo aspetto e sul suo modo di vivere; butta fuori con rabbia un Tahir visibilmente turbato.

Che qualcosa stia cambiando nell’equazione tra i due non ha bisogno di ulteriori verifiche, visto che, con grande sollievo di Farah, Tahir torna poco dopo, finendo per cenare con un’estasiata Kerimshah,  per poi vedere Bekir irrompere con una guardia armata. L’aspetto entusiasmente della serie è la velocità con cui gli eventi si susseguono. Non appena Farah inizia a sentirsi al sicuro, una nuova minaccia si ripresenta, tenendo lo spettatore con il fiato sospeso. Navigando tra la sicurezza, l’assistenza a Kerimşah, il suo lavoro e le sue paure sempre presenti, Farah è l’immagine di una donna che si aggrappa alla normalità con un’unghia. Allo stesso modo, Tahir deve camminare su una corda sempre tesa, mentre cerca di bilanciare i dettami di Ali Galip con la propria voce interiore ritrovata. Sparare a Salih per evitare che Farah diventi un’assassina è la cosa più difficile che abbia fatto da anni e la corsa sfrenata in cui porta Farah in seguito, simboleggia il tumulto che imperversa dentro di lui e che diventa il primo indicatore della graduale trasformazione di Tahir.

Ma prima di esplorare questa parte della storia, analizziamo prima ciò che Ali Galip ha detto sul fatto che lui e Tahir sono simili; in un raro gesto di affetto, infatti, stringe il viso di Tahir tra le mani. Nonostante sia un abile e diabolico stratega, Ali Galip non comprende completamente l’uomo di cui si fida come suo braccio destro. È talmente abituato a fare il burattinaio e a tirare i fili di tutti coloro che lo servono, che il rifiuto di Tahir di eseguire i suoi ordini viene percepito come un tradimento personale della sua lealtà, per il quale deve essere punito come esempio per gli altri. Si tratta di un despota non abituato a sentire la parola “no”, poiché ha trascorso tutta la sua vita alla ricerca del potere, che ha portato alla morte e alla distruzione di un nemico giurato o di uno sfortunato spettatore senza una ruga della fronte.

In seguito, però, diventa chiaro che è Tahir ad aver letto correttamente Ali Galip, poiché sa per esperienza quanto il suo mentore possa essere spietato e senza pietà. Rimproverando gentilmente Aga per aver mandato un Bekir armato a prenderlo, Tahir si sottopone stoicamente alla punizione che, ne è certo, gli verrà inflitta. Quando il capo Akıncı lo invia da solo a quello che in apparenza sembra un incontro di riconciliazione con una banda rivale, entrambi gli uomini capiscono cosa comporta la missione mentre si affrontano l’uno contro l’altro, con Tahir che ripete ad alta voce le istruzioni di Ali Galip. Anche se mascherata da richiesta di un apparentemente benevolo capo Akıncı, Tahir conosce i rischi che comporta e condivide le sue opinioni con i suoi fedeli compagni.

Alla fine, è Ali Galip a tradire Tahir e non il contrario, cosa di cui quest’ultimo gli chiederà conto in un secondo momento. Il destino capriccioso, in uno dei suoi strani scherzi, sembra aver sorriso a Tahir per una volta, poiché la sua fuga dai suoi aspiranti assassini è ironicamente aiutata  nientemeno che dall’ostinato Mehmet, che lo segue come un segugio. Dopo aver ingannato i suoi assalitori ed essere fuggito dal veicolo che trasportava i suoi assassini, Tahir si ferma alla vista di Mehmet che gli sventola contro una pistola. Incoraggiato da quest’ultimo a correre al riparo dietro la sua auto, l’agente di polizia viene salvato dal suo avversario dai proiettili in volo, che viene ferito a sua volta. Le battute tra i due uomini trafelati appoggiati all’auto di Mehmet gettano una luce diversa sull’ostinato poliziotto: per pareggiare i conti per avergli salvato la vita, Mehmet permette al ferito Tahir di sparire prima dell’arrivo delle volanti. È questo l’inizio di un grande cambiamento nelle dinamiche del sodalizio Ali Galip/Tahir? Non ci resta che aspettare e vedere.

To be continued…

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Ros

Giornalista freelance, ghostwriter, content editor, sommelier, mi occupo di uffici stampa e comunicazione. Scrivo, leggo, ascolto musica, divoro film e serie tv. Soprattutto turche. Soprattutto con Engin Akyürek. Il mio sogno? Intervistarlo

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