Solo un bambino può guardare la realtà senza che il suo sguardo sia alterato dalla cattiveria. E così Kerimşha ci mostra la realtà vista con i suoi occhi grandi e innocenti quando guarda l’universo intorno a sé e gli strani abitanti che lo popolano. Fra tutti Perihan, la odiosa mamma di Gönül, con cui è riuscito dove forse nessuno era mai riuscito. Lo abbiamo visto nell’episodio precedente, nel quale addirittura il piccolo si addormenta fra le braccia della donna sbuffante ma anche visibilmente toccata dalla tenerezza di questo bambino. E lo abbiamo visto in questo – bellissimo – 5° episodio, dove addirittura Perihan si prende cura di lui con tatto e gentilezza, seppur sempre coi modi spicci che le appartengono. Ma più di tutti è con Taihr che il piccolo Kerimşha compie un miracolo, guardandolo con gli occhioni grandi con ammirazione e forse qualcosa in più, riesce a percepire la sua vera natura, il vero cuore che si cela dietro le giacche di pelle nera e la camminata minacciosa. E lo fa percepire anche a noi.
Deliziosa la scena di questa famigliola che sembra si vada formando vicino all’acquario dell’ospedale. Kerimşha, con il mix di innocenza, tenerezza e simpatia che adoriamo, inscena la bellissima metafora per introdurci in quello che a mio avviso è il doppio filo conduttore del 5° episodio: la paura e il coraggio.
La paura quale strumento utilizzato da AGA per tenere vicino a sé Tahir è la stessa paura che Mehmet agita per provare a convincere Farah a testimoniare, facendole vedere, così come aveva minacciato, il suo lato crudele e cattivo. Da questa prospettiva, AGA e Mehmet non potrebbero essere più uguali, pur interpretando nelle loro vite ruoli sociali opposti: se il primo è un criminale mafioso e il secondo un tutore della legalità, entrambi in realtà amano giocare sporco per raggiungere i loro obiettivi, entrambi in realtà sono disposti a calpestare la dignità delle persone, entrambi sono insopportabilmente incuranti della malattia di un bambino che ha bisogno della madre esattamente quanto delle cure.
Abbiamo visto la facilità di entrambi di disfarsi o disporre delle vite altrui: AGA nel decretare la morte di Farah, pericolosa per il suo adorato figlio Kaan (che non riusciamo a odiare, in realtà, perché tramite Gönül siamo riusciti anche noi ad entrare nel suo vero animo); Mehmet nel denunciare alla sezione immigrati Sepide (ma quanto è brava l’attrice Özge Arslan? Nella serie non ha ancora parlato, ma ha una bellissima voce, cercate il suo nome su YouTube resterete affascinati dalla sua voce e dalle sue canzoni); entrambi, AGA e Mehmet, permeati di un egoismo malato che li rende insensibili alle conseguenze delle loro azioni. Mehmet abbraccia un gioco diabolico con Farah – con la spregiudicata supponenza di riuscire a portare a casa il risultato – che in realtà si rivela pericolosissimo per Farah, a causa dello zampino maledetto di AGA. Sappiamo come andrà a finire.
Esemplare l’abbraccio di Farah a un Tahir colto di sorpresa dal primo inaspettato contatto fisico fra i due. L’abbraccio di Farah è spiazzante, così come sono spiazzanti gli abbracci di Kerimşha. Tahir è colto alla sprovvista su un terreno nel quale non è abituato, lo capiamo dalla sua postura rigida ma soprattutto dallo sguardo che sa interpretare con la sua solita maestria Engin Akyürek. Tahir si fa abbracciare da Farah ma non va oltre. La sua mano è lì lì per ricambiare la stretta calorosa che ha ricevuto da Farah, come ringraziamento per non averla abbandonata, ma si blocca. Non va oltre. Tahir non può andare oltre. I motivi li capiremo strada facendo e credo che abbiano a che fare con il passato complicato che si porta dietro come eredità pesante di una famiglia spazzata dalla crudeltà. Sulla quale probabilmente, azzardo una supposizione, non ci stupirà scoprire che ci sia stato lo zampino di AGA. Ma credo anche che la sua difficoltà a lasciarsi andare abbia a che fare con la sua diffidenza, quella corazza che ha costruito lungo la sua vita per difendersi dal mondo e soprattutto dalle persone che lo hanno da sempre circondato. Tahir ha imparato a essere diffidente, ha affinato i suoi naturali sistemi di rilevazione, il suo sofisticato radar genetico per intercettare il pericolo di tradimento. E Tahir non si fida di Farah. Almeno, non ancora.
La scena davanti all’acquario, dunque.
Questa serie pesca nel bagaglio popolare delle leggende popolate da animali che assurgono al ruolo di simboli e metafore. Lo abbiamo visto sin dal primo episodio (a proposito, che fine ha fatto il bigliettino trovato da Farah con su scritto agnello bianco e agnello nero?), proseguendo poi con AGA con un agnello bianco sulle gambe e con la favola che Farah racconta a Kerim per dargli coraggio, il cui protagonista è un pesciolino.
I pesci, dunque, la cui simbologia è antichissima e presente un po’ in tutte le culture alternando significati svariati – nella cultura siriana il pesce è simbolo di felicità e di vita, in quelle orientali simboleggia ricchezza e fortuna – in questa scena diventano il pretesto per esternare la consapevolezza che ognuno ha dell’altro: Kerimşha assimila il pesce solitario nero e grosso a Tahir. Adorabile il velo di ironia che ogni tanto fa capolino nelle frasi di Tahir, che qui chiede: “Perché proprio il più brutto?”, la risposta di Kerim è lo specchio che il piccolo gli porge in cui Tahir può guardarsi: “Perché tutti hanno paura di lui. Non possono nemmeno avvicinarsi”. Tahir con Kerimşha, l’unico con cui può sbarazzarsi della sua corazza difensiva, sta al gioco: “Ma è solo nel suo angolino, a chi può fare del male?”. A quel punto interviene Farah: “Forse non vuol sembrare così spaventoso. Forse deve sembrare così, ma in realtà si sta solo proteggendo”.
Significativi gli sguardi che i due si scambiano. In sostanza Farah ha appena rivelato di aver compreso il vero Tahir. Lo sguardo di Engin Akyürek riesce a smuovere le corde intime più profonde in noi che guardiamo, davvero non so come faccia con una naturalezza incredibile a dare sempre intensità e significato ai suoi sguardi. Entrambi, Engin Akyürek e Demet Özdemir sono bravissimi nel pennellare senza esagerazioni il ritratto di due persone che si stanno avvicinando l’una all’altra a piccoli passi.
Taihr non perderà occasione per rivolgere anche a Farah parole altrettanto inaspettate, spiegando al piccolo Kerim che le persone che hanno fatto irruzione a casa in realtà sono scappate via non perché Tahir le abbia picchiate, ma per la presenza della persona più coraggiosa del mondo: la madre.
Un dialogo a tre, dunque, nel quale in realtà a parlare sono Farah e Tahir, sono loro che rivelano ciò che pensano dell’altro, conquistando un piccolo pezzettino di intimità inaspettata. L’imbarazzo che si percepisce fra i due rimasti soli davanti all’acquario, dopo lo sguardo lungo e profondo che si sono scambiati, è lampante. Ci si imbarazza quando le parole inaspettate di qualcuno, a cui per svariati motivi si tiene, ti catapultano al centro dell’attenzione, ti mettono a nudo; e più quelle parole e l’emozione che l’hanno provocata sono private, segrete, non ancora svelate (magari nemmeno a sé stessi) più è forte l’imbarazzo.
Tahir e Farah smettono infatti di guardarsi. Solo un sorriso appena appena accennato affiora sulle labbra di lei.
La paura e il coraggio, dunque, come filo conduttore, ci catapultano nella scena toccante fra Kerimşha e Tahir. Farah è stata portata via dalla polizia, Kerimşha è in preda alla disperazione. Piange e vuole la sua mamma. E ha paura. Come è normale che sia per un bambino. Com’è normale che sia per chiunque. E questa è la grande rivelazione di Tahir al piccolo Kerim: tutti hanno paura. Anche Tahir ha paura. Anche Tahir aveva paura da piccolo.
Kerim, che per indole va sempre oltre con le sue richieste, chiede a Tahir di insegnargli a non aver paura, visto che ai suoi occhi Tahir appare un uomo senza paura.
Tahir allora fa una cosa bellissima, si siede alla sua altezza, atteggiamento di chi è disposto ad ascoltare per comprendere. Si siedono uno di fronte all’altro, ora possono guardarsi negli occhi, da uomo a uomo. Tahir con quel mantello di tenerezza che indossa nei dialoghi con il piccolo dice: “Come fai a sapere che non ho paura? Non credere alle storie sugli eroi, non esistono. Abbiamo tutti paura. Le persone per loro natura hanno paura di tutto. Solo che si impara a controllarla. Piano piano, crescendo, impariamo a farlo”.
La grande lezione di Tahir. Noi tutti siamo abituati a pensare che la paura è un’emozione da cui scappare, in realtà da essa non si scappa. Il passo decisivo che possiamo fare è accettare le nostre paure, convincerci della loro presenza e yavaşça yavaşça superarle. La paura, proprio come dice Tahir al piccolo, fa parte della natura umana, perché è un meccanismo che serve ad allertarci di un pericolo e dunque ci mette in salvo. Ci sono paure innate e paure che “impariamo” durante la vita, che assorbiamo nel contesto ambientale e sociale, la famiglia in primis ma poi anche le relazioni che ci condizionano, facendo nascere anche nuove paure. L’uomo, però, così come è predisposto alla paura, ha anche gli strumenti per affrontare le situazioni e le paure a esse collegate.
“E tu come hai fatto?” chiede Kerim.
La risposta di Tahir: “Quando avevo la tua età, quando avevo paura ascoltavo una canzone. A volte mi aiutava a non avere paura. Mi dicevo: domani sarà meglio di oggi, il male se ne sarà andato”.
La paura di Kerim è non riuscire a guarire. Ha persino timore di dirlo alla madre, per non farla arrabbiare, ma lui teme di non riuscire a guarire. Tahir prova a infondergli fiducia, lo invita a pensare positivo. La fiducia in sé stessi e nel futuro è l’atteggiamento positivo per affrontare le difficoltà e anche le paure. Tahir sprona Kerim a essere coraggioso.
Il coraggio. Avere coraggio non significa non avere paura. Significa proprio vivere nonostante la paura, significa intuire che c’è qualcosa di più importante della paura, è l’atteggiamento dell’uomo che supera l’istinto, l’atteggiamento di chi con la ragione pur intimorito non cede al timore, perché sente dentro di sé che c’è qualcosa di migliore e giusto da inseguire. Il coraggio non è innato nell’uomo, ma è qualcosa che si impara, vivendo. Coraggio, in fondo, significa seguire il cuore e andare avanti, nonostante la paura, come ci insegna la stessa parola coraggio, che deriva dall’espressione latina cor habeo, avere cuore.
Cos’è il coraggio per Tahir? Abbracciare una battaglia, in difesa di Farah e Kerim, pur sapendo di correre il rischio di non essere più lo stesso Tahir, di rischiare la vita ponendosi contro il malefico AGA. Il coraggio che ci ha mostrato Tahir è la tenacia ma anche il valore con cui, forse per la prima volta, affronta una realtà ostile e contraria per provare a cambiarla, in favore di due sconosciuti, Farah e Kerimşha. Il coraggio di Tahir è intestarsi una battaglia difficile, malvista, osteggiata che, pur nella consapevolezza di poter essere sconfitto, combatterà fino alla fine. Il coraggio di Tahir è andare incontro alla morte per far uscire allo scoperto AGA e poterlo affrontare.
Perché, se è vero che la paura è un’emozione primaria che ci mette in guardia dai pericoli assicurandoci la sopravvivenza, se è vero che può paralizzarci, è altrettanto vero che può essere uno sprone a uscire dalla nostra “comfort zone”, a crescere, a cambiare, a migliorarci.
La comfort zone di Tahir è AGA, è la sensazione di appartenere a una famiglia, il sentirsi protetto da quel cognome accanto al suo nome, è sentirsi chiamare figlio da un uomo. Che però non si comporta da padre.
Così Tahir affronta AGA in un tu per tu memorabile. La scena nella stalla a inizio puntata è perfetta da ogni punto di vista. Nella fotografia, nella regia, nei dialoghi e nel suo significato per l’evolversi della storia e naturalmente nella recitazione. Bravissimi entrambi, Mustafa Avkıran e il nostro Engin Akyürek: credibilissimi interpreti di emozioni contrastanti. Non a caso la scena si svolge in una stalla, e non solo perché non c’è criminale mafioso che non possieda una personale scuderia. Tahir e AGA parlano vicino ad un bellissimo cavallo bianco. Torna anche qui la simbologia animale. Il cavallo dal punto di vista simbolico è l’animale che si è maggiormente radicato nelle tradizioni, nelle leggende, nei miti e nella memoria di tutti i popoli: considerato insieme al cane l’animale più fedele all’uomo, incarna forza positiva e vitalità, simboleggia la libertà, un animale che invita con la sua forza a liberarsi dalle proprie paure e procedere con grazia e coraggio. Coraggio. Sin dall’antichità il colore bianco del suo manto è associato al concetto del sacro, solo gli animali bianchi infatti venivano sacrificati agli dèi, mentre gli animali neri erano il sacrificio per le divinità degli inferi.
La scena è un accostamento di questi due colori: AGA è vestito di chiaro ma ha un collo nero (di pelliccia ça va sans dire…),Tahir è scuro, con la sua giacca di pelle nera, il cavallo che nella composizione fotografica della scena è al centro fra i due è bianco, il luogo dove avviene il dialogo alterna fasci di luce bianca a fonti più buie. Per il pensiero taoista tutto questo è un rimando a concetti duali come luce e tenebre, giorno e notte, sole e luna, padrone e servo e anche padre e figlio.
Padre e figlio. AGA continua a chiamarlo figlio, Tahir pronuncia una sola volta la parola baba, con una evidente venatura sarcastica. AGA, d’altronde, non si è certo comportato da padre. Ha messo alla prova la sua lealtà? O piuttosto lo ha punito perché Tahir ha osato per la prima volta disubbidirgli?
Le parole di AGA sono taglienti, niente sarà più come prima: “La tua vita mi appartiene. Hai un debito con me, che durerà tutta la vita”.
Tutto quello che Tahir ha fatto sino a quel momento sembra non aver più alcun valore: “Non sei giudicato per quello che hai fatto, ma per quello che farai. Torna al tuo lavoro, fai quello che ha fatto molto bene sino ad oggi”
Cosa farà Tahir? Andrà per la sua strada. Ha deciso.
“E se non potessi lasciare la famiglia?”, minaccia AGA.
Tahir coraggioso gli espone un ragionamento che segue gli schemi che lo stesso AGA gli ha insegnato. Ucciderlo, quale membro riconosciuto della famiglia, significherebbe mostrarsi vulnerabile agli occhi di chi vuole la morte di AGA. Già, chi vuole AGA morto? È questo uno degli interrogativi su cui ruota buona parte della narrazione della serie. Personalmente continuo a nutrire più di qualche dubbio sulla lealtà di Bekir.
Lapidaria la replica di AGA: “Il Tahir che conosco non parlerebbe così, questa donna ti ha cambiato tanto. Se accetti le conseguenze della scelta di andar via, non ho altro da dire”.
È l’inizio della guerra.
Vedremo cosa succederà, come Tahir riuscirà a proteggere sé stesso ma anche Farah e il piccolo, che rappresentano due elementi di vulnerabilità per Tahir. Infatti a Bekir, un istante dopo, dirà: “Se calpesti di nuovo l’ombra di Farah, ti seppellirò così in profondità che nessuno potrà trovarti”.
La guerra è appena iniziata. E infatti AGA non perde tempo, attivandosi per la deportazione di Farah, con la inconsapevole complicità del commissario Mehmet che gli ha appena fornito un assist, avendola segnalata alla sezione immigrati della polizia.
Sullo sfondo di questi meta-significati evidenziati da alcune scene clou, si muove la storia fra colpi di scena e azione che tengono davvero con il fiato sospeso. I personaggi di questa serie hanno molte più connessioni di quelle che potrebbe apparire. Mehmet e Tahir, accomunati dall’essere orfani, hanno in sospeso qualcosa che ancora non conosciamo. Qualcosa che è accaduto un anno prima e che ha lasciato fra i due un conto in sospeso. Entrambi orfani, dunque, ma interessati da un destino diverso: “La differenza fra me e te è che sono venuti e sono diventati la tua famiglia”, dice Tahir a Mehmet vicino casa di Farah, facendo segno col dito al palazzo in cui abita Farah ma anche Orhan, il padre adottivo di Mehmet.
“La vita ha reso così te e così me”, prosegue Tahir
“Le cose non funzionano così. Sei tu a scegliere. Anche nella peggiore delle situazioni la scelta è tua”, gli risponde Mehmet.
“Se il bambino rimane senza tutore allora te la farò pagare”, lo minaccia Tahir
Mehmet rilancia: “Quanti bambini hai lasciato orfani? Quante madri senza figli? Ora vieni qui e mi rivolti la coscienza?”
“In questa storia il mio compito è proteggere questa madre e il suo bambino. Il tuo invece?”, lo provoca ancora Tahir.
“Il mio è avere a che fare con Farah e persone come te”, chiude il commissario.
Capiremo col procedere della storia perché Tahir è rimasto così colpito da questo bambino e da sua madre, al punto da mettere a soqquadro la sua vita. Se un sentimento forte ci sarà, prenderà forma fra le pieghe di una frequentazione “obbligata”: si sposeranno come espediente per far avere la cittadinanza a Farah?
Ciò che al momento Tahir fa non è dettato da un sentimento forte come l’amore: sì qualcosa che attrae i due già c’è, ma non è ancora qualcosa capace di muovere, motivare e trainare le scelte di Tahir.
Tahir ha una spiccata capacità nel capire le persone e dunque di comportarsi di conseguenza. Ce lo ha detto lui e ce lo mostra. Con Yasmine, ad esempio, da cui ha necessità di sapere cosa le ha chiesto Mehmet e cosa gli ha rivelato lei.
Ha sempre diffidato di Farah, semplicemente analizzando fatti e circostanze e affidandosi al suo fiuto. Non si fida. Ed è per questo che la porta a casa sua. Lì può controllarla meglio. Ed infatti non perderà occasione per controllarle il telefono e osservarla dalle telecamere che ha in casa.
Farah invece è già coinvolta. La scelta di indossare l’abito da sera per la cena che sta preparando per Tahir tradisce un coinvolgimento emotivo maggiore. Si fa bella per lui.
Farah cela troppi segreti: perché è scappata dal suo Paese? Perché ha il terrore che possano rimpatriarla? Perché ha il terrore che possano scovare dove sia? Chi potrebbe cercarla? Da chi si nasconde? Questi interrogativi ronzano nella testa di Tahir così come nella nostra.
Tahir, però, innanzitutto sospetta che Farah trami contro di lui in complicità col commissario.
Farah è una persona di cui ci si può fidare? Perché prima dell’amore c’è sempre la fiducia. E dunque di strada occorrerà percorrerne ancora un poco.
Dal promo capiamo che Tahir scopre che i suoi dubbi erano fondati. Certo noi sappiamo che Farah non tramava, ma la presenza eccessiva di Mehmet nella vita di Farah aveva una spiegazione. Cosa succederà adesso? Perché Tahir si offre di sposarla pur di farle avere la cittadinanza? Cosa farà con Farah il perfido AGA ora che Kaan è stato accusato? La guerra si farà più aspra ancora, con l’entrata in gioco adesso dell’avvocato Bade Akıncı che gioca con il commissario Mehmet: cosa contiene la chiavetta che lei gli ha dato? Ricordiamo che lei è un Akıncı: nella usb c’è qualcosa che inchioda Tahir? O è la prova della colpevolezza di Kaan, confermando il sospetto che la mela marcia nella famiglia di AGA è Bekir?
Non ci resta che aspettare il mercoledì!
Kerimşha! Che spettacolo questo bimbo! Sono colpita dalla bravura di questi piccoli attori turchi, che tengono testa ai loro colleghi più maturi, con grande mestiere. La prima grande sorpresa per me fu la bravissima Beren Gençalp ( Melek) in Seferin Kizi.
Anche lì, i dialoghi e il rapporto tra Sançar e Melek mi colpirono e intenerirono moltissimo.
Grazie Ros 😘
Io sono completamente innamorata di lui!!!! Grazie a te Ale 🙂
Grazie Ros ❤ mi piace tantissimo potermi confrontare 😊
Anche a me 🙂
@mrosariabianco ho letto ora la tua riflessione Ros. Che dirti? Mi sono emozionata di nuovo ripercorrendo tutte le parti salienti della puntata. Le tue analisi precise e profonde fanno riflettere sull’animo umano, i casi della vita al di là dei ruoli che Engin, Demet e Rastin in primis interpretano in maniera sublime. Non vedo l’ora di vedere il prosieguo della storia, intanto, grazie davvero!!❤️
Anche io non vedo l’oraaaaaa 🙂 🙂 🙂 Grazie per le tue parole!
Grazieee 💙💙 Puntata bella anche se in alcuni punti la vedo ingarbugliata e spero che non si perdano strada facendo ma anzi ci attirino ancor di più. In questa puntata c è tutto Engin; riesce in una medesima scena a cambiare lo sguardo con quei suoi magnifici occhi che non puoi non innamorarti ancora di più di questo superbo attore. La scena Dell acquario bella ma quella della paura seduto faccia a faccia con Kerim ancor di più 💙
In cosa la vedi ingarbugliata Maria Rosa?
Non te lo so spiegare ma ingarbugliata non è comunque il termini giusto. Mi sembra che esistano troppe coincidenze e alcune cose trattate superficialmente al momento. Il biglietto che Farah ha preso é scomparso; la ragazza delle pulizie che il poliziotto ha liberato non viene più menzionata, Kaan e Gönül che tra parentesi mi piacciono quante probabilità c erano che si incontrassero? . La chiavetta data a Memhet messa in tasca senza capire cosa contiene. Vera ha avuto una Storia con Orhan ma spero che non venga fuori che Kaan possa essere suo figlio.
Però puntata dopo puntata mi prende sempre più quindi probabilmente sono io prevenuta sulla storia e non l ho approcciato subito con il giusto spirito 😅😅
Non so se sei prevenuta, ma è giusto avere uno spirito critico. Lo faccio anche io, anche se si tratta di Engin. Dunque le coincidenze sono espedienti che aiutano la narrazione (ah quel destino!) forse pensi siano troppe? può darsi, ma il fatto che proprio Kaan e Gönül si siano innamorati trovo che aggiunga un pizzico in più di perfidia alla storia (che non guasta) perchè è evidente che sarà un amore tormentato o quanto meno contrastato. Ma è anche un modo per farci conoscere la vera natura di Kaan. Per la chiavetta credo che dobbiamo aspettare il prossimo episodio per sapere cosa conteneva; Vera ha avuto una storia con Orhan e credo che verrà fuori qualcosa di sconvolgente (spero anche io io che Kaan non sia figlio loro), Sepide la ragazza liberata dal subalterno di Mehemt torna (si intravede per un istante nel promo del 6 episodio, quando Farah saluta drammaticamente Kerim), quanto al bigliettino sono d’accordo con te, è sparito, ma magari rispunterà? Io me lo auguro. Io trovo che sono tanti pezzi del mosaico che volta per volta stanno componendo una storia che per me è molto interessante. Vedremo, naturalmente 🙂