La visione del quarto episodio di Adım Farah mi ha confermato l’idea che con Tahir ci troviamo di fronte a un meraviglioso personaggio shakespeariano, che si offre alla nostra visione per portarci dentro al suo abisso personale, abitato da fantasmi e ferite laceranti che hanno segnato ineluttabilmente il suo destino.
In realtà, se pensiamo a tutti i suoi lavori, potremmo dire che  è proprio Engin Akyürek ad essere un attore shakespeariano, sublime nel dare volto e intensità ai grandi drammi della vita. Speranze, pene, turbamenti, Engin Akyürek ha interpretato con i suoi personaggi la complessità dell’animo umano,  ha rappresentato con la sua recitazione la complessa gamma di emozioni di una persona, permettendo a noi che guardiamo di immedesimarci, non solo di assistere, ai conflitti interpretati, che divengono così universali, prescindendo da tempo e spazio, diventando validi e compresi da chiunque.  Se pensiamo ai suoi lavori, trama e personaggi diversi ruotano intorno al perno centrale delle storie che è sempre l’essere umano, la persona, l’individuo e il repertorio di emozioni scatenate da situazioni di conflitto universali: rapporto genitoriale, rapporto coniugale, rapporto fra due persone che si amano, fratellanza, amicizia, l’amore non corrisposto, la gelosia, il tradimento….nella quali chi guarda si immedesima, al di là di tempo e spazio.

Tahir e il dramma della vita, dunque, della sua vita: un’infanzia privata delle relazioni affettive vitali e uno zio violento che lo ha ridotto a spettatore della sua stessa vita e degli affetti, relegati in un angolo a subire per sempre il peso del passato. Tutto è stato scritto dal destino, non resta che seguirne con accettazione la traiettoria.

Il destino con Tahir è stato impietoso, portandolo a commettere l’omicidio dello zio Zyra a soli 13 anni, un crimine necessario a porre fine ad un altro crimine, atroce come possono essere le sevizie inflitte ad un bambino.  I segni sulla sua schiena sono la carta d’identità indelebile di Tahir, probabilmente provocati con pezzi di vetro dallo zio aguzzino. E, forse, non è casuale a inizio serie la scelta di legare il primo contatto verbale fra Tahir e Farah proprio ai frammenti di vetro che lui porge a lei raccomandandosi di stare attenta a non tagliarsi. Indizi seminati qua e là che ci aiutano a ricostruire un pezzo alla volta una storia profondamente drammatica.

Farah intuisce, chiede. Ma Tahir ha già detto più di quello che doveva.
È la sua prima volta. È la prima volta che Tahir si apre con qualcuno. Ha dovuto aspettare che il destino gli ponesse davanti una donna come Farah (verso cui pure il destino è stato avaro) per potersi aprire per la prima volta, perché, come dice lui lo stesso: “Una persona si rivela a chi può capirla”.  


È la prima volta che Tahir racconta qualcosa di sé. Ed è la prima volta, probabilmente, in cui Tahir adulto piange. Mentre Farah lo medica e lo ascolta, chiedendogli scusa per essere andata oltre, per averlo costretto a ricordare il suo terribile e doloroso passato, a Tahir scappa una lacrima. Una meravigliosa lacrima rivelatrice di un processo intimo che sta avendo luogo. Una lacrima rivelatrice di una profondità interiore che soverchia la rudezza esteriore che Tahir è costretto a interpretare. Tahir che recita Thair, come ho scritto per il primo episodio di Adım Farah, con delle enfatizzazioni stilistiche necessarie ad evidenziare il contrasto fra “dentro e fuori”, a delineare l’esistenza di una strada altra,  a far emergere al di là delle apparenze la vera essenza di quest’uomo.  

“Farah a volte la vita non ti dà diritto di scegliere. Ti chiude la porta finché non decidi che tipo di persona sarai. Ne porta alcuni in paradiso, altri nel suo inferno. E tu continuerai a vivere così. Non importa quello che fai, non importa quanto tu abbia ragione, non cambierà nulla perchè sei già un assassino”, sono le parole di Tahir a Farah.
Ecco, Adım Farah ci pone davanti a due visioni della vita diverse: quella di chi si sente schiacciato dall’ineluttabilità del destino, come Tahir, per cui è inutile anche provare a cambiare le cose, poiché non c’è lotta, non c’è prospettiva di cambiamento, la vita ti ha affidato un ruolo e tu devi interpretarlo, accettandolo fino in fondo; e quella di chi come Farah, invece,  al contrario combatte con i denti per provare a cambiare lo stato delle cose, per tentare di migliorare la propria vita e, soprattutto, quella del figlio malato, facendo qualunque cosa: fuggendo dal proprio paese, rinunciando al proprio lavoro, rinunciando alla propria vita e alla propria identità, arrivando ad essere anche complice di un crimine pur di non rinunciare ad una chance di salvezza.
Tutto però può succedere quando queste due visioni si incrociano, quando due persone addolorate inciampano una nell’altra, quando le rispettive vite improvvisamente e inspiegabilmente si ritrovano legate a doppio filo. Tutto può succedere.

In Adım Farah il bene e il male si fronteggiano, seguendo un modello duale che mette a confronto due diversi modi di concepire l’esistenza stessa, la visione della vita, la concezione della giustizia così come il rapporto genitoriale. “Può un padre essere così cattivo con suo figlio?”, dice Kerim alla madre mentre lei gli racconta la triste fiaba del re cattivo che ordina al figlio, che al contrario è un principe buono, di uccidere la bellissima gazzella che aveva incontrato. Un principe buono che disobbedisce all’ordine paterno e pertanto è condannato a morte dallo stesso padre.   Una trasposizione narrativa di quello che è accaduto a Thair e di ciò che sta accadendo nello stesso momento in cui Farah racconta la fiaba a Kerimşah, un espediente bellissimo che mescola parole e immagini in un racconto che ci schiaccia davanti all’irreparabile a cui sembra essere condannato Tahir.
Ma dinanzi a noi ci sono Tahir – uomo intelligente e scaltro – e Farah che rifiuta l’ineluttabile, adesso non solo per sé ma anche per Tahir. Tanto da chiedere aiuto a Mehmet, il commissario abitato dai demoni della ricerca ossessiva della verità e del colpevole da condannare a tutti i costi, pervaso ossessivamente da una visione della giustizia punitiva distante – abbiamo visto – da quella che invece ha ispirato la vita del padre adottivo Orhan, leggendario commissario in pensione, che è animato, al contrario, da un senso di giustizia riparatrice, che comprende per dare l’opportunità di cambiare.

“Perché pensiamo sempre alla punizione quando parliamo di giustizia?” dirà Orhan a Vera, facendole ascoltare la confessione di Farah che inchioda il figlio Kaan, per poi proseguire: “Alle persone deve essere mostrato un bastone perché obbediscano. Ma ho una diversa concezione di giustizia. Il ragazzo è morto in un incidente”. Orhan chiede a Vera, in cambio del nastro registrato, che il marito, il terribile Aga, protegga Farah. Orhan e Vera capiamo che hanno avuto una relazione in passato, interrotta per volere di Vera; “Farah mi ricorda te”, le dice Orhan nel loro incontro… .è solo questo a spingere Orhan a farle questa richiesta? Perché prende così a cuore Farah?

Di dubbi durante la visione di Adım Farah ne sorgono tanti, volutamente ispirati dalla sceneggiatura che semina indizi e suggerisce interrogativi, risultando anche per questo particolarmente intrigante. La storia è in divenire, dobbiamo aspettare il dipanare delle vicende per comprendere meglio le dinamiche che legano i vari protagonisti, il percorso che li ha condotti sin qui, i segreti che la vita di ciascuno custodisce.

A me piace molto il profilo di donna intrepretato in maniera molto credibile e coinvolgente da Demet Özdemir: Farah è una donna forte, di personalità, che non ha paura di dire ciò che pensa e di lottare, che non abbassa la testa, intelligente e di carattere. Ho adorato la scena del litigio fra Tahir e Farah: Tahir dubita di lei, teme, sospetta che Farah possa essere complice del commissario Mehmet. Cosa fa Farah? Gli urla con fierezza ciò che pensa: “Se non mi credi vai via, subito! Mi uccideranno e avrai la prova che non sto tramando contro di te”.
Timing perfetto fra i due, Demet superlativa nelle espressioni di grande orgoglio e dignità e nel dare credibilità alle sue parole: “Chi sono io per fare questo? Chi sono? Una donna delle pulizie, non vedi le condizioni in cui viviamo? Come mi vesto? La mia casa? La mia vita? Come puoi pensare questo? Se non mi credi, vai via da qui”.  Mentre lei parla non si può non notare lo sguardo misto fra fierezza e ammirazione con cui lui la guarda. D’altronde, come si fa a non rimanere affascinati da una donna così?

Tahir però il cui cuore è stato messo a nudo e conquistato dal piccolo Kerim insiste, la invita a prendere il bambino e andare via insieme perché “È il momento di avere paura”. Ma lei, offesa dal sospetto di Tahir, rifiuta e lo caccia via, per poi affondare il colpo: “Ci stai proteggendo o ci dai ordini perché anche tu sei in pericolo?”.
In fondo, alle ferite si risponde sempre ferendo.

Ed è Tahir adesso a sentirsi ferito: bellissimo il volto di Engin che esprime il cambio di espressione, sul suo viso c’è ora tutta la sua delusione: “Dopo tutto quello che ho fatto per te, ora mi dici questo?”
E Farah, temperamento tempestoso, insiste: “Mi rinfacci quello che hai fatto perché abbiamo la stessa sorte? Vai via!”.
Sommessa e composta la risposta di Tahir: “Come vuoi, non ho altro da aggiungere”.
Un litigio da manuale, che si concluderà ore dopo con la riappacificazione: Tahir è tornato per proteggerla, dorme in auto armato, pronto ad intervenire, lei gli ha preparato la cena. Mangerà insieme al piccolo Kerim felicissimo di rivedere il suo enorme Tahir abi. Farah ha preparato un piatto iraniano che si usa servire come ringraziamento. Uno sguardo di intesa fra i due, il dissidio è risolto.


Credo che dovremo abituarci a queste tempeste emotive fra Tahir e Farah, entrambi dal carattere talmente forte per non reagire con vigore, entrambi dal passato doloroso per non provare a difendere coi denti la propria vita, entrambi però in realtà bisognosi di un approdo cui attraccare per riprendere respiro dalle tempeste delle proprie vite. Un approdo però che sarà complicato e impegnativo da raggiungere. Queste due vite sono destinate a dover combattere per la sopravvivenza, fra diffidenze, tradimenti e ostacoli di ogni tipo. Ma ormai la strada è tracciata, Tahir ha percepito la dolcezza di questa donna fra le pieghe della durezza a cui l’ha costretta la vita, una dolcezza materna di cui il bambino cresciuto troppo in fretta avverte nostalgia; Farah ha sperimentato quanto può essere rassicurante la presenza di Tahir nella sua vita. Entrambi, però credo abbiano avvertito qualcosa in più, di cui probabilmente non ne hanno ancora consapevolezza. O si rifiutano di averne. Accadrà qualcosa, a mio avviso, che li porterà a fare luce sul perchè non possano più scappare l’uno lontano dall’altro.

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15 Comments

  1. Non c’è altro da aggiungere 👌
    Come sempre, Engin fa SUO ogni ruolo che interpreta, mettendoci anima e corpo con uno stile personalissimo; in poche parole: ci mette la firma;
    e tu Ros, con grande capacità critica e spirito di osservazione fuori dal comune, vai al bandolo della matassa, analizzi ogni singolo frame, lo passi al setaccio così da far risaltare ogni sua interpretazione e ci accompagni dirigendo i nostri occhi, magari distratti o obnubilati da cotanto fascino 🔥 dentro le pieghe più fini e recondite della sua interpretazione.
    Grazie ancora Ros, nostra grande coach 🥰

    1. Uh che onore Ale! Coach ancora non mi aveva chiamata nessuno 😎😘

      1. 😘

  2. Mamma mia Ros come sei brava nelle tue analisi! Sono strafelice di averti incontrata, seppur virtualmente ❤️ Non posso aggiungere altro perché è già stato detto tutto , solo un grande Grazie! Aspetto con ansia la prossima puntata e la conseguente tua analisi. Ci stai abituando troppo bene 😊😊

    1. 😍 grazie Ornella!!!

  3. Cara Ros, hai già detto tutto tu con la tua prosa meravigliosa, hai messo a nudo l’anima di Tahir con le sue lacerazioni, conflitti profondi e sogni inespressi, testimoniati da quella solitaria lacrima sul bellissimo viso di Engin. Quel Tahir che pensa fatalisticamente che dal suo destino non potrà sfuggire. Forse Farah riuscirà, con la sua caparbia voglia di lottare, aiutare tutti e due. Il resto lo fa Kerim con la sua innocenza ed empatia e il suo desiderio di vivere. La quarta puntata ci ha regalato momenti di emozione profonda ora non ci resta che aspettare!

    1. Quarta puntata fenomenale…la più bella per me sinora. Grazie Bruna per le tue belle parole 😘

  4. Camelia Antonietta

    I complimenti sono ormai scontati ma pur sempre doverosi per le tue analisi un po’ come la meraviglia che proviamo dinanzi alle interpretazioni di Engin Akyürek di cui non ci stanchiamo mai di elogiarne le doti recitative. La sua interpretazione non è mai banale ma sempre profonda e intensa e fa sempre la differenza. Engin ha dato vita a questo nuovo personaggio un Tahir che sanguina e non solo fuori ma dentro…da sempre…che ha trovato in Farah una donna capace di prendersi cura delle sue ferite perché forte e tenace non sappiamo ancora il suo passato che per quanto terribile non le ha impedito di fidarsi e affidarsi a Tahir… alla prossima 😉

    1. Grazie Antonietta, anche io non vedo l’ora di conoscere meglio il passato di entrambi, i particolari, i dettagli….

  5. Come sempre un articolo bellissimo Ros.Grazie di queste tue perle 🙏Tu riesci a cogliere sempre perfettamente anche le più piccole sfumature di tutti i personaggi di Engin che ormai fanno parte del nostro quotidiano .Engin man mano che vanno avanti le puntate mostra ancora una volta la sua indiscutibile bravura e continua a coinvolgermi emotivamente attraverso lo schermo.Coinvolta a tal punto da commuovermi e piangere quando vedo quella lacrima scendere dal volto di Thair facendomi pensare a tutto il dolore e alla sofferenza che si è portato dentro da anni in silenzio

    1. Oltretutto non ce l’aspettavamo quella lacrima, almeno io non me l’aspettavo e quindi ci ha spiazzate ❤️️ Grazie a te Marika 🙂

  6. Ros ho letto con piacere queste tue parole, e come sempre hai valutato con tanta attenzione tutti gli aspetti di questa serie. A me sinceramente hai fatto luce su alcuni aspetti poco chiari. I personaggi di Tahir e Farah sono bellissimi, interpretati magnificamente da Engin e Demet. Per Engin ennesimo personaggio da guardare e riguardare, la sua bravura è immensa. Anche Demet è brava e credibile e questo personaggio lo ama si vede dall’intensità del suo volto acqua e sapone. Aspettiamo le prossime puntate e già prevedo tanti nuovi colpi di scena. Non mi stanco mai di vedere le puntate questa serie è magnifica ❤️

    1. Mi fa piacere che ti ho aiutato a fare chiarezza 🙂 Sì, questa serie è magnifica e ogni puntata cresce sempre più, chissà che cosa ci attende 😉

  7. Grazie sempre Ros per la tua disamina meravigliosa. ❤️ Engin continua puntata dopo puntata a dare prova della sua infinita bravura che ti fa amare il personaggio che interpreta sempre e comunque. Quella lacrima è stata un colpo al cuore

    1. ❤️️

Ros

Giornalista freelance, ghostwriter, content editor, sommelier, mi occupo di uffici stampa e comunicazione. Scrivo, leggo, ascolto musica, divoro film e serie tv. Soprattutto turche. Soprattutto con Engin Akyürek. Il mio sogno? Intervistarlo

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