I sentimenti più intimi, Kerim e le scene clou/11

I sentimenti non hanno età, non hanno sesso, ma desiderio di vita, desiderio d’amore e soprattutto di felicità.
(Alda Merini)

Engin Akyürek con il suo formidabile talento recitativo è particolarmente abile a dare un volto ai sentimenti più intimi dei suoi personaggi. Con Kerim, Engin ha svolto un’ottima palestra per allenare la capacità di esprimere con diverse sfumature i suoi personaggi senza sfociare nella caratterizzazione esasperata e, per i ruoli più drammatici, senza mai eccedere nel melodrammatico. Kerim, da questo punto di vista, era un personaggio piuttosto “rischioso”. Engin se la cava egregiamente interpretando un personaggio difficile senza ricorrere a tinte forti, ma al contrario utilizzando sfumature accennate, delicate, che nell’insieme però non ci restituiscono un profilo insipido, sciapito, incolore, tutt’altro, giocando con luci e ombre riesce a dare una profondità incredibile a questo personaggio.
Volendo fare un parallelo con l’arte pittorica, il ritratto di Kerim per mano di Engin Akyürek potrebbe essere un dipinto di Caravaggio, il primo pittore a usare luci e ombre per dare maggiore realismo alle opere : “Davanti a un quadro di Caravaggio è come se fossimo aggrediti dalla realtà, è come se la realtà ci venisse incontro e lui la riproducesse in maniera totalmente mimetica”, scrive Vittorio Sgarbi in un libro dedicato al pittore vissuto a fine Cinquecento che ha realizzato opere memorabili (è tra i miei preferiti…) con un uso di luci, composizione scenica e taglio assolutamente contemporanei, quasi “fotografici”.

Ci sono diversi momenti lungo tutta la serie che mi fanno pensare a Caravaggio, in precedenza nel 5° episodio c’è una scena in particolare: Kerim e Fatmagül sono appena arrivati a Istanbul, sperimentando una convivenza difficile e sofferta; Kerim è solo, dannatamente solo e questa scena mette in evidenza la sua dolorosa solitudine:

Il contrasto fra il buio e la luce  mette in risalto l’intimità emotiva di Kerim, quello che sta vivendo, come lo sta vivendo.


Caravaggio per la prima volta nella storia della pittura sacra (che fino ad allora veniva rappresentata con i cieli azzurrini, gli angeli sorridenti e colori esclusivamente chiari, un mondo dunque astratto, lontanissimo dalla realtà) ricorre ai  derelitti, alle prostitute, ai ladri, ai mendicanti, che utilizzava come modelli per i suoi santi e Madonne: attraverso il dolore dell’umanità, insomma, visibile sui volti provati, gli occhi svuotati, i vestiti malconci, raffigura la presenza di Cristo anche negli ultimi.  Ecco, Fatmagül, allo stesso modo, attaverso il più miserabile degli atti che si possa compiere ai danni di una donna rappresenta la crudezza di un dolore senza eguali, raccontando il più nobile degli amori possibili, quello di Kerim per Fatmagül.

Ma torniamo all’11 episodio e a ciò che Engin ci fa provare attraverso ciò che prova Kerim.

Il pudore
I sentimenti intimi, dunque. Uno è senza dubbio il pudore. Che appartiene a quella sfera di emozioni e sentimenti che in Kerim scorrono come fiumi sotterranei silenziosi, al riparo dal giudizio altrui. Al riparo da una “famiglia” troppo ingombrante, onnipresente, che osserva con una gigantesca lente di ingrandimento ogni sussulto di Kerim e di Fatmagül.
Meryem ha trovato qualcosa nella tasca dei suoi pantaloni. È il merletto di Fatmagül. Kerim è messo a nudo davanti a tutti per aver conservato il fiore lavorato da lei. E se ne vergogna.
Può mai essere una persona crudele, questo ragazzo? Ecco, questa scena ci dice intanto questo… Averlo preso, conservato, messo in tasca, ci dice molto dell’attenzione di questo ragazzo alle piccole cose, ai dettagli; ci dice della sua delicatezza, di pensiero e d’animo. È un gesto fatto inconsapevolmente, prendere d’istinto qualcosa che appartiene a lei, che però diventerà un gesto e, soprattutto, un oggetto simbolico. Ancora Kerim non attribuisce a quel merletto alcun significato “altro”, d’altronde, come scrive Proust, “Molto spesso, per riuscire a scoprire che siamo innamorati, forse anche per diventarlo, bisogna che arrivi il giorno della separazione”.

Al momento, questo gesto, dunque, ci racconta l’ambiente intimo di cui dispone Kerim, ci parla di questo ragazzo delicato, attento, sensibile, riservato. Potrebbe, una persona così, macchiarsi di un gesto così brutale come la violenza? È un espediente narrativo che serve a noi che guardiamo, per imparare a conoscerlo meglio. E che serve anche a Fatmagül, per la stessa ragione.
Anche sei lei si rifiuta, si arrabbia, sbraita, inveisce contro chi osa sminuire la sua ferita con del facile sentimentalismo. Mukkades per prima.
Con la sua solita misura Engin presta il volto alle emozioni: “Non lo so”, risponde Kerim messo a nudo davanti a tutti, quando gli viene chiesto cosa ci faccia nella sua tasca quel fiore. E infatti lui non lo sa. Ancora.

La tristezza
Un altro sentimento che Engin riesce a esprimere con grande delicatezza e intensità al tempo stesso è la tristezza. Quel dito che scorre lungo la parola Australia, il mento appoggiato alla mano, lo sguardo alla ricerca di frammenti di memorie a cui aggrapparsi per rivivere, nella dolorosa assenza del distacco, fotogrammi sfocati ma carichi di nostalgia. Il passato di Kerim è un concentrato di dolore, è il vissuto di un bambino che troppo presto ha conosciuto l’abbandono, che troppo presto ha sperimentato la solitudine dagli affetti che fortificano, il distacco dalle radici paterne. Kerim ricorda ancora il bacio del padre e le lacrime della madre nel giorno dell’addio. Un addio non spiegato come può essere compreso e accettato da un bambino? Un bambino che osserva ciò che accade nell’universo dei suoi affetti e che giunge alle sue conclusioni con gli strumenti e le informazioni che ha a disposizione: le lacrime della sua mamma sono per il papà che è andato via, che li ha lasciati. Kerim crescerà con la certezza di essere stati entrambi, lui e la madre, ingiustamente abbandonati. Crescerà con la convinzione di non aver meritato l’amore del padre, di non essere stato un buon motivo per trattenerlo. Crescerà credendo che il padre ha deliberatamente fatto soffrire lui e la sua mamma.  Gli occhi di Kerim si inumidiscono ogni volta che pensa a quell’addio, ingiusto, incomprensibile, imperdonabile.  È lo sguardo di chi ancora oggi si chiede perché. Ma è anche lo sguardo carico di tristezza di chi, comunque, avverte un’infinita nostalgia per quella carezza sulla testa.

Lo stupore
Ho adorato il viso di Engin/Kerim che trova Fatmagül nella sua stanza. Ho adorato la misura, il contegno, la calibrata reazione di stupore nel vederla nella sua stanza. Nel suo capanno.
Uno stupore credibile, autentico, sincero.
È la scintilla dell’inaspettato che ribalta consuetudini e convincimenti.  L’imprevisto che ti mette davanti all’ignoto, allo sconosciuto. Per una micro-frazione di secondo. Ma intanto accade. Ed è quell’impreviasto che può sbriciolare la roccia che ha schiacciato l’anima e che può, forse, trasformarla in terra fecondo.

Il risentimento
Risentimento e rancore sono sentimenti legittimi in chi ha subìto una ferita lacerante. Fatmagül considera Kerim come suo nemico e le sue azioni sono state sempre conseguenti al suo risentimento. Non perde occasione di ferirlo, di urlargli la sua rabbia, di offenderlo. E ciò alimenta a sua volta il risentimento di Kerim.
Il risentimento per sé stesso, intanto. Perché sente di essere responsabile di ciò che ha subìto Fatmagül. Entrambi sono risucchiati da un vortice di risentimento e rancore che al minimo accenno di relazione fra i due deflagra in maniera violenta. E il risentimento non fa che acuire le ferite.
“Sono entrata solo per vedere se effettivamente stai andando via”, gli dice lei con astio.
Lui rilancia: “Sto tornando dal consolato, quindi sto andando via, non ti preoccupare”, per poi affondare il colpo secco: “Ma sta andando via anche Mustafa” sbattendole sul viso la solitudine a cui sembra essere condannata.
Il “suo” Mustafa la abbandona. Se ne va. Lontano.
In questa, come in tante altre scene, spicca l’abilità di Engin di reggere i primi piani, non è da tutti, lui lo fa magistralmente. Con una credibilità e una forza espressiva che ci tengono incollate davanti allo schermo.

Alla prossima 😊

Episodio precedente:

 

10 risposte a “I sentimenti più intimi, Kerim e le scene clou/11”

  1. Sei riuscita ad emozionarmi ancora una volta Ros. Già paragonando l’abilità recitatoria di Engin, capace di rivelare le luci ed ombre che si nascondono nel cuore e nella mente di Kerim alla maestria innovativa di Caravaggio – pittore che anch’io amo- dimostrata nel riprodurre su tela le sue figure. Poi la tua analisi minuziosa, introspettiva dello stato d’animo di Kerim nelle scene che tutte noi abbiamo seguito con il cuore in mano ha fatto il resto…con il cuore in mano ho letto anche te, stasera.

  2. Cara Ros, bellissimo questo riferimento al Caravaggio che rivoluzionò la storia dell’arte con la resa della realtà anche in modo brutale. Amo anche io gli artisti che nel loro ambito rappresentano un’umanità fuori dagli stereotipi e dai luoghi comuni, talvolta scomoda e imbarazzante, perché ti sbatte in faccia che la vita reale è fatta anche di bruttezza e miseria. Tant’è che se ci fosse una trasposizione cinematografica del ritratto di Kerim per mano di Engin Akyürek, la vedrei diretta più da un regista del tipo Pasolini piuttosto che da uno del tipo Zeffirelli (quanto è stato più realistico il Cristo di Pasolini nel Vangelo secondo Matteo rispetto a quello del Gesù di Nazareth)
    Grazie Ros 🙌 è sempre un piacere seguirti. Engin ci fornisce stimoli e spunti per i più svariati excursus, forse anche un po’ pindarici 🤣

    1. Ale che piacere leggerti! Si Engin ci dà spunti per parlare anche di altro e trovo che sia meraviglioso 🙂 Quando un lavoro e un attore ti fanno riflettere, andare oltre, comparare, allora ha guadagnato un granellino di immortalità. D’accordo con te sul paragone Pasolini-Zeffirelli…..continuando a volare, vedrei Engin anche in un film diretto dai fratelli Coen, sono certa che sarebbe fantastico 🙂

    2. Si sarebbe meraviglioso, ma dovrebbe fare quel passo in più, oltre oceano, che noi tutte ci auguriamo e gli auguriamo 😉

  3. Ross bellissima questa tua analisi sui sentimenti più intimi e nascosti di Kerim peccato che sia stata troppo breve E così piacevole leggerti che fai volare il tempo in un minuto 🙏♥️

  4. Forse un giorno non seguirò più le serie dimenticherò EnginAkyürek🥺 ma sono sicura che Kerim con i suoi silenzi le sue espressioni e la forza con cui ha amato Fatmagul riusciranno ancora ad emozionarmi come poche storie hanno saputo fare ❤ Complimenti Ros ancora una volta hai girato il coltello nella piaga 🤣🤣

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