Il viaggio

Aveva deciso quella partenza così, all’improvviso, lo voleva da tanto tempo un luogo dove stare sola con se stessa e soprattutto stare bene. Sfogliando delle immagini sul pc una foto aveva catturato la sua attenzione, una bellissima Istanbul innevata.

Preparò con cura la valigia, senza lasciare nulla al caso, non era il tipo “uno zaino in spalla e via”, amava viaggiare vedere assaporare i luoghi ma avere con sè una parte delle sue cose ed abitudini.

Chiuse la porta di casa, ma assicurò prima almeno una decina di volte di aver chiuso la chiavetta del gas.

Arrivò all’aeroporto abbondantemente prima della partenza, ma lei era così, previdente puntuale disciplinata, lo era fin da bambina. In aereo cominciò ad avvertire una strana sensazione, era euforica ed irrequieta , ignorava ancora che qualcosa di straordinario ed inaspettato la attendeva. Qualcosa che avrebbe messo sottosopra la sua vita.

Arrivata ad Istanbul il taxi l’accompagnò all’abitazione che aveva affittato prima di partire, era decisa a rimanere più tempo in quella città che l’aveva chiamata attraverso una foto. Era una tipica casa in legno turca, appartenente al periodo ottomano completamente restaurata, di colore azzurro. All’ingresso l’agente immobiliare l’attendeva con le chiavi.

Prima di entrare si soffermò a guardare la casa, trovava fosse bellissima e perfetta per lei ed ebbe conferma anche dagli ambienti interni caldi ed accoglienti.

Disfò la valigia, si fece una doccia e sdraiatasi sul letto si addormentò per tutto il pomeriggio. Al risveglio decise di uscire impaziente di camminare per quella città alla quale sentiva stranamente di appartenere.

L’atmosfera che si percepiva per le strade era vivace e frizzante, con le mille luci dei locali e il brusio delle persone che affollavano i quartieri.

Il rumore del suo stomaco le ricordò che non aveva più mangiato da quando le erano stati serviti gli snack in aereo. Entrò nel pub e ordinò vari assaggini della cucina turca accompagnati da una birra fresca. Stava bene, come non lo era da tempo. Lui entrò e il suo cuore iniziò a battere velocemente mancando di tanto in tanto il ritmo e dando un senso di vuoto in mezzo al petto.

Non riusciva a staccare lo sguardo da due occhi neri e profondi come mai aveva visto o forse mai così belli.

Lui si accorse di quello sguardo intenso e le sorrise, lei cercò di darsi un contegno ma goffamente rovesciò la tazza del caffè accanto, le mani le tremavano, si sentiva un’idiota. Cielo si era innamorata! Innamorata?…Mentre cercava di darsi un contegno e razionalizzare l’emozione che stava provando, lui si avvicinò e le chiese se era tutto ok e prima di ottenere risposta si sedette al tavolo ordinando da bere.

Mentre lei si perdeva in quegli occhi neri e senza ancora aver riacquistato la parola, lui non accennava ad abbassare lo sguardo dai suoi, risucchiandole tutta l’energia per rispondere o per qualsiasi altra azione.

Riprese forza e tornò padrona di se stessa disse il suo nome, mentre lui le tendeva la mano in segno di presentazione e pronunciava il suo. Iniziarono a parlare, a raccontarsi senza smettere mai per tutto il tempo che furono seduti. Poi uscirono e lui le fece da padrone di casa in quella bellissima città.

Un connubio perfetto, lui affascinante come le parole che uscivano dalla sua bocca e quella città che si impossessava sempre più di lei.

Camminarono lungo la riva del Bosforo, in un’atmosfera irreale e avvolgente.

L’accompagnò a casa con la promessa di rivedersi il mattino dopo.

Erano le otto del mattino e suonarono alla porta, lui era lì con quel sorriso che iniziava dagli occhi ancor prima che dalla bocca.

Le fece visitare le zone più belle e famose della città arricchendo ogni luogo con dettagli interessanti.

Mangiarono cibo di strada e bevvero il tè e pensò che quella bevanda era forte vera e vincente.

A fine giornata era stanchissima ma felice come non lo era da tempo o come forse non lo era mai stata.

Lui le sfiorò la guancia con un bacio e le diede appuntamento per il mattino seguente, l’avrebbe aspettata una nuova giornata intensa di luoghi da vedere. Si trovò di fronte a quell’uomo che le sorrideva dal finestrino della macchina e la invitava a sedersi accanto, pronti a partire per una nuova avventura.

Lei si fermò sull’uscio e corse in casa, si guardò in giro cercando qualcosa. Fu in quel momento che realizzò che non era più la donna che preparava meticolosamente la valigia avendo cura di mettere insieme ai vestiti parte delle sue abitudini. Non aveva più bisogno di programmare ogni cosa nei minimi dettagli. La vita l’aveva sorpresa e nulla di quello che era accaduto rientrava nei suoi piani. Si trovava in un luogo che aveva visto per caso sfogliando delle immagini sul pc e che le aveva fatto da richiamo. Ora era pronta a mettere lo zaino in spalla, all’interno insieme alla bottiglietta d’acqua, c’erano una moltitudine di cose che avrebbero dato inizio alla sua nuova vita.

© Edda Duse

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