Tahir, l’amore, le bugie

Riflessioni sparse sull’11 episodio di Adım Farah

Adım Farah non è una dizi sull’amore, ma lo racconta in tutte le sue sfaccettature.
Adım Farah non è una serie sulla mafia, ma la storia si svolge negli ambienti criminali di famiglie mafiose.
Adım Farah non è un poliziesco, ma il perno principale della storia è un omicidio su cui la polizia deve indagare, portando alla luce verità difficilissime.
Adım Farah non è una storia di denuncia sociale, ma ci racconta di una donna iraniana che vive da clandestina in un Paese straniero.
Adım Farah non è una commedia, ma non mancano momenti di leggerezza ironica che danno colore alla narrazione.
Adım Farah in realtà è tutto questo: è un lavoro straordinario di equilibro fra generi diversi, nei quali  sovrasta il dramma, inteso come rappresentazione del conflitto interiore dei personaggi.  Su tutti Farah e Tahir.  Ma non solo.


Uno dei fili conduttori che a mio avviso attraversano e legano la vita dei personaggi di questa serie avvincente, restituendoci la dimensione del dramma interiore è la bugia, il mentire, il non dire la verità.
Dunque, c’è un pensiero che mi formicola nella testa da tempo. Precisamente da quando Farah ha raccontato a Tahir la sua storia, in quel posto magico su una rupe affacciata al mare. Toccante e intensa, quella sequenza ha segnato un cambio di passo importante nella narrazione, poiché Tahir visibilmente toccato dalle parole di Farah le chiede di poter essere il padre di Kerimşah.
Il mio pensiero ha a che fare con un dubbio.
Provo a spiegarmi: sin dalla vigilia Adım Farah ci è stata presentata come la storia di una donna iraniana fuggita dal suo paese per andare in Francia e che una volta arrivata a Istanbul scopre di essere incinta ed è dunque costretta a rimanerci. La grave malattia immunitaria del figlio poi le impedirà di andare via dalla Turchia, dove vivrà clandestinamente e lavorerà come donna delle pulizie.  La trama ufficiale della dizi non ci spiega il motivo che ha spinto questa giovane donna ad abbandonare la sua terra, sarà lei stessa a raccontarlo a Tahir, appunto nella scena del settimo episodio. Ma c’è un dettaglio che non collima: Farah racconta a Tahir che nel momento in cui è costretta a fuggire dalla sua gente che l’ha ripudiata sa di aspettare un bambino e uccide l’uomo di cui si era innamorata incondizionatamente, il padre di suo figlio, proprio per proteggere la vita che aveva in grembo.  Se non fosse fuggita Farah sarebbe stata uccisa, considerata peccatrice anche dall’uomo che un tempo l’aveva amata e di cui lei era incondizionatamente innamorata. Ma Farah lo uccide, perché incinta.  Quindi non scopre di esserlo una volta arrivata a Istanbul…
Probabilmente è un dettaglio insignificante, dovuto all’esercizio di sintesi necessaria per la scrittura della sinossi di presentazione della serie? Oppure è qualcosa di più di un dettaglio insignificante? In soldoni: Farah potrebbe aver mentito a Tahir? Potrebbe esserci dell’altro dietro alla sua fuga?

Trovo questa serie particolarmente entusiasmante anche per la bravura con cui confondono le acque, presentandoci qualcosa che poi si rivela essere diversa. Su tutti, abbiamo visto, Orhan, uscito finalmente allo scoperto come l’uomo più infido e falso di tutta la serie.  Anche più di AGA. Sublime la recitazione di Ali Sürmeli nella scena in cui il vecchio commissario capo in pensione si indigna (apparentemente) per ciò che Mehmet sospetta di Hamza. Quei primi piani così ravvicinati, il soffermarsi della macchina da presa sulle espressioni del volto, il tono della voce, le parole pronunciate con tanta cattiveria: una maestria rarissima nel dar vita all’indignazione, per lo più falsa…
Tornando a Farah e al padre di Kerimşah sappiamo che è vivo.  Una scoperta che imprimerà un cambio di passo importante alla storia. Molti eventi scaturiranno da questa scoperta. Il guaio è che adesso quell’uomo sa dove si trova Farah. E sa o verrà a sapere di avere un figlio, che certamente vorrà a tutti i costi.
Probabilmente Farah non ha mentito, forse è sempre stata convinta di averlo ucciso. Oppure ha mentito  anche su questo? Cosa che potrebbe spiegare la sua reazione all’ipotesi che le prospetta Tahir di rintracciare i familiari paterni di Kerimşah: “La famiglia del padre non deve sapere che Kerim esiste, se lo scopre me lo toglieranno”.  È davvero così? Ora, il piccolo ha perso l’occasione che gli avrebbe salvato la vita, le possibilità sono ridotte davvero al lumicino, non dovrebbe tentare anche quest’ultima disperata via?  Lei dice che la famiglia paterna è una famiglia potente, ma Tahir non le ha dimostrato di saper fronteggiare ogni tipo di sfida? E di avere accanto una famiglia sufficientemente potente?
Dubbi che alimentano altri dubbi e che sono il sale di questa bellissima serie.

 
Ora, considerare che Farah abbia potuto mentire non getterebbe ombre su di lei, al contrario ce la farebbe apparire ancora più reale e vera.  Perché, in fondo, tutti mentiamo…e chi sostiene il contrario sta dicendo una bugia 😊
Sembrerebbe, infatti, secondo uno studio di psicologia sociale degli anni ’70 (che a quanto pare non è stato smentito…) che ognuno di noi sia portato a mentire dalle dieci alle duecento volte al giorno!  Ovviamente, sappiamo bene che non tutte le bugie sono uguali, a fare la differenza c’è l’intenzione: ci sono le bugie “bianche” e dette a fin di bene e ci sono quelle inventate con l’intento dell’inganno, della truffa, della manipolazione, per disinformare, calunniare…
Ecco, riflettendoci, tutti i personaggi di Adım Farah mentono o nascondono la verità.
Osservare la facilità con cui Tahir mente a Farah, dopo la nottata trascorsa in auto per farla riposare: Tahir riceve una telefonata e un messaggio con le foto dell’uomo che i suoi hanno catturato per far luce sull’incidente che ha causato la morte del donatore. Farah chiede se è qualcosa di importante, Tahir risponde senza tradire alcuna emozione sul viso, anzi conservando lo stesso sorriso, che non è nulla di importante. La stessa cosa, d’altronde, aveva fatto ore prima proprio Farah, nascondendogli la telefonata di Mehmet ricevuta in piena notte.
Entrambi però, in queste come in altre circostanze precedenti, mentono per proteggere l’altro da qualcosa che lo turberebbe.
Tutti mentono, dunque, e sono veramente tante le bugie dette in questa serie: da quelle innocenti di Kerimşah alla madre a quelle di Gönül alla sua famiglia sulla vera natura del rapporto con Kaan, il quale non ha forse ingannato Gönül raccontando di sé una storia completamente falsa? E Mehmet, il tutore della legalità, non ricorre forse di continuo alle bugie pur di raggiungere i suoi obiettivi? E la falsità di Ylias? Per non dire di Bekir o dello stesso Alp implicato in una condotta di vita decisamente falsa. L’unica persona a non mentire è Sepide, perché muta. Condizione forse che simboleggia proprio l’impossibilità dell’uomo di essere totalmente sincero per sua stessa natura.


Le bugie sono pericolose, perché da esse scaturiscono azioni e reazioni. La verità mai detta a Tahir e Mehmet sul loro essere fratelli è emblematica in tal senso.
Di diversa natura, dunque, sono le bugie che costituiscono l’impalcatura della vita di chi in questa serie incarna il male assoluto: AGA e Orhan. Ogni loro gesto, ogni loro azione, ogni pensiero è permeato dalla menzogna come sistema per affermare sé stessi, la propria esistenza, il proprio potere. Ma se AGA è dichiaratamente un criminale, se vive “alla luce del sole” la sua condizione illegale di boss mafioso, se gioca a carte scoperte anche con noi che guardiamo la serie, decisamente subdolo è Orhan che ha ingannato tutti quelli che fanno parte della sua vita. In primis l’ignaro Mehmet, convinto di essere stato allevato a pane e giustizia da un integerrimo padre che ha vissuto la sua vita a servizio della legalità.
C’è un senso di giustizia che può riscattare l’oltraggio alla dignità perpetrato a quanti hanno creduto in loro per una vita intera? Un senso di giustizia che possa ripagare il dolore vissuto ingiustamente a causa delle loro scelte e delle loro vite false? Delle loro continue menzogne? L’occasione per redimersi poteva essere quella di salvare la vita al più innocente dei protagonisti, il piccolo e sfortunato Kerimşah. Una prima occasione che però è stata sprecata a causa della sete di vendetta di AGA, sulla quale il vecchio Orhan non riesce ad avere alcun moto di riprovazione, preferendo comportarsi da “socio”, aiutandolo a recuperare le prove della sua colpevolezza.
Si potrebbe presentare una nuova occasione, con l’arrivo di un’insidia “altra”, esterna, lontana, il padre di Kerimşah? Probabile che intorno a quel pericolo, si formi una coesione “familiare” per salvare e proteggere il piccolo? Se anche dovesse essere, temo che potrebbe non essere sufficiente né per Tahir, né per Mehmet.


C’è di fondo una differenza sostanziale che distanzia le menzogne di AGA e Orhan da quelle degli altri personaggi, in particolare di Mehmet e Tahir. Mentre la vecchia guardia radicalizza un modo di fare falso che è teso a proteggere il sistema di potere, in Tahir e in Mehmet c’è la voglia, la tensione, il tentativo, il desiderio di mettersi in gioco per andare al di là del muro di bugie, di provare a essere qualcun altro o forse veramente sé stessi, a sperimentare un’altra via, a testare come possa essere una vita diversa.  L’occasione per Mehmet è Bade: improbabilissima relazione fra due personaggi completamente diversi, che però riescono ad andare al di là delle apparenze per cogliere l’essenza vera dell’altro. Mehmet non ci sa fare e forse è proprio questo che attrae Bade, ha i modi rudi e cavernicoli di chi non è abituato a perder tempo nelle relazioni umane (per riuscire a parlare con la sorella escogita nientemeno che una retata al locale…) ma nel tentativo disperato di recuperare questo “strano rapporto”  questo “qualcosa” che c’è con Bade, Mehmet punta alla sincerità: “Ci siamo serviti l’uno dell’altro per carpire informazioni, poi è successo qualcosa…”: Mehmet non è in grado di dare ancora un nome a quel “qualcosa”, mentre Bade è consapevole di essersi innamorata.
L’occasione di Tahir è Farah. È il sogno che si materializza, lì davanti a lui, con i tratti di una donna bella e forte, intelligente e coraggiosa, una “regina delle foreste”, una mamma leonessa che farebbe di tutto per il suo cucciolo.  Una donna da proteggere e da amare come non gli è mai capitato nella sua vita. Una donna da rispettare, sempre e comunque (ah quanto gli è costato fuggire da quella camera da letto…). Una donna a cui insegnare (e da cui imparare ) a non nascondere le emozioni. Perché “Piangere è prezioso, ci vuole coraggio per mostrare la tua tristezza” dice a Farah. Ecco, la lezione di Tahir è proprio questa: la vera sfida è uscire allo scoperto, provare a essere sé stessi, a essere veri, non aver timore di mostrarsi per quello che si è. Ma la sua vera sfida è anche un’altra, è quella di accompagnare Farah e in fondo anche sé stesso verso una verità: non c’è niente di sbagliato nell’amare veramente qualcuno.  Far ricredere Farah sulla possibilità di amare, di nuovo, veramente, incondizionatamente un’altra persona: Tahir Lekesiz.

6 risposte a “Tahir, l’amore, le bugie”

  1. Sempre molto interessanti le tue analisi. Mi piace tanto leggere ciò che scrivi su questa meravigliosa serie. Con le tue informazioni ci fai comprendere con più chiarezza il ruolo dei vari personaggi. A me sinceramente la scena dei baci mi è piaciuta e l’aspettavo. Mi è piaciuta anche perché c’è stata passione ma anche tanta delicatezza e rispetto. Non per questo è passata ln secondo piano la recitazione di tutti gli attori. La trama è interessante sempre in ogni puntata e alla fine ci lascia sempre con la voglia di vedere la puntata successiva. Grazie Ros ❤️

  2. C’è un grande bisogno di riflessioni come le tue Ros che ci riportano giustamente a considerare nell’insieme tutte le dinamiche non banali che sottostanno agli scenari di questa serie, nel mentre molto spesso sui social fioccano commenti che si fermano a considerare in maniera superficiale aspetti secondari della stessa. Il tema della falsità è delle bugie è senz’altro predominante ed essenziale per alcuni, al fine di mantenere il potere e per altri per proteggersi o proteggere. È vero, la scena clou dell’ultima puntata è stata senz’altro il bacio fra Tahir e Farah (anch’io ne sono stata catturata, ma perché sono di parte e vorrei che Tahir ” godesse del tepore della Primavera”, ma per la stessa ragione mi è piaciuto il clima di confidenza ed ironia che si instaura fra di loro). Tutti noi vorremmo che il bene trionfasse, come tutti noi tendiamo alla felicità, vedremo…

  3. Questa settimana aspettavo con ancor più ansia le tue parole dopo aver visto questa splendida puntata che ha trattato tanti temi come hai detto tu ma che per tanti, troppi per me e devi dire anche per la, Fox si è ridotta solo alla scena in camera da letto. Sembra che si guardino le dizi solo per i baci o i “rapporti” tra protagonisti quando c è tanta tanta roba in Adim Farah e di questo ti ringrazio perché la, sto amando di più perché riguardo la puntata attraverso le tue parole.
    A mio parere la scena è stata troppo rispetto al loro rapporto, e quello che mi dispiace è pensare che è stata fatta per scatenare quello che ha scatenato per attirare pubblico sminuendo però lo straordinario lavoro degli attori, uno su tutti ❤️
    Mio personalissimo parere che posso scrivere qui perché in altri posti mi lincerebbero 😂😂
    Alla prossima Ros….. 😘

Rispondi

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: