“Non ho mai avuto tanta paura in vita mia, oggi ti ho quasi persa”.

Con queste parole Mehmet entra di diritto nel girone dei dannati per amore, conquistandoci dunque definitivamente. Una delle scene più delicate e toccanti dell’ultimo episodio di Adım Farah, infatti, trovo sia stata quella in cui il commissario si mette – finalmente – a nudo davanti a Bade, confessando le sue fragilità, forse a sé stesso prima ancora che a Bade.  
Lei ha rischiato di morire e Mehmet è lì ai piedi di quel letto di ospedale dove finalmente si spoglia di quell’armatura indossata da una vita, come dirà lui stesso all’avvocato.
Mehmet entra nella stanza, dopo aver aspettato per ore che rimanesse sola. E come prima cosa si comporta da agente di polizia, strappando a noi e a Bade un sorriso di tenerezza. Le fa, infatti, un rapporto completo sull’operazione a cui è stata sottoposta, riportando con precisione anche quanto tempo è stata in terapia intensiva: due ore e 14 minuti.   

Poi Mehmet si siede, le chiede il permesso di prenderle la mano e chiude gli occhi, per trovare la forza, il coraggio, la concentrazione, prima di fare una cosa che non ha mai fatto in vita sua: aprirsi completamente ad una persona.
Chi ha seguito le mie precedenti riflessioni post puntate, sa che ho sempre considerato questa coppia “improbabilissima”, una relazione poco credibile fra due persone appartenenti a due costellazioni diverse, soprattutto mosse, entrambe, da motivi di utilità professionali. E invece Adım Farah ancora una volta ci svela la bellezza dell’imprevedibilità della vita. E dell’amore.
Mehmet e Bade hanno iniziato pian piano a svelarsi, conquistandoci paradossalmente proprio per la loro sincerità. Ecco, anche in questa scena a essere particolarmente toccante è la sincerità con cui Mehmet parla di sé, rivelando la sua difficoltà a capire ciò che prova per Bade.  Il commissario era stato crudele, in precedenza, con la sua sincerità e Bade, ritrovatasi inaspettatamente innamorata di quest’uomo, ne aveva sofferto.

“Non mi piacciono le persone e io non piaccio alle persone”, esordisce Mehmet, provando a motivare il suo caratteraccio: “Per tutta la vita ho conosciuto solo lo Stato: da bambino in un orfanotrofio, chi mi ha preso da lì era un funzionario statale, poi il collegio statale e poi il mio lavoro come dipendente pubblico, continuando ancora così, così, così, in un debito infinito che verrà estinto solo con la morte. Sin da bambino è come se avessero messo davanti a me qualcosa e io dovessi inseguirla. Ma oggi ti ho quasi persa, non mi sono mai sentito così e non posso fare finta di nulla. Cosa dovrei fare? Dove devo mettere questi sentimenti? Dimmi almeno questo”.  

Confesso che Mehmet in questo suo momento rivelatore, in questa sua confessione, con questo squarcio che apre sulla sua identità più profonda mi ha definitivamente conquistata. Perché sono proprio questi i momenti che danno evidenza dell’evoluzione di un personaggio, che non rimane irremovibile sui suoi errori, ma prova a crescere. Trovo straordinario Firat nel suo saper dare rotondità al suo personaggio, aggiungendo man mano sfumature espressive sempre diverse. Ho trovato Mehemt, proprio grazie alla bravura recitativa di Firat, credibile, vero, sincero.


E altrettanto credibile, vera e sincera è la risposta di Bade, che piangendo sfila la sua mano da quella di Mehmet: “Commissario non posso aiutarti. Tu sei felice solo quando fai il tuo dovere. Non ti sto giudicando, credimi, ma mi ha fatto male quando l’ho capito, quando ti ho chiesto chi siamo l’uno per l’altro. Non puoi e non vuoi cambiare e io non combatterò una battaglia che ho già perso. Non posso fare questo a me stessa. Grazie, comunque, per aver aperto il tuo cuore”.

Chapeau a Bade, per quanto mi riguarda.

Ma questi due personaggi originali, eccentrici, fuori dal comune, distanti dai cliché, sembrano essere destinati ad amarsi.  Lo vediamo più avanti, in un’altra delicata e toccante scena fra i due.
La narrazione di questo 14° episodio è tutta giocata sul fronte dell’ambiguità: ad AGA si attribuisce la responsabilità dell’agguato a Farah e Bade. Noi sappiamo che così non è, ma è quello che credono Farah e  Bade, convincendo Mehmet prima e Tahir dopo.
Siamo a un punto centrale di tutto l’episodio, Tahir ha scoperto che Farah gli ha mentito, la segue mentre lei è in taxi con Bade per raggiungere Mehmet. Tahir scoprirà l’agghiacciante verità, Mehmet e Bade si allontanano. Bade ha appena urlato a Tahir di cosa è capace lo zio Ali Galip, gli ha appena urlato che quell’uomo l’ha privata per sempre della possibilità di avere figli.

Bade e Mehmet sono seduti sul prato. Mehmet è profondamente addolorato per Bade:
“Non so cosa dire”.
“Potresti dire che una donna non è obbligata a dare alla luce un bambino. Che l’importante è che sei viva. Potresti dire che potrai adottare un bambino”
Mehmet ancora una volta va in profondità:
“Non ho mai voluto essere padre, non ci ho mai pensato. Ma se vuoi sapere i sentimenti di un bambino adottato, allora sappi che l’adozione è una cosa buona, è come una vacanza senza fine. Non è stato solo averlo chiamato papà Orhan, se lo merita davvero di essere chiamato così, è la cosa più reale che possa esistere.  E tu sarai una madre meravigliosa”.  Poi uno scambio di sguardi profondi, sinceri, veri. Bellissimi.

Queste ultime parole di Mehmet mi hanno ispirato un’ulteriore riflessione. Tahir e Mehmet, sono due fratelli adottati, cresciuti in due famiglie che in realtà non li hanno amati come meritavano. Due fratelli adottati che, a mio avviso, devono potersi a loro volta misurare con la dimensione della genitorialità, provando a evitare gli errori che sono stati compiuti nei loro confronti.  Tahir ha già avuto la sua occasione con Kerimşah, Mehmet deve poterla avere. Anche per questo Mehmet non deve morire. 


Mehmet non può esser morto, deve continuare a vivere.
Mehmet non può morire prima di conoscere la sua famiglia, di sapere di avere un fratello.
Mehmet non può morire senza aver vissuto l’amore di Bade. Hanno una cena in sospeso, devono potersi vedere e dare inizio alla loro storia d’amore! Lui le ha appena dichiarato di amarla, di volerci riprovare: ”Voglio ricominciare da qualche parte”, le dice mentre ballano alla festa d Kaan e Gönül invitandola a cena il giorno dopo.
Mehmet non può morire perché ha fatto una promessa a Tahir, deve proteggere Farah e Kerimşah!
Mehmet ha il dovere di comportarsi da Abi, di continuare a comportarsi come un fratello maggiore, come ha d’altronde sempre fatto con Tahir, con la consapevolezza però di esserlo.
Mehmet ha diritto di sapere come e da chi è stata sterminata la sua famiglia. 


Mehmet deve portare a termine la sua indagine, costi quel che costi.
Deve scoprire chi sono l’agnello bianco e l’agnello nero, costi quel che costi.
Deve fare giustizia, costi quel che costi.


Mehmet ci deve regalare l’emozione della scoperta della grande verità con uno di quegli atteggiamenti che ci fanno amare questo personaggio. Ce la deve regalare insieme a Tahir, che a sua volta saprà dare una personalissima sfumatura alla sua reazione.

Intanto, però, la scena che ci hanno consegnato gli sceneggiatori è di Mehmet ucciso per mano del padre, a terra con la testa riversa in una pozza di sangue. Una scena fortissima, esteticamente stupenda, dal timing perfetto, sottolineata (come sempre in questa serie) dalla musica giusta, una scena dall’enorme impatto emotivo.
Ci aspettavamo un gran finale di stagione, ma onestamente sono rimasta letteralmente spiazzata.  Gli sceneggiatori hanno confermato la loro bravura scrivendo un episodio che ci ha lasciato di stucco, che ci fa e ci farà scrivere fiumi di inchiostro digitale e lavorare di fantasia, che ci fa e ci farà porre mille domande e soprattutto ci fa desiderare di essere già a settembre. Faremmo a meno delle vacanze, dei tuffi in mare, delle scarpinate in montagna e delle gite in barca, pur di essere già lì davanti allo schermo per la stagione 2 di Adım Farah, değil mi?
Siamo tutte ansiose di scoprire cosa succederà e, soprattutto, cosa è successo veramente negli ultimi istanti del fantastico episodio 14.

Mehmet, dunque.
È plausibile che Adım Farah venga privata di un personaggio cardine di tutta la storia? A mio avviso no. Attenderemo di vedere in che modo gli sceneggiatori troveranno una via d’uscita per lasciare in vita Mehmet.
Ipotesi. Potrebbe essere stata una visione?
Si potrebbe esserlo, anche se non mi farebbe impazzire come soluzione. Forse  – azzardo –  una visione immaginifica di Orhan che sentendosi messo alle strette immagina quello che vorrebbe che accadesse, immagina una sua via di fuga, immagina di uccidere il figlio per salvarsi il deretano.  
Un’altra ipotesi, che personalmente mi entusiasma di più, sarebbe questa: Orhan spara davvero a Mehmet e fugge via con Ylias. Qualcuno però ha assistito e soccorre Mehmet che sarà operato al cervello.
Mehmet, insomma, come Frank Serpico il poliziotto americano tuttora vivo con una pallottola in testa, alla cui vita è stata dedicato un film, Serpico, nel quale l’agente di polizia che ha denunciato e provato a combattere la corruzione della polizia di New York è interpretato da un giovane e bravissimo Al Pacino. Avevo citato Serpico in una mia precedente analisi di Adım Farah, per paragonare la recitazione di Engin all’intimistica introspezione di Al Pacino in questo suo ruolo, ma questo stesso film che racconta una storia VERA si presta benissimo a fornire una ipotesi plausibilissima, per quanto rara.


E chi soccorre Mehmet? Potrebbe essere Bekir, probabilmente messosi sulle tracce di Orhan per portare a termine quello che aveva interrotto la sera prima per non rovinare la festa alla sua “mela caramellata”.
Bekir assiste alla scena e salva Mehmet, che -azzardo ancora – a causa dell’intervento potrebbe avere un’amnesia, magari momentanea.  Bekir, insomma, si troverà in una situazione complicatissima e delicata: sapere che il padre di Gönül (per la quale ha un debole evidentissimo) ha sparato al figlio. Un’altra dura verità che si aggiunge a quello che lui già conosce. Bekir è l’unico – oltre ai due interessati – a sapere della relazione criminale fra Orhan e AGA. Bekir insomma sembra essere designato a dare una mano decisiva a far emergere la verità. Bekir, peraltro, è l’unico a sapere che dietro alla sparatoria a Bade e Farah c’è Orhan. Insomma, questo personaggio è destinato a divenire nella seconda stagione centrale per gli sviluppi della narrazione. Prospettiva questa che, diversamente dagli inizi della serie, mi entusiasmo molto.


Mi entusiasma di meno, invece, la virata che gli sceneggiatori hanno dato al personaggio di Kaan.
Un ragazzo viziato, figlio del lusso e delle comodità, che però ha affrontato un percorso interessantissimo, dopo l’omicidio di Alp, facendoci conoscere il tormento interiore e l’esistenza di un’altra identità, emersa grazie a Gönül. Ma forse dobbiamo convincerci che quello era Emir e non Kaan e che Emir non esiste più o forse non è mai esistito. Esiste Kaan, che pur di ottenere l’oggetto del suo desiderio, come sempre nella sua vita, ha accettato che Gönül lo sposasse anche se non innamorata, come lo era di Emir.  Avrebbe potuto lavorare affinché Emir prendesse il sopravvento, avrebbe potuto impegnarsi per essere un uomo migliore, invece rimane e sarà ciò che è: un uomo infimo che venuto a conoscenza della verità sul donatore di Kerimşah piuttosto che scegliere la via dell’onestà, sceglie di usare questa notizia come leva per ricattare il cugino. Un uomo di una bassezza indicibile che la sera della festa per il suo matrimonio tradisce Gönül.
Con Yasmine. Con Yasmine! Cosa cerca questa donna, che sembrava innamorata di Tahir? L’agio di una vita lussuosa che potrebbe darle Kaan e che non potrà mai avere da Tahir? Il gusto della ripicca su Gönül? La soddisfazione di una donna predatrice? È stato un momento squallidissimo che ci ha detto intanto molto sullo squallore interiore di Kaan e su quello che dovremmo aspettarci da lui nella stagione 2.

Quello su Mehmet morto o vivo non è il solo dubbio che ci ha consegnato il finale di stagione.
Che fine ha fatto AGA e che fine farà, di conseguenza, Tahir?
Tahir ha sparato uccidendo AGA? La mano che si vede premere il grilletto è di Tahir? È la pistola di Tahir?
Sì, è la stessa pistola di Tahir ed è sua la mano che impugna l’arma da cui parte lo sparo.
Dunque, Tahir ha sparato.  
Perché non ci hanno inquadrato AGA che muore? Perché non muore.

Tahir spara e sul suo volto si legge un’espressione di sorpresa. È Tahir che sorprende sé stesso. Tahir assetato di vendetta si ravvede nell’ultimissimo istante prima di premere il grilletto e sposta il tiro. Tahir guarda con sorpresa Ali Galip ancora vivo, nonostante il suo odio. Come a dire:” L’ho lasciato vivere?”  

Perché non lo ha ucciso? Uccidere AGA avrebbe significato fare a Kerimşah lo stesso torto che AGA ha fatto al piccolo facendo uccidere il donatore. D’altro canto, lui è Lekesiz, sa quando mettere da parte la rabbia. Non ha forse detto così a Mehmet prima di stringere l’accordo per incastrare AGA?


Assecondare l’istinto di giustizia sommaria avrebbe significato non mantenere la promessa che ha fatto a Farah, avrebbe significato privare Kerimşah della possibilità di andare in un altro Paese per essere curato, avrebbe significato chiudere definitivamente la porta di quel giardino primaverile che potrebbe essere la sua vita insieme a loro, avrebbe significato condannarsi per sempre all’inverno della vita.  Farah glielo aveva detto la sera prima: “Se domani farai quello che temo, non ci sarà più posto per me e Kerimşah nella tua vita”.
Tahir ama Farah e ama Kerimşah e soprattutto ama il Tahir che può essere grazie a loro.
Rinunciare a uccidere AGA è la sua prima grandissima prova di paternità. Rinunciare a sé stesso, al vecchio Tahir, in nome del suo piccolo figlio. Non uccidere AGA è la sua ennesima prova d’amore per Farah, forse la più importante, perché sa di non poterla lasciare sola al cospetto dell’iraniano che sta per arrivare. Lo ha promesso diamine! E Tahir è un uomo di parola. Tahir mantiene sempre le sue promesse, potrebbe non mantenere la sua promessa più importante?


Subito dopo essere tornati dall’ospedale, Tahir in una sequenza di una poesia delicatissima glielo aveva detto. Seduti sul divano, con il sole a irradiare il viso di un Tahir preoccupatissimo: “Quando ti spaventi, anche io mi confondo. Quando mi confondo, non riesco a fermarmi. Ti avevo promesso che saresti stata al sicuro, manterrò la mia parola”, prima di baciarla sulla fronte e andar via con il suo sguardo però minaccioso. Tahir è convinto che sia stato Behram a sparare alle due donne ed è deciso a farsi sentire. Ci penserà Mehmet, in un altro dei loro deliziosi siparietti, a placare la sua ira e farlo ragionare, comportandosi proprio da fratello maggiore.

AGA non muore, dunque, anche per un’altra ragione: Tahir ha tutto il diritto di guardare negli occhi chi ha distrutto la sua famiglia, ha il diritto di dirgli tutto il suo disprezzo, ha il diritto di provare rabbia e ancora rabbia e di urlargliela in faccia.
Tahir che non uccide AGA è la forma di riscatto personale più alta che gli sceneggiatori possano regalare a questo personaggio. Tahir ha il diritto di vivere questo amore straordinario con Farah, di vedere Kerim guarire, di realizzare quella famiglia che non ha mai avuto, di dare una chance al piccolo Tahir cresciuto troppo in fretta attraverso il suo bellissimo rapporto con Kerimşah, ha il diritto dare un senso alla propria vita, che il gesto di premere quel grilletto per uccidere AGA gli negherebbe per sempre.

L’ultimo dubbio riguarda Farah. Cosa ne sarà di lei e del piccolo? Behram lo ha detto chiaramente a Tahir nella loro ultima telefonata: “Se un giorno dovessi fare qualcosa la farò guardandoti negli occhi, non mi avvicinerò da dietro”. E Behram si è avvicinato a viso scoperto e alla luce del giorno, osando addirittura violare la casa di Tahir. Cosa succederà ora?  Il futuro e il passato di Farah saranno senza dubbio il nodo centrale della seconda stagione. A Tahir spetterà il compito di salvare entrambi, Farah e Kerim, dalla cattiveria di un uomo potentissimo e senza scrupoli. Ovviamente non sarà impresa facile, sarà un percorso che metterà nuovamente alla prova Tahir e metterà alla prova il loro amore.
Il loro bellissimo amore.  L’amore fra due persone intelligenti, pronte a salvarsi e proteggersi reciprocamente. Pronte a usare intelligenza e coraggio per sconfiggere il nemico più forte, come la capra della storiella che Tahir racconta a Kerim, prima che si scateni l’inferno. Intelligenza e coraggio non mancano a entrambi. Abbiamo visto come Farah ha provato a proteggere Tahir, da Tahir stesso.
Con la sua bravura e intensità recitativa, in una delle scene più belle di tutta la serie Engin ci rivela ancora una volta la bellezza di questo personaggio. La scena di lui ammanettato nell’auto di Mehmet, mentre Farah gli dice la verità sulla morte del donatore, è un’ulteriore perla che ci ha regalato Engin. La padronanza fisica ed emotiva di Engin che vive in un “qui ed ora” le emozioni di Tahir sono percettibilissime, sono da pelle d’oca. Engin diventa Tahir e vive quel temporale emotivo come se stesse accadendo davvero in quel momento a lui. Ma è Engin Akyürek signori! Sublime nell’essere sempre profondamente sé stesso, ma mai uguale nei suoi personaggi, portando davanti alla telecamera il suo io ma non l’io quotidiano, piuttosto un io irriconoscibile, nuovo, diverso. Da bravissimo attore qual è, Engin scava nel suo io interiore alla ricerca di ricordi, esperienze ed emozioni che ha in comune con il personaggio di turno, in un percorso di realismo psicologico che ci regala ogni volta un’intensità credibilissima.  Nella scena in questione Tahir urla disperato il suo senso di colpa e la richiesta di perdono a Farah, comprende le vere motivazioni che hanno indotto Farah a mentire (Mi hai protetto da me stesso) e si lascia andare in pianto disperato che sembra quello di un bambino. Un bambino ferito nell’anima. Un bambino a cui è stata strappata la parola speranza. In quel momento Tahir non è più Tahir, diventa Kerim e vive il dolore di suo figlio, torna a essere di nuovo il piccolo Tahir a cui la vita ha negato il diritto al futuro.
Come si fa a non rimanere affascinati dalla sua bravura?


Mi fermo, felice di sapere che torneremo ad emozionarci con lui e con tutto il cast di Adım Farah dopo l’estate. Ma felice anche per le compagne di viaggio che ho avuto accanto (anche) in questo percorso di riflessioni personalissime post puntate e per le nuove amiche che si sono avvicinate a Engin attraverso Adım Farah e la lettura di questo blog.


Voglio però esprimere un umilissimo grazie al cast pazzesco di questa serie, che ha iniziato come merita a fare il suo viaggio nel mondo. Tutti bravissimi: dagli sceneggiatori Deniz Dargı, Cem Görgeç e Cenk Boğatur che nell’adattare la serie argentina hanno arricchito la storia con dettagli che ne fanno un’opera prima, al regista Recai Karagöz bravo nell’evidenziare alcune scene chiave; dalla bellissima fotografia di Veysel Tekşahine al fotografo di scena Morteza Atabaki che ci ha deliziato con scatti di una poesia unica; dal compositore Aytekin Ataş per l’azzeccatissima e meravigliosa colonna sonora a tutti gli attori: Demet Özdemir per aver dato magnificamente vita a questa donna forte, Farah Erşadi; Fırat Tanış per il suo strampalatissimo commissario Mehmet Koşaner; Burcu Türünz che avevo apprezzato in Kalp Atışı ma che con Bade ha fatto il definitivo salto di qualità; Rastin Paknahad  bravissimo e talentuoso, che ci ha regalato il tenerissimo Kerimşah; Senan Kara (Vera Akıncı); Lale Başar (Perihan Koşaner); Oktay Çubuk (Kaan Akıncı);Mert Doğan (Bekir); Derya Pınar Ak (Gönül Koşaner); Kemal Burak Alper (İlyas); Ali Sürmeli (Orhan Koşaner); Mustafa Avkıran (Ali Galip Akıncı). Spero di non aver dimenticato nessuno.


Ma soprattutto voglio ringraziare lui, il nostro grande, grandissimo, Engin Akyürek per averci dato Tahir Lekesiz e averci fatto emozionare con il suo enorme, immenso, incommensurabile talento.
Ancora una volta, İYI KI VARSIN ENGIN


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12 Comments

  1. Mi unisco ai complimenti delle altre amiche per le bellissime emozioni che ci regali, cara Ros. Sono assolutamente d’accordo con te sull’improbabile morte di Mehemet; troppe cose ancora in sospeso. Solo una piccola riflessione su questa ultima scena: plausibile il colpo mancato ad Aga, infatti non è ripreso, ma quello al commissario… se così fosse, e speriamo veramente in una ripresa post intervento-per goderci il più possibile il grandissimo Firat e tutto quello che ne verrà fuori con Bade- avrei evitato una scena con uno sparo così ravvicinato ,diretto in piena fronte che, per quanto di grande effetto scenografico, corrisponde nella realtà a morte sicura. Ma ormai siamo abituate alle scene di “resurrezione ” alla turca 😉
    Un abbraccio e a presto ❤️

    1. L’occhio del medico non sbaglia…ama….speriamo in una qualche trovata che lo faccia vivere 😉 Grazie Ale ❤️

  2. Grazie a te Ros per questo ulteriore racconto della puntata 💕💕 Spero veramente che Firat sia presente per la seconda stagione perche Memhet e Tahir meritano di viversi come fratelli e poi non possono privarci della coppia piu bella della serie (Tahir Memhet) e di quella piu improbabile (Bade Memhet). La scena in ospedale molto emozionante.
    Che dire di Engin nostro? Ancora una volta strepitoso nel dare vita a Tahir con delle scene che secondo me andrebbero fatte vedere a chi studia recitazione. Goruşuruz a settembre con la doppia puntata quella visiva e quella scritta da te ❤

    1. Engin nostro è fenomenale!!! A presto mia cara ❤️

  3. Una splendida ed appassionata riflessione! Non hai tralasciato nulla ed hai messo a nudo tutte le emozioni e pensieri reconditi che anche noi abbiamo fatto seguendo questa fantastica serie! Anche a te grazie di esistere, Ros! ❤️ Ed ora prepariamoci ad una lunga estate…

    1. ❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️

  4. Ros mi hai fatto emozionare ancora una volta con “le tue personalissime riflessioni”. Io le aspetto sempre con gioia e con curiosità. Tu mi porti a riflettere e a vedere meglio ciò che ho visto (per ora due volte). Questa serie è pazzesca e mi piace tanto. Per tutte le considerazioni che tu hai fatto anch’io voglio che Mehmet viva la sua vita e che Aga non muoia per mano di Tahir. Lui ha un futuro radioso che lo aspetta. Vorrei che fosse già settembre anche se avrò un periodo nero in quel mese. Ma la gioia di sapere che la serie ci sarà sono certa mi aiuterà. Ros grazie anche a te della compagnia. Sei una brava scrittrice ❤️

    1. Allora un motivo in più per esserci a settembre e tenerti compagnia 😉 Grazie Simona ❤️

  5. Camelia Antonietta

    Questa è stata davvero una puntata che ci ha lasciato senza fiato con un imprevedibile finale : vedere Mehmet cadere a terra colpito dal padre adottivo Orhan è stato come essere colpita al suo posto ho rivisto in un attimo tutte le scene in cui era presente proprio come dicono che quando si muore la vita ti passa davanti ma come dici tu Ros rimane impossibile pensare che possa morire davvero lasciando tante cose incompiute, prima tra tutte scoprire che Tahir è suo fratello che entrambi sono la famiglia che gli è stata tolta proprio da quelli di cui più si fidano e che ora hanno davanti in una resa dei conti che sarebbe troppo semplice da risolvere con un colpo di pistola quindi voglio sostenere tutte le tue ipotesi e quelle che ancora verranno nei prossimi mesi🤪 …mi unisco ai saluti per il cast e mi complimento sopratutto con gli sceneggiatori per l’ impegno messo in quest’ ultima puntata e che ad Orhan è Aga gli fanno un baffo 😉🤣🤣🤣 E ancora grazie a te Ros che con le tue analisi settimanali hai stimolato ancora di più le nostre riflessioni arricchendole di ulteriori dettagli 😘 noi ci lasciamo sempre così: …to be continued 🤣🤣🤣

    1. Grazie a te compagna di viaggio 😉😘

  6. Grazie, grazie e ancora grazie per il tuo appassionato e bellissimo racconto di questo ultimo (per ora) episodio. Inutile raccontarti tutte le emozioni provate.
    Grazie per esserci e per aiutarci a entrare nei meandri più nascosti di questi personaggi, ognuno interessante a suo modo.
    Ti auguro una buona estate

    1. Grazie a te! E che sia una veloce e bellissima estate ;-))))

Ros

Giornalista freelance, ghostwriter, content editor, sommelier, mi occupo di uffici stampa e comunicazione. Scrivo, leggo, ascolto musica, divoro film e serie tv. Soprattutto turche. Soprattutto con Engin Akyürek. Il mio sogno? Intervistarlo

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