Non ho mai amato la solitudine.
Ma se stare in mezzo alle persone
significa convivere con la falsità
preferisco vivere per conto mio.
(Alda Merini, Non ho mai amato la solitudine)
Kerim è sempre più solo.
La sua abla ha alzato un muro di rabbia. Qui l’attore silenzioso a cui non servono le parole entra in scena: Kerim è messo alle strette, incalzato da una Meryem incontenibile, prova a difendersi come un bambino, ma blatera, perché non ricorda, farfuglia, supplica, ma poi quando, nella raffica di domande – Chi lo ha fatto? Selim? Erdoğan? Vural? –, lei gli sputa addosso: “O siete stati tutti?” a rispondere è il viso di Engin/Kerim…
…..che accenna appena una reazione di rifiuto, ma poi si abbandona a una delicata eppur intensa, magnifica, espressione del viso.
Kerim è sempre più solo.
Un agnello sacrificale nelle mani perfide di Münir che ha annusato la preda, il capro espiatorio, l’anello debole della catena di menzogne che “gli altri” hanno messo su.
Sempre più solo, incapace di fare chiarezza, di resistere, di reagire, nel dubbio della verità, si abbandona agli eventi.
Un bambino in attesa della punizione; un condannato condotto alla sua esecuzione, così appare Kerim in auto con l’avvocato. Il buio intorno è il buio della menzogna e dell’ambiguità che fanno gioco alla strategia da mettere in atto. E’ il buio nel quale stanno scaraventando Kerim. Il candore della sua camicia bianca che si staglia nella scena scura sottolinea il contrasto fra il lupo e l’agnello.
È l’abito bianco della vittima sacrificale, è la purezza macchiata per sempre. Le sue lacrime infantili, poi, ci fanno entrare in empatia con lui.
Non nascondo che questo episodio mi suscita rabbia, ogni volta. Rabbia per come i ricchi e perfidi Yasaran&co costruiscono un castello di bugie per incastrare Kerim. È un episodio giocato, magistralmente, sul filo dell’ambiguità, il cui perno è proprio Kerim che non è chiaro: non può esserlo, non ricorda. È la puntata in cui si scopre che sono stati in quattro, lo dice apertamente Selim, per ripararsi le terga dall’accusa di essere stato solo lui, alla presenza di una vergonosa Mukkades che dirà a Resat “La pena è quadruplicata”….
È l’episodio in cui Kerim viene più volte pugnalato: in primis da Vural che gli dice “Non mentire, io ho visto tutto!”. È la puntata del capro espiatorio: tutti guardano nella direzione di Kerim quando Münir dice che si potrebbe risolvere se solo uno si prendesse la colpa”.
Fa rabbia che Kerim accetti così.
Fa tenerezza quando dice: “Non posso affrontare di nuovo quella ragazza”.
Fa rabbia e fa tenerezza. Vorresti consolarlo, quando Münir dirà, sferrando un odiosissimo colpo basso: “Il paese la marchierà, sai cosa hanno detto dopo il suicidio di tua madre…”.
Fa rabbia che riescano ad ingannare anche l’arguta Meryem che ha appena urlato: “I dottori hanno detto che è stata violentata da più di un uomo, siete stati voi e ora state incolpando Kerim!”.
“Mio figlio non lo farebbe e mi ha detto di non averlo fatto”: a questa frase di Meryem i perfidi iniziano ad anellare la catena di menzogne, il primo è proprio Resat (I ragazzi sono stati con noi tutta la notte) a cui si accodano tutti gli altri, a cominciare dalle madri….
Vural, poi, sferra un’altra pugnalata, dicendo che no, non era stato con Kerim quella notte…
E dunque Kerim era solo. E dunque è stato Kerim.
Meryem: “Kerim, cosa stanno dicendo?”
Kerim: “Non ricordo niente”.
Il silenzio di Kerim alle domande ulteriori della sua abla gela ogni speranza di Meryem.
Kerim rimane maledettamente solo.
Altri hanno deciso che ne sarà di lui.
Altri hanno emesso il verdetto.
Fa proprio rabbia assistere all’impotenza di Kerim. Che però fa tenerezza (ed è proprio qui la bravura di Engin) quando cerca conforto, perdono, comprensione o forse semplicemente una parvenza di affetto, abbracciando la tomba della mamma.
Il passaggio dal primo piano al campo lungo ripreso dall’alto mette ancor di più in risalto la solitudine di Kerim.
È uno “strappo nel cielo di carta”, uno squarcio nel cielo, la voce di Kerim, incredibilmente e inaspettatamente possente, quando a fine episodio urla il nome di Fatmagül, quando pronuncia per la prima volta il nome di questa ragazza a cui ha stravolto il destino e che a sua volta ha cambiato il suo di destino.
Fatmagül e Kerim, in fondo, sono due solitudini che si sfiorano.
Alla prossima 😊
Ros
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Grazie Ros per queste riflessioni. Scrivi così bene che è un piacere leggerti. In queste prime puntate c’è un Kerim solo in mezzo a quei pescecani ricchi che dicono solo menzogne per salvare i veri colpevoli. In questi momenti con le loro azioni amplificano la differenza sociale che c’è tra gli infami e Kerim. I primi piani e le espressioni del suo viso ci dicono tutto ciò che prova in quei momenti anche se non parla. Lui è così bellissimo ed espressivo.
🙏 Grazie Simonetta. Lui si è….è 🙂
[…] Il capro espiatorio, Kerim e le scene clou/3 […]
Grazie ancora una volta per le tue recensioni Ros!! Anche quest’ultima ci fa ripercorrere un episodio che ci fa vedere un Kerim solo, sconvolto e con l’animo lacerato mentre “gli avvoltoi” senza scrupoli passano all’azione! La capacità recitativa di Engin ci rappresenta in maniera sublime tutto questo! Anche qui le differenze sociali fanno la loro e Kerim si fa carico di di una colpa di cui si è macchiato gravemente comunque, ma come spettatore. Mi viene spontaneo pensare a tutte le “Fatmagül ” che fanno ancora queste terribili esperienze, ma di uomini come Kerim non mi viene in mente nessuno!
Lui però non è ancora certo di non averlo commesso, “dettaglio” che dà ancora più valore al personaggio e alle sue scelte. Grazie a te Bruna!
In questa puntata Kerim è il più silenzioso mentre gli altri organizzano il da farsi, viene indicato come capro espiatorio perché ‘ quello che ha meno da perdere’ gli altri hanno già le loro vite organizzate, Kerim viene lasciato solo con il suo rimorso come Fatmagül viene lasciata sola con la sua ‘ colpa’ ,il silenzio di Kerim si rompe gridando Fatmagül, è la sua decisione: aiutare quella ragazza a non morire mentre gli altri pensano a salvare le loro vite. Ancora una volta sono dalla parte di Meryem decisa a far luce sulla questione ma niente può davanti alla potenza dei Yasaran ci riesce però Mukkades che gioca sporco quanto loro. Ancora non l’ ho perdonato Kerim lui non ricorda io spero che non l’ abbia fatto però intanto stava là ricordo ancora come l’ ha bloccata mentre pensavo ma che fa ??? forse non è lui il protagonista ???🤦♀️
Verissimo, anche io in quel momnto ho pensato…ma com’è possibile? proprio lui?
Nel vedere Kerim che viene accusato ingiustamente mi ha fatto venire dolore e rabbia nello stesso momento, rabbia verso degli esseri spregevoli e ignobili che pur di salvare il loro buon nome la loro prestigiosa reputazione non esitano a crocifiggere Kerim e dolore verso un uomo semplice che non ha mai conosciuto nella sua vita falsità e inganni che si è lasciato trascinare purtroppo da jene senza scrupoli, perché si sentiva quasi onorato che persone come loro potessero considerarlo un amico.
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