La Fuga di Engin Akyürek, una serie che toglie il fiato!

La Fuga, titolo italiano con cui Disney Plus ha pubblicato Kaçış in Italia, ci ha letteralmente scaraventate in un turbinio di emozioni complesse e profonde. Engin Akyürek ci ha abituate, con i suoi lavori, ad allacciare ogni volta la cintura per predisporci mentalmente ed emotivamente a una corsa a occhi aperti sulle montagne russe, per l’intensità dei suoi personaggi e delle storie. Ma in questo suo ultimo lavoro, datato 2022 (mentre scriviamo sono iniziate le riprese della sua nuova serie, yuppie!!) a mio avviso si è superato. Ansia, tensione, paura, dubbio, terrore, pietà, tenerezza, gioia sono solo alcune delle emozioni che abbiamo provato guardando La Fuga. Un elenco provvisorio che si arricchisce di sfumature, guardandola e riguardandola. Una serie che fa riflettere, oltre che tenere incollati sulla sedia per l’azione e la suspence, per il tema spinoso di cui parla che ci rivela quanto Engin Akyürek sia (anche) coraggioso nel raccontare il suo mondo interiore e intellettuale. Kaçış, infatti, nasce da un soggetto scritto proprio da Engin Akyürek, che rivela al mondo la spietatezza e la crudeltà che si nascondono in un mondo non così lontano, in fondo, dalle nostre tranquille vite. In un’epoca in cui tutto è globalizzato, anche l’informazione riesce – per fortuna – a raccontare ciò che si vorrebbe tenere nascosto. Ma a che prezzo? Ce lo racconta Mehmet, il personaggio interpretato da Engin Akyürek magistralmente, con tutte le debolezze e le virtù di un reporter che sente dentro il fuoco vivo della verità da scoprire e rivelare, del bisogno di raccontare cosa e come soffre l’umanità nei tanti (troppi) teatri di guerra, nei luoghi lacerati dal fondamentalismo religioso e dal terrorismo radicale. Un flebile filo di speranza accompagna tutta la narrazione, rivelandoci che nel dolore dell’ingiustizia e della crudeltà l’unica via di fuga non può che essere il prendersi cura dell’altro: di una donna che ti è stata regalata (sigh), di una bambina che ha perso la madre al mercato delle schiave, dei compagni e colleghi che la vita ti ha posto accanto. Un flebile filo a cui devi aggrapparti per resistere alle atrocità di quei luoghi da cui non puoi che avvertire il bisogno di scappare via, di fuggire lontano. Ed è questa la sfida a cui è chiamato Mehmet.
Come amiamo fare, abbiamo visto la serie e poi ne abbiamo parlato, discusso, ci siamo confrontate. Abbiamo messo insieme un po’ di nostre riflessioni, fateci sapere le vostre!
Ros

Un capolavoro per la storia e la recitazione


Penso che “Kaçış” – “La Fuga” sia un altro lavoro di Engin Akyürek che può essere considerato un capolavoro, sia per la storia che porta a riflettere su alcuni argomenti come il massacro degli yazidi da molti ignorato, sia per l’interpretazione del personaggio di Mehmet da parte di Engin, che definirei magistrale in tutte le sue sfumature. Ma ciò che ha catturato di più la mia attenzione è stato il discorso fatto da Memhet ad Ameth sulla religione: “Tutti dovrebbero capire quanto è bella la nostra religione, se dai alle persone la possibilità di comprendere l’Islam, non dovrai uccidere nessuno”. Ecco l’Islam non si riduce a un gruppo di fanatici che terrorizza il mondo portando con sé morte e dolore, ma è ben altro”.
Marika

Engin Akyürek, una perla rara


Mi ritengo fortunata di aver incontrato Engin Akyürek sulla mia strada: lui non è solo l’attore talentuoso dai capelli folti e corvini che vorresti accarezzare e dagli occhi scuri ed espressivi che fanno sì che le parole non occorrono, lui è molto di più. È una perla rara, una persona dal cuore puro, con un’indole sensibile e coraggiosa, che si spende perché crede che un altro mondo sia possibile, nonostante gli orrori e le brutture. Questo suo intento esce chiaro in “Kaçış” – “La Fuga”, prima da lui pensata e poi diventata una serie che spero raggiunga i più. Spero raggiunga quelli che non vogliono sapere o sentire o che credono che questo non sia un problema importante perché i telegiornali non ne parlano. Consapevole di tutto ciò, con coraggio Engin ha voluto dar voce a chi non ce l’ha: al popolo yazıda. Alle donne di quel popolo vendute al mercato dentro le gabbie, ma anche all’asta sul web come recentemente ho letto…e qua il suo coraggio c’è tutto, perché è chiaro che questi sono temi scomodi per tanti! Scusate se finora non ho parlato della recitazione magica di Engin che anche in questa serie si è manifestata in tutta la sua grandezza! Sono rimasta incantata ancora una volta a guardarlo su uno schermo più grande, per esprimere le emozioni che ho provato le parole non bastano. Il messaggio che questa serie manda al mondo ce lo ha mandato personalmente Engin sui social: “Kaçış è una storia che ti farà mancare il respiro! La nostra serie combina emozione, azione e speranza per una nuova vita!”
İyi ki varsın Engin, grazie di esistere!”
Bruna

Interpretazione eccellente


“Cosa ci faccio qui ?” Mehmet è incredulo… Diciamo che la sua espressione mi ha colpito, si guardava intorno… C’erano persone con delle armi e tra loro persone per le quali ogni “infedele” non ha il diritto di vivere… Persone per le quali il commercio di esseri umani è naturale. In questa serie sei davanti a un orrore che si può solo immaginare… Sicuramente con “La Fuga” Engin Akyürek ha visto concretizzare uno dei suoi sogni, il suo raccontare con carta e penna, e con la sua interpretazione il risultato è stato eccellente…
Morena

Mehmet, la paura e il coraggio


La sensazione percepita ne “La Fuga” è la paura. La trovi in ogni volto, negli occhi di tutti coloro che si trovano all’improvviso a vivere una situazione inaspettata e tragica. Ilker (Onur Bay) è quello che più di tutti l’ha resa palpabile a mio avviso, la sua giovane età e l’inesperienza, quegli occhi spaventati riflettono la sua impossibilità a credere di uscire da quell’incubo. Mehmet (Engin Akyurek) è colui che sa affrontare con immediatezza quello che sta accadendo, di fronte al periocolo ogni risorsa per combatterlo viene impiegata. Il suo portafortuna e la sua compagnia è una bambola, e qui è esplicitamente indicato il significato riferito ai bambini, a quella parte di mondo che per diritto divino non dovrebbe essere toccata dal dolore della guerra. Engin spicca per fisico e per impersonificazione del bene che affronta il male, su tutti. A volte un po’ goffo nei movimente in abiti che non gli appartengono e nel guardarsi attorno con aria guardinga mentre attraversa le strade circondate da un paesaggio tetro. Si delinea il suo ruolo, lui sta diventando coraggioso, il coraggio degli uomini comuni, di coloro che nella vita mai si sarebbero immaginati di diventare soldati in una guerra, ancora meno in una guerra che apparentemente non gli appartiene. Ma in realtà ogni guerra appartiene a tutti noi.
«E allora, non chiedere mai per chi suoni la campana. Essa suona per te.» Perchè nessun uomo è un’isola ( cit . dal libro di Ernest Hemingway “Per chi suona la campana” )
Edda

Una storia scritta con il cuore


Finalmente è finita l’attesa …la tanto aspettata serie è arrivata anche da noi. Sono già tre le volte che l’ho guardata…..in inglese,in italiano e in turco, per non perdere nessuna delle bellissime sfumature della voce di Engin Akyürek. Attraverso il suo sguardo ho vissuto tutte le situazioni che Mehmet ha dovuto affrontare e attraverso la storia che Engin stesso ha scritto ho conosciuto situazioni e realtà che per lo più ignoravo. Bontà e dolcezza traspaiono dai suoi occhi mentre guarda gli amici e i bambini….. è una storia scritta con il cuore e ci porta con la sua immensa bontà a soffrire con lui in ogni passaggio. Una forte emozione mi ha pervasa durante tutta la visione e ancora una volta l’ammirazione per lui è immensa.
Valentina

Un’onda che travolge il cuore


La Fuga è una storia che mi ha fatto molto riflettere perchè ho conosciuto il dramma di questo popolo perseguitato di cui non avevo mai sentito parlare. Ringrazio Engin Akyürek per questa sua sensibilità a raccontare questi fatti. La serie, per me,  è un pugno nello stomaco perchè pensare che possa essere lesa la libertà delle persone in questa maniera così atroce mi fa stare male. Ma Engin Akyürek con la sua intelligenza, la sua sensibilità, e sono certa tanta emozione, ci traduce i sentimenti e l’orrore che si prova a essere proiettati in un mondo diverso, inaspettato. Ci fa capire con la sua recitazione speciale, che fa solo con il viso e con gli occhi, tutto  lo sgomento che prova Mehemt quando i suoi amici vengono fatti priogionieri e lui rimane da solo con la bambola. In questo nuovo orribile mondo prova a reagire pagando a caro prezzo la sua sopravvivenza.
In questa storia ci sono anche piccole carezze all’anima, come solo lui ci dà con i suoi racconti: l’incontro con Nevi e la bambina che salva al mercato delle schiave, Mihri che poi si scopre essere la proprietaria della bambola.
Il doppiaggio mi ha permesso di osservare al meglio la recitazione degli attori e delle attrici, che ho trovato tutti molto bravi, ma Engin Akyürek con il suo immenso talento spicca tra tutti. Ogni volta che lo guardi cogli un particolare nuovo, diverso. Quello che sento quando lo osservo recitare è meraviglioso, è come un’onda che travolge il mio cuore e tutto il resto scompare. Sono orgogliosa di essere sua fan.
Simona

In tutto questo orrore c’è ancora una speranza


Abbiamo aspettato tanto l’ arrivo di questa nuova serie e quando il 4 gennaio è arrivata anche in Italia ci siamo precipitate in questa ennesima ‘maratonina’ ( solo 8 puntate😢). Gli annunci, i trailer ci avevano fatto intuire che il tema trattato sarebbe stato diverso dal solito: le immagini erano forti, la fotografia superba, le musiche emozionanti, niente ha deluso le nostre aspettative, EnginAkyürek conferma ancora una volta di essere un attore, e ora anche, un autore, di talento.
“Kaçış” – “La Fuga” racconta di un gruppo di giornalisti che attraversa il confine turco clandestinamente per documentare la vita degli abitanti yazidi di un villaggio, una minoranza religiosa vittima di attacchi da parte di estremisti islamici, ma anche le difficili condizioni di lavoro per giornalisti e reporter nelle zone di guerra, dove rischiano la vita ogni giorno perché il mondo sappia, ahimè tema di grande attualità. Sarebbe lungo descrivere tutte le scene, cariche di emozioni sin dall’ inizio, come l’ attraversamento del confine dei giornalisti avvolti dal buio o la preghiera delle donne sui tetti con il sole che arriva a illuminare una verità terribile, una luce sulla crudeltà dell’estremismo di una religione che Mehmet vorrebbe venisse conosciuta e apprezzata per la sua bellezza e perchè non manda assassini in Paradiso. Si rimane storditi davanti a tutto questo proprio come Mehmet mentre il suo obiettivo fotografico viene colpito da un proiettile che arriva da lontano. Engin ci ha abituati a leggere i dettagli che sembrano insignificanti ma diventano fortemente simbolici. Il sorriso che rivolge alla bambina all’arrivo nel villaggio ha attirato subito la mia attenzione, forse c’è un’ altra storia che deve essere raccontata oltre quelle atrocità, una storia che viaggia in parallelo, il bisogno (forse) dell’ “autore” di far sapere all’altra parte del mondo che l’Islam non è terrorismo. Il discorso che Mehmet/ Rahamn fa ad Ahmet è chiaro: “Tutti dovrebbero scoprire quanto la nostra religione è meravigliosa, se dessimo alle persone l’ occasione di poter conoscere l’ Islam non dovremmo per forza ucciderle…tuo padre e tua madre vorrebbero che dessi una seconda occasione alle persone prima di doverle uccidere… pensaci su”. Questa riflessione fatta ad Ahmet l’avevo immaginata quando Mehmet dopo l’assalto al villaggio raccoglie la bambola che porterà con sé durante quest’ esperienza così dolorosa per lui : “Siamo soli”, dice rivolgendosi a essa come a una bambina da portare in salvo. La risposta alla domanda: “Cosa sei disposto a fare per sopravvivere ?” non può essere “Uccidere” ma “Salvare”,salvare i bambini dall’indottrinamento alla crudeltà approfittando della loro innocenza. In tutto questo orrore c’è ancora una speranza se salviamo l’ innocenza dei bambini .
Melina

Una vera e propria fuga dagli abissi dell’inferno

La Fuga di Engin Akyürek


“Cosa sei disposto a fare per sopravvivere?” è la domanda che tutti i personaggi si fanno ma solo Mehmet arriva a quella risposta che va contro ogni suo ogni suo principio e valore.
Lui che è partito con l’obbiettivo di scovare la verità viene sopraffatto e travolto da essa. “Devo andarmente da qui” se lo rippromette in ogni puntata , ogni volta che ricerca, con sguardo sempre più cupo e incredulo, il suo vero io nello specchio per fare una promessa a quel lato umano nascosto da vesti non sue, per passare inosservato a tanta crudeltà.
Quando si tratta di ascoltare la verità, le orecchie diventano dei muri spessi .” (Fabrizio Caramagna)
“Quanto può essere inumano l’uomo!” invece è l’esclamazione spontanea che sorge a noi guardando questa serie e pensando che questi fatti sono ispirati a cose realmente accadute. Siamo troppo presi dalla nostra quotidianità per farci coinvolgere da questi pensieri apparentemente lontani e c’è voluta la penna e lo straordinario talento di questo
attore per abbattere i muri spessi nelle nostre orecchie e farci fermare a riflettere smuovendo le nostre coscienze: grazie Engin Akyürek, grazie Mehmet!
Elena

La crudeltà, l’egoismo, l’infanzia violata: lui non è come loro

Sono tante le scene che mi hanno particolarmente emozionata, flash iconici che racchiudono il senso di un lavoro che scava nel profondo attraverso le immagini. Provo ad elencarle:
– Mehmet ha come primo impulso quello di tornare a casa e ne parla con la bambola, ecco in lei ci vedo l’infanzia, l’innocenza, che deve essere sempre e ovunque protetta. Infatti, non l’abbandonerà ma la porterà con sé.
– Mehmet resiste al suo egoismo e non abbandonerà i compagni. Non avevo dubbi sul fatto che la sua umanità sarebbe rimasta intatta, fin dal suo seppellire i cadaveri degli uccisi.
– Le uccisioni dei terroristi, la loro crudeltà, hanno fatto ricordare quelle reali avvenute nemmeno troppo tempo fa (e che temo possano ancora esserci). Come siamo veloci a dimenticare nella tranquillità delle nostre case o forse ci sentiamo solo impotenti…
– La donna da usare per i propri piaceri non riconoscendole la dignità di essere pensante. Zeynep colpita brutalmente fa venire in mente i femminicidi che succedono da noi (un altro proprio in questi giorni). Da noi che ci diciamo civili. Uomini che sono forza sì, ma solo quella bruta, supportata dalle armi.
– L’inquadratura dal pozzo è magnifica e lo è Mehmet che sotto a un cielo ancora terso guarda nell’abisso, in quella oscurità dove troverà il suo nuovo nome.
– Le donne e le bimbe chiuse in gabbia come bestie feroci da cui difendersi rendendole schiave
– I giochi di potere dietro tutto questo! Denaro che fa girare il mondo sì, ma lo fa arretrare. – Nevi che agisce da schiava e Mehmet così premuroso. Trovo nel suo gesto di coprire la nudità di Nevi una vergogna, un imbarazzo, che te lo fa amare ancora di più. Finalmente il rispetto per lei.
– Il salto dalla sedia di Mehmet è il nostro, esprime la nostra stessa incredulità mista a orrore.
– Terribile il colloquio fra Zeynep e l’altra compagna di sventura che le mostra le cicatrici sul volto, con la morte vista come unica via di fuga da quell’orrore. Costringere una persona a pensare questo vuol dire che siamo arrivati alla fine. L’umanità non fa più parte dell’uomo. È solo animale.
– Quando durante la fuga Mehmet colpisce ripetutamente con rabbia incontenibile il terrorista che li aveva scoperti e non riesce a fermarsi si accorge dello sguardo di Nevi su di sé si ferma. Lui non è come loro
Paola

5 risposte a “La Fuga di Engin Akyürek, una serie che toglie il fiato!”

  1. Grazie ragazze. Ogni vostro pensiero descrive Kacis e tutti insieme disegnano magnificamente il suo autore, interprete Engin

  2. Grazie a tutte ragazze. In ogni vostro pensiero c’è racchiuso Kacis e tutti insieme disegnano magnificamente Engin!!!!!!!

  3. Ros io non ho scritto il mio pensiero ma da quello che ho letto della recensione delle altre ragazze sono le stesse emozioni che ho provato io nel vedere Kaçiş brave tutte e un grazie a te ♥️♥️

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