Analisi delle scene dell’episodio 10 di Fatmagül’ün Suçu Ne? con Engin Akyürek

Mettetevi comode, oggi sarò lunga.
Questo è uno di quegli episodi che amo molto, particolarmente ricco di scene e contenuti, quindi vi ho avvisate 😉

In questo bölüm ci sono due dialoghi particolarmente significativi e belli che a mio avviso meritano di essere salvati. Fatmagül’ün Suçu Ne? è la serie per eccellenza, come ho scritto altre volte, delle sequenze lunghe e silenziose. Scene che sono però altamente rischiose se non c’è alla base una struttura narrativa che regga quei silenzi e naturalmente attori all’altezza, che sappiano recitare il silenzio e riempirlo senza parole. La struttura narrativa di Fatmagül’ün Suçu Ne? si regge su una formidabile scrittura che ci regala diversi dialoghi significativi che danno il ritmo all’evoluzione della storia stessa, nei quali a parlare sono le parole e la recitazione. Parole chiave recitate egregiamente dagli attori. In primis, ovviamente, Engin Akyürek e Beren Saat.

Veniamo al primo dialogo.
Kerim è scappato da casa per andare da Vural e sentirsi dire di persona che quella notte lui non ha commesso nulla. Come sappiamo si è cacciato nuovamente nei guai, senza volerlo (e senza saperlo) ed è in commissariato, fortunatamente non passerà la notte in carcere, come invece Vural ed Erdoğan. A casa, però, nella lunga attesa che ritorni, credono che sia corso da Mustafa. E quindi sono in apprensione.
Meryem per Kerim, Fatmagül per Mustafa.

Meryem è andata nel capanno, in preda alla disperazione, teme che sia successa qualcosa a Kerim. Piange e prega.
Dopo un po’ arriva Fatmagül, che la guarda in silenzio.
Meryem se ne accorge e si sente in dovere quasi di giustificarsi. Ne nasce un dialogo in cui Meryem e Fatmagül in realtà parlano a noi. Ci rivelano dettagli importanti, sfumature significative sul dolore di entrambi, Kerim e Fatmagül, che ci fanno capire meglio quanto e perché stanno soffrendo. E’ un avvertimento: “Il percorso è lungo e difficilissimo”.

Meryem: “Hai tutte le ragioni per preoccuparti di Mustafa e di essere felice se dovesse succedere qualcosa a Kerim, ma è il mio piccolo, l’ho cresciuto. Ricordo, come se fosse ieri, con i suoi occhi pieni di lacrime infinite, quando si rifugiava in me disperatamente. La sua manina nella mia, sai che non avrebbe dormito senza tenermi per mano? Quanto dolore ha dovuto sopportare il suo piccolo cuore…Kerim non è solo mio figlio: abbiamo condiviso la solitudine l’uno con l’altro, abbiamo condiviso la nostra disperazione. Non conosci Kerim, il mio Kerim non è la persona che credi. Non lo conosci”.

Dura la risposta di Fatmagül: “È vero, io conosco Mustafa. Sono cresciuta con lui, con lui ho iniziato a vivere e ho imparato che vita era. Ovunque io guardi lo vedo, vedo la vita attraverso lui. Ora sono un uccello che sa di non poter mai più volare, un uccello disperato le cui ferite non guariranno mai”.

Meryem prova a lenire la sua sofferenza: “Non pensare che io non sappia quanto hai sofferto, ti ho trovata io mezza morte… Ho sepolto il tuo dolore proprio qui, nel mio cuore. So come ti senti”.

Ancora più dura la risposta di Fatmagül: “Nessuno può sapere come mi sento. Tuo figlio ha preso tutto ciò che avevo. Ha portato via tutto ciò di cui mi importava. Mi ha tolto l’aria. Non gli lascerò portare via il futuro di Mustafa. Non mi dispiacerà mai per Kerim. Ti capisco, ma dovresti sapere che tuo figlio è il mio nemico”.

E’ una contrapposizione di sentimenti, dolorosa ma necessaria. Alla tenerezza di Meryem nel descriverere il suo Kerim dalla manina piccola..il suo cuoricino…,gli occhi pieni di lacrime, fa da contrappunto l’asprezza di Fatmagül che è come uno schiaffo sul viso. Sono due modi di vivere quanto sta accadendo entrambi legittimi, giusti, ma allo stesso tempo giustamente opposti. La tenereza di Meryem è adorabile, è il ricordo vivido di ciò che insieme hanno vissuto, Kerim e la sua abla. L’asprezza di Fatmagül ci evita di scivolare nel melodrammatico, rischio sempre dietro l’angolo per le dizi in generale e per questa, a mio avviso, in particolare, dato il tema che va a toccare corde intime e profonde. Magari lacerate dallo stesso dolore anche in chi guarda. E dunque la durezza di Fatmagül è essenziale per ribadire con grande dignità un concetto cruciale: nessuno può capire il dolore di chi è stata violentata. Occorre rispetto e molto tempo per entrare a piccoli, minuscoli, passi dentro l’inferno di chi è stata violata.

Kerim torna. Naturalmente tutti gli corrono incontro, in primis la preoccupatissima abla.
Kerim sembra cambiato, il suo sguardo è cambiato, ora sembra abitato da un’insolita fierezza. Ora può guardare negli occhi Fatmagül. Perché è innocente.

Meryem lo mette alle strette, lo tartassa di domande.

“Abla”… sembra che Kerim stia per parlare, stia per dirle la verità. Ma non lo fa.
Ciò che ha da dire dovrà dirlo a Fatmagül, è lei che deve sapere. E lei che dovrà credergli. È lei che dovrà perdonarlo.
Dirlo a tutti, alla sorella, a Mukkades – che ovviamente è come sempre a un metro da loro! – significherebbe rimettere tutto in discussione, far crollare il castello traballente che è stato messo su e dover rimanere….No, Kerim ha bisogno di andar via per ritrovarsi. È smarrito, è accerchiato, è pressato dagli altri e dalla sua coscienza, andarsene è la sola via di salvezza.
Ma ha bisogno di dirlo a Fatmagül.

Kerim è da solo al torrente. Tutto è immobile intorno a lui, mentre una tempesta agita la sua testa.  Poi vede Fatmagül da sola, fuori casa…si legge negli occhi la titubanza, la paura di doversi avvicinare a lei per dirle quello che lui ha sempre saputo in fondo ma che non poteva provare…tentenna ancora…poi si fa coraggio.
Le si avvicina a grandi passi, con la speranza di aprire un varco di fiducia nel cuore di Fatmagül. Una speranza che si infrange, però, come le onde alte sulla scogliera del mare.

(Tutto questo mentre gli archi della meravigliosa aria composta da Toygar Işıklı accompagnano i passi di Kerim verso Fatmagül) .

Si avvicina, piano. Deve pesare bene le parole. In realtà non sa bene da dove cominciare….non può sperare in un incoraggiamento di Fatmagü che infatti lo smonta subito: “Vai via!”
Balbetta.. poi comincia a parlare: “Non ricordo nulla di quella notte”
“Vai via!”
“Ma so che ….non ho fatto nulla”.
La reazione di Fatmagül è  – legittimamente – spietata: “Vattene!”
Lui osa addirittura bloccarle il braccio
“Lasciami!”
La porta sbattuta in faccia e il volto di Kerim che la guarda andare via arrabbiata sono la fotografia di una sentenza senza appello. Il viso desolato, smarrito, perso, di Kerim ci dice tutta la desolazione e lo smarrimento in cui è ripiombato.

Ma Kerim non si dà per vinto.
Ci riprova il giorno dopo. Meryem e Mukkades non ci sono, Rahmi si è perso al mercato, Fatmagül è da sola. La blocca sulla porta (uh mamma!)…ci deve riprovare, per lui, al di là di tutto, è vitale essere creduto da Fatmagül: “Ti prego, ascoltami, per favore!”
All’ennesimo rifiuto di Fatmagül lui insiste: “Non ti ho fatto niente quella notte, sei svenuta e non ricordi!! Non ho fatto niente.”
“Vai via!”

Ci riproverà ancora, dopo in cucina, quando si ritrovano nuovamente da soli. Al solo sentire il suo nome pronunciato dalla voce di Kerim, Fatmagül alza ancora di più il tiro: “Non osare pronunciare il mio nome! Non parlare! Esci!”.
Lui la guarda immobile… poi la reazione di stizza, va via sbattendo la porta! Una delle tante porte che Kerim con i suoi scatti sbatterà, quando il mondo e soprattutto Fatmagül si ostineranno a rifiutarlo.
(Il primo piano di Kerim non è da urlo???)

Nella quotidianità che scivola, mentre Rahmi e Kerim familiarizzano amabilmente, loro due si guardano da lontano… Nonostante tutto, Kerim è sempre più convinto di dover andar via. Ora che anche la verità non allevia la sua pena, non può che andar via.
Non prima di averci riprovato.
(Quanto amo la testardaggine di Kerim? Non si misura 😊)

Ci riprova ancora e ancora..al torrente lei sta lavorando i merletti…ma niente, non c’è appello, non c’è udienza. Poi, lui si ritrova col fiore che Fatmagül ha dimenticato fra le mani. Un oggetto fortemente simbolico, ma ancora noi non lo sappiamo. E neanche Kerim.

La quotidianità come occasione per conoscersi, ricordate? Il piccolo Murat cade mentre sta giocando proprio con Kerim, lui lo porta in braccio dentro casa e nel trambusto Kerim dice al piccolo, tranquillizzandolo: “Hai visto? non è successo niente”, la delicatezza di cui si prende cura del piccolo ovviamente non passa inosservata a Fatmagül ….quel suo sguardo, seppur severo, è un microscopico segnale, a mio avviso, di qualcosa che sta accadendo, che sta cambiando impercettibilmente. E la severità del suo sguardo è la severità innanzitutto che lei rivolge a sé stessa, perché per lei è inaccettabile che possa cambiare idea su chi le ha rivoltato la vita.

Arriviamo al secondo dialogo clou.
Kerim non demorde. È sera, lui è nel capanno, la guarda da lontano, dalla finestra….poi ci spiazza! Sì, decisamente ci spiazza!!!
Kerim scatta, corre e va da Fatmagül che è sulla barca insieme al piccolo Murat.

Con passo deciso Kerim si avvia verso il torrente e sale sulla barca (uh mamma!) prendendo il largo insieme a Fatmagül che ora non può fuggire: ora dovrà ascoltarlo!.

Lei si agita…lui  la blocca, le prende le braccia, i movimenti sono concitati….ma poi con un abbraccio carico di dolcezza la fa sedere: ecco, Kerim è  proprio questo: è stizza, è ira, è reazione …ma poi è dolcezza, delicatezza, comprensione, ascolto.…La sua ira non è e non sarà mai rivolta a ferire Fatmagül,  è e sarà la rabbia di chi non ha attenzione, di chi non è ascoltato, di chi deve faticare per far sentire la sua voce…ma poi quell’ira, quegli scatti di stizza lasciano il posto alla dolcezza di chi sa comprendere, ascoltare, aspettare.

“Va bene, non ti toccherò. Ma parleremo”.

Si fermano al largo, il buio, lo sciabordio dell’acqua, i lunghi silenzi: l’attesa è perfettamente creata.
“Non volevo spaventarti. Ma devi ascoltarmi. Devi credermi”.
Per comunicare c’è, però, bisogno di essere in due. E lei, ancora una volta, si rifiuta.
Sputa in segno di disprezzo, lui abbozza un sorriso sarcastico….

Poi arrivano le parole.
“Comunque me ne vado Fatmagül. Ritiro il passaporto lunedì, dopo avrò il visto e potrò andarmene. Non ti procurerò più dolore. Ma c’è qualcosa che devi sapere. Non ho fatto niente”.

Poi davanti alla sua indifferenza si arrabbia: “Ascolta!”
Poi prosegue: “Non ti ho toccata, Fatmagül. Lo giuro, lo giuro sulla cosa più preziosa che ho, sulla memoria di mia madre, che io non l’ho fatto. Sono colpevole, perché ero con loro, perché non li ho fermati, perché ero lì. Perché ho lasciato che ti rovinassero la vita. Dio mi maledica per averti rovinato la vita. Lo so, questo è imperdonabile, non ci sono scuse …..credimi….credimi sto soffrendo quanto te”.

Kerim ha toccato le corde giuste. Fatmagül ha ascoltato, ha sentito la sua voce e scoppia a piangere e per la prima volta parla col cuore in mano. Per la prima volta si apre e parla dei suoi sentimenti proprio col suo nemico testardo. Anche il tono della sua voce è cambiato.

“La mia vita è stata fatta a pezzi, macchiata nel fango. Avete preso i miei sogni, hai distrutto le mie emozioni, hai annerito la mia vita, sono nel buio più totale, mi hai rubato i colori.
Mi avete preso tutto, qualunque cosa…hai preso tutto ciò che di bello c’era dentro di me…al suo posto ora c’è solo odio. Siete i miei più grandi nemici”.
Davanti a queste parole di Fatmagül, non si può che piangere.
Kerim piange, mentre la supplica di credergli.

Per la prima volta Fatmagül si apre, descrive l’intensità del suo dolore, riesce a dare a un nome a ciò di cui è stata privata. Ed è significativo che lo abbia fatto proprio con Kerim. Non avrebbe mai parlato negli stessi termini e con la stessa apertura di cuore con nessuno degli altri artefici di quella maledetta notte. Kerim è riuscito nel suo intento, Fatmagül comincia a comprendere, anche se ancora non ne è consapevole, che Kerim è diverso.
In fondo Kerim e Fatmagül sono due anime tormentate, schiacciate da un destino che li ha posti sulla stessa strada. Un filo invisibile, però, li unisce. Un filo che li lega dal primo momento in cui si sono incontrati su quelle scale della villa Yaşaran. Un filo che forse inizia a diventare microscopicamente più spesso.

Qualcosa è cambiato.
Lo percepiamo dalla scena successiva.

Sono tornati dal torrente.
Lei è a cena, pensierosa, ripensa a quello che è successo, alle parole di Kerim. Il suo sguardo ha qualcosa di diverso.
Lui è nel capanno, col fiore tra le mani, l’unica cosa che lo avvicina fisicamente a lei.
Poi l’inquadratura si allontana.
Guardiamo Kerim, seduto sul letto, dalla porta  che non è completamente chiusa.
Si è aperto uno spiraglio?
Alla prossima 😊

Episodio precedente

Ros

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9 Comments

  1. Ros ho letto con calma, oggi le tue rflessioni su FatmagülünSücüNe i dialoghi tra Meryem e Fatmagül e quelli tra Kerim e Fatmagül ti fanno stringere il cuore nel vedere il dolore diverso che provano tre persone Sono momenti davvero emozionanti che non ti nascondo mi hanno fatto venire le lacrime agli occhi. Penso che questa sia una tra le serie più belle a parte per l’ interpretazione sia di Engin che di Beren proprio per il significato dei messaggi che si vuole dare. Grazie un bacio😘

    1. grazie a te, un bacio Marika!

  2. E’ iniziato il “viaggio terapeutico” di Fatmagul: costerà tanta rabbia e dolore, rivivrà quel dramma più volte, ma si aprirà a Kerim, anche se questo significa vomitargli addosso la sua disperata frustrazioni e versare tutte le sue lacrime…come in una seduta di psicoterapia. Meryem, la grande- grandissima abla, sarà l’assist per arrivare a questo.
    Alla prossima Ros 😘

    1. Alla prossima!

  3. Camelia Antonietta

    Queste tue riflessioni su FatmagülünSücüNe mi trovano sempre d’accordo, quello che ho provato in emozione lo trovo scritto nero su bianco. Bellissimi i due colloqui quello tra Fatmagül e Meryem e quello con Kerim quando non sono gli occhi e silenzi a parlare, in questa serie, le parole i dialoghi sono di una bellezza infinita ❤️ alla prossima 😘

    1. Alla prossima!

  4. Non posso che ringraziarti Ros, per queste tue approfondite e sentite recensioni che toccano tutte le corde del nostro cuore. Ci fanno ripercorrere le scene di questa serie che più ci hanno colpito e più abbiamo amato prendendo ancor più coscienza di certi passaggi -che magari nel tempo avevano perso la loro nitidezza – in cui tutte la capacità recitative di Engin si sono rivelate…Bereen non è da meno. Ma anche in cui ci appare chiaro il valore dei messaggi che questa serie ci trasmette. Un abbraccio 😘

    1. Un abbraccio Bruna, alla prossima!

Ros

Giornalista freelance, ghostwriter, content editor, sommelier, mi occupo di uffici stampa e comunicazione. Scrivo, leggo, ascolto musica, divoro film e serie tv. Soprattutto turche. Soprattutto con Engin Akyürek. Il mio sogno? Intervistarlo

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