E il bigliettino rispuntò! Ero certa che sarebbe successo, questa serie è scritta troppo bene perché un dettaglio così importante sparisse nel blob dell’insignificanza. E dunque il bigliettino arriva, finalmente, tra le mani del commissario Mehmet, a cui ora spetta il compito di districare la matassa. Non sarà facile, ma trovo che questa parte possa essere molto avvincente. Certo c’è da dire che sulla serie aleggia l’incognita della sua durata, si leggono commenti in giro per i vari social che indicano come 8 il numero complessivo degli episodi. Francamente spero che questo non sia vero, non solo perché non sarà facile dire addio a Tahir e non avere più l’appuntamento settimanale con Engin Akyürek, ma perché credo che occorrano più episodi per dipanare il mistero dell’omicidio che ha dato il via a tutta la storia. Dita incrociate, insomma.
Il bigliettino dunque. La scritta misteriosa aleggia nelle nostre teste pensanti, alle quali si è ora aggiunta quella del commissario più pazzo delle serie televisive. Grande, grandissima interpretazione di Fırat Tanış che ci ha regalato una dimensione quai demoniaca del commissario Mehmet Koşaner letteralmente ossessionato dagli Akıncı e disposto anche a vendere l’anima al diavolo pur di rintracciare chi ha ucciso il suo allievo Alp. Talmente tanto che accetta di fare le fusa con Bade, che non dimentichiamo è sempre un’Akıncı. Trovo improbabile – ma è solo il mio parere, ovviamente – che possa nascere una liaison amorosa fra questi due personaggi, che non potrebbero essere più distanti uno dall’altra. Mehmet sta al gioco e rimane guardingo, può tornargli utile avere un gancio dentro la pericolosissima famiglia Akıncı ed infatti ha iniziato un gioco psicologico con l’avvocata, sperando di aizzarla contro la famiglia del potentissimo zio, preoccupato nella cerchia degli affetti famigliari solo – insiste Mehmet con Bade – del suo principe, il bello e diciamolo pure sfortunato Kaan. Mentre a lei è richiesto di risolvere gli aspetti legali delle malefatte di famiglia, lo zio boss e la moglie Vera hanno occhi solo per Kaan. Anche a Bade può tornare utile avere un rapporto privilegiato con il commissario ossessionato dalla famiglia Akıncı. Un’ossessione che Mehmet ha ereditato dal padre Orhan. Ma su questo tornerò più avanti.
La frase del bigliettino, dunque. “Agnello bianco, agnello nero”: cosa significherà? Come mai era nelle tasche di Alp? A cosa allude? Come scritto in precedenza gli animali abbondano nella tradizione delle leggende popolari turche (e non solo) e dei miti. Perché proprio l’agnello?
Nella cultura musulmana l’agnello è al centro di una delle due feste più importanti del calendario religioso, l’Eid al-Adha, ossia la festa del Sacrificio (l’altra è l’Eid al-Fitr che celebra la fine del Ramadan). La festa del Sacrifico è la rievocazione del sacrificio di Abramo narrato nel Corano (e con alcune importanti differenze anche nella Bibbia). Nel Corano, Abramo fa un sogno nel quale è pronto a sacrificare il suo unico figlio Ismaele per obbedire a un ordine divino. Viene però fermato dall’angelo Gabriele inviato da Dio, che apprezzando l’abnegazione di Abramo lo autorizza a sostituire il figlio con una “generosa immolazione” che corrisponderebbe a un montone, il maschio della pecora. Nella festa del Sacrificio gli animali non devono superare una certa età, quindi vengono macellati degli agnelli. La carne viene divisa in tre parti: un terzo per la famiglia, un terzo per i vicini e un terzo per i bisognosi. Nella società tribale del periodo del Profeta Maometto la carne era il cibo rarissimo dei privilegiati, per cui offrirne una parte ai più poveri era un atto caritatevole.
Quindi la parola agnello rimanda al concetto di sacrificio. Tornando al bigliettino, la frase allude dunque al “sacrificio” di qualcuno? Di chi? E in nome di cosa?
Sappiamo, però, anche che la parola agnello viene utilizzato nel linguaggio familiare per indicare affettuosamente il figlio, in genere è la madre a usare questo termine rivolgendosi al proprio figlio chiamandolo kuzum. Un termine che deriverebbe dal periodo delle guerre, quando si chiedeva ai propri giovani di arruolarsi e sacrificarsi per la patria che considerava i giovani “gli agnelli delle loro madri”. E così come le madri bruciavano l’henné sugli agnelli per sacrificarli ad Allah, allo stesso modo bruciavano l’henné per i loro figli che si sarebbero sacrificati per la patria. L’henné per i giovani soldati, dunque, simboleggiava la possibilità di martirio.
Un termine, insomma, agnello, che nelle sue radici allude alla guerra (e nella serie non siamo forse nel bel mezzo di una vera e propria guerra?) e al sacrificio, oltre che al rapporto con la madre.
Insomma, divagazioni storiche e linguistiche a parte, questa scritta ci fa frullare nella testa associazioni concettuali che rimandano alla genitorialità e al rapporto con i figli: si riferisce a due figli trattati in modo diverso? Come sappiamo il bianco allude alla purezza d’animo, il nero per contrapposizione al suo contrario. E chi sarebbero questi fratelli? Al momento gli unici due fratelli dichiarati sono Kaan e Tahir, il primo figlio naturale, il secondo adottato dalla famiglia Akıncı. Un altro personaggio della serie, però, è anch’esso un figlio adottivo: il nostro commissario indemoniato Mehmet. Insomma, una storia madre scaturita da un omicidio, nella quale si intrecciano le storie di figli cresciuti in altre famiglie, da cui hanno ricevuto una seconda opportunità. O forse no. Forse sono stati, invece, privati dell’affetto della famiglia naturale e poi cresciuti in famiglie adottive come debito per un grave torto ricevuto.
Ma arriverò a questo. Prima però vorrei provare a fare un ragionamento insieme a voi.
Il bigliettino che ora Farah porge fra le mani del commissario Mehmet (probabilmente come tentativo per scagionare Kaan e ridare speranza a Gönül) ci riporta nuovamente al primo episodio. Abbiamo visto nel 7° episodio che le cose sono andate come avevo previsto 😊 e cioè che è stato Tahir a consegnare la pistola a Mehmet per salvare Farah, convinto però anche lui che fosse la pistola da cui è partito il colpo mortale per il poliziotto. Invece, come appunto previsto, la pistola non combacia col proiettile trovato nel corpo di Alp. Ho adorato il modo in cui Tahir è stato salvato dalla condanna a morte certa di AGA, che invece ha sospettato che sia stata un’idea di Tahir, che dunque lui sapesse e che abbia appositamente confuso le carte al commissario! Una mossa narrativa che mi ha entusiasmato.
Lo stesso ragionamento lo ha fatto anche il nostro commissario, arrabbiatissimo ovviamente tanto da voler uccidere Tahir per la figuraccia colossale fatta in commissariato per aver arrestato una persona senza prove. Ben gli sta, abbiamo pensato da casa, per aver manipolato la testa di Tahir, facendo leva sull’evidente tenero che Tahir prova per Farah.
In tutto questo, però il primo a cadere dalle nuvole è proprio Tahir, anche se sta intelligentemente al gioco, dissimulando con nonchalance la sorpresa.
Quindi quella che era una nostra supposizione, adesso è una certezza: a sparare è stato qualcun altro. Ma chi?
Analizziamo quello che abbiamo visto nel primo episodio. Quando Farah arriva nel locale di notte dove deve fare le pulizie, si sente una porta chiudere. In quello stesso momento qualcun altro è entrato nello stesso locale: cioè la persona che ha dato appuntamento ad Alp. La scena successiva ci mostra Alp che arriva nel locale, mentre guardingo e sospettoso si guarda le spalle. Scambio di messaggi con l’uomo misterioso: “Sono arrivato”, “Sei sicuro che non ti ha seguito nessuno?”, “Sono sicuro”. Giusto in quel momento Kaan lo incrocia per caso e, ancora risentito dall’alterco che avevano avuto, impugna una pistola e lo segue deciso a dargli una lezione. L’autista avvisa Tahir.
Quindi non era Kaan ad avergli dato appuntamento e non era neanche Tahir. Chi rimane fra i personaggi maschili della serie? Mehmet, Ylias, Bekir (che arriverà nel secondo episodio), Orhan e AGA. Entrando nel locale Alp si rivolge alla persona misteriosa con cui ha appuntamento dicendo “abi, sono qui”: quindi è qualcuno con cui è il ragazzo è in confidenza, più grande di lui (quindi escludiamo Ylias e Bekir). Escluderei anche AGA non solo perché era fuori Istanbul, ma soprattutto perché non credo che permetterebbe a nessuno di farsi chiamare “abi”, pertanto rimangono Mehmet e Orhan.
Mehmet sarebbe la persona più logica a cui Alp si potrebbe rivolgere con quella confidenza. Ma che senso avrebbe per la storia che conosciamo che Mehmet abbia invitato Alp nel locale degli Akıncı? Potevano incontrarsi tranquillamente in un altro posto. Sappiamo infatti che Alp era di stanza ad Ankara, ma sotto copertura lavorava per il commissario Mehmet e possiamo ipotizzare che si incontrassero in segreto per lo scambio di informazioni. E dunque avrebbero potuto incontrarsi altrove. E invece, a mio avviso, non è un caso che l’appuntamento fosse proprio lì, nel locale di proprietà degli Akıncı.
Rimane dunque Orhan. Di cui ho sempre nutrito il sospetto, come ho già scritto, che dietro l’esagerato interessamento per Farah in realtà ci sia altro.
Che la maschera invecchiata del commissario capo in pensione nasconda dell’altro ce lo fa capire AGA sul finire del 7° episodio con parole che hanno lo stesso effetto di una deflagrazione: “Se un giorno Mehmet inizierà a rivangare il passato, ti vergognerai di fronte a lui. Se capirà che non è solo in questa vita, allora andrà ancora più lontano e scoprirà perché è cresciuto senza la sua famiglia. A quel punto non so come potresti trovare Mehmet di fronte a te. Crimini ordinari, punizioni ordinarie, capo Orhan”.
Quindi deduciamo che il crimine di cui si è macchiato Orhan in passato non è stato un reato comune e dunque non lo sarebbe neanche la punizione. Deduciamo che è un reato gravissimo che ha a che fare con Mehmet e la sua famiglia e la sua successiva adozione. Ma cosa significa che Mehmet non è solo? Quindi c’è in vita ancora qualche membro della sua famiglia di origine? E chi potrebbe essere? Un fratello? E qui le ipotesi non sono tantissime, l’unico ad essere stato adottato è Tahir. Tahir e Mehmet fratelli strappati dalla stessa famiglia e destinati ad un avvenire completamente opposto? Uno buono e l’altro cattivo? Sembrerebbe apparentemente improbabile, perché Mehmet essendo molto più grande di Tahir dovrebbe avere un bagaglio di memorie più nutrito ed essere a conoscenza di avere un fratello. Ma delle rispettive storie personali, in realtà, non sappiamo molto, anzi non sappiamo quasi nulla: non sappiamo le circostanze che hanno portato alla morte dei loro genitori, non sappiamo l’età che avevano Tahir e Mehmet quando sono rimasti orfani. Quindi in realtà tutto potrebbe essere. Vedremo, dunque, se l’agnello bianco e l’agnello nero sono in effetti loro.
Quel che appare evidente è che il reato a cui allude AGA sembra essere stato qualcosa di gravissimo – una strage? Un delitto efferato? Un crimine per motivi venali? – per cui non è da escludere che Orhan possa fare di tutto per tenerlo nascosto. Anche uccidere chi si sta avvicinando alla verità. E veniamo dunque al movente. Torniamo al nostro ragionamento.
Potrebbe essere stato dunque Orhan a dare appuntamento ad Alp, che probabilmente si stava avvicinando troppo a questa verità segreta del vecchio commissario. Possiamo ipotizzare che nella confidenza domestica Mehmet riferisse al padre commissario gli eventuali sviluppi delle indagini che Alp stava conducendo sotto copertura proprio frequentando Tahir (Cerca Tahir Lekesiz, ultimamente il nostro ragazzo era con Tahir ordina Mehmet a Ylias nell’avvio delle indagini) e Alp si può dire che era uno di famiglia e che avesse pertanto confidenza con Orhan tanto da poterlo chiamare “abi”.
Insomma, Orhan gli dà appuntamento nel locale degli Akinci proprio per ucciderlo. Proprio lì. In modo da far convergere i sospetti sugli Akinci: Orhan, come gli ricorda AGA, probabilmente nutre ancora del rancore per il fatto che Vera gli abbia preferito il boss. È la sua vendetta. Ma credo ci possa essere anche dell’altro. In uno dei primi episodi apprendiamo che Orhan per una vita ha dato la caccia ad AGA, tanto da sapere dove fosse la villa (dove Tahir aveva nascosto Farah e Kerim). In realtà, dopo abbiamo appreso della relazione con Vera: fra AGA e Orhan probabilmente ci sono ancora dei conti in sospeso.
Peraltro, in una colluttazione come quella fra Kaan e Alp solo una persona con una mira infallibile poteva puntare dritto al cuore e centrare l’obiettivo: o un killer o un poliziotto esperto. Come Orhan.
Farah dirà a Mehmet di aver sentito due colpi di pistola. Noi non lo abbiamo percepito con chiarezza (cioè non ce lo hanno fatto capire con chiarezza per lasciare un alone di mistero intorno a tutta la faccenda) essendo i due colpi stati sparati quasi in simultanea. Un colpo da maestro, insomma.
Ma nel reato gravissimo di gioventù, è molto probabile che sia coinvolto anche AGA, per questo dopo l’avvertimento a Orhan (in soldoni: digli di starci lontano, se non vuoi che Mehmet scopra la verità) ordina comunque a Tahir di fare fuori Mehmet: sa che il commissario potrebbe arrivare alla verità. Una verità pericolosa evidentemente anche per lui. Di cosa si sarà trattato?
La narrazione ci ha presentato con un leggero mistero il personaggio di Orhan. Quella sua trasandatezza, la barba incolta, lo sguardo quasi impassibile al limite del gelido, possono in realtà nascondere qualcosa di oscuro La macchina da presa si è spesso soffermata, sebbene e volutamente per pochissimi secondi, sulle sue espressioni cupe ed enigmatiche: quando a cena con Mehmet e una senza tatto Perihan guarda per un brevissimo e veloce attimo il figlio mentre la moglie dice: “Ma almeno si sa chi è stato?”; quando seduto vicino al commissariato con Mehmet, con cui stanno parlando di Alp, rimane da solo perché il figlio va via con Ylias; o quando è nel suo ufficio e Mehmet sul campo da gioco corre via con il suo subalterno che ha scoperto l’ultimo luogo in cui è stato Alp: inquadrature che si soffermano fugacemente su un volto cupo ed enigmatico, una maschera che camuffa ciò che c’è dentro a quest’uomo.
La stessa reazione di grande controllo che ha quando AGA lo minaccia, alla fine del 7° episodio, quando semplicemente dice ad Ali di andar via perché è quasi l’ora dell’iftar (il pasto serale che interrompe il diguno durante il Ramadan) la dice lunga sulla abilità di quest’uomo dall’apparenza bonaria di celare un cuore di ghiaccio, e forse dunque una mente criminale capace di gesti efferati.
Rimanendo sempre alla scena dell’omicidio. Sappiamo dunque che Tahir ha preso la pistola e sappiamo cosa è successo dopo. Mi pare poco convincente che un uomo preciso ed intelligente come Tahir non abbia perquisito le tasche del ragazzo per cercare il cellulare, quanto meno per spegnerlo e far perdere le tracce. Probabile però che lo abbia fatto ma che non ce lo abbiano fatto vedere (Mehmet una volta trovato il cadavere dirà appunto che il telefono di Alp non c’è, ordinando di cercarlo) e che dunque così come è spuntata la pistola è probabile che spunti anche il cellulare con le ultime chiamate fatte e gli ultimi messaggi inviati e ricevuti. Cosa, peraltro, che avrebbe dovuto fare la stessa indagine della polizia. Ma siccome penso, come ho scritto in apertura, che questa serie è scritta davvero bene, mi aspetto uno sviluppo logico anche su questo punto. Vedremo.
In tutto questo ragionamento va inserito un altro elemento e cioè che sia Tahir che Aga sapevano che Alp fosse un poliziotto. Quindi è probabile che Alp indagasse in incognito nelle fila dei traffici degli Akinci ignaro di essere stato scoperto, spacciandosi per qualcuno che intendeva fare affari con gli Akinci: si spiegherebbe così l’accento che è stato dato sul modo di vestire di Alp, da Gönül ma anche da Mehmet, effettivamente di gusto ed elegante, troppo per lo stipendio di un giovane poliziotto che aveva sulle spalle la famiglia con madre e fratelli che, al contrario, vivono e vestono in condizioni misere. Probabile che Tahir e AGA stessero al gioco tenendolo sotto osservazione speciale. Oppure che avessero altri obiettivi. Vedremo cosa succederà, così come vedremo quanto di queste mie farneticazioni si avvereranno 😊 Di certo, servirà più di qualche episodio per risolvere tutti i punti ancora in sospeso. O almeno lo spero.
Ma il settimo episodio non è stato solo l’episodio dell’esplosione della cattiveria di Mehmet o della scoperta del passato oscuro di Orhan. È stato l’episodio della rivelazione di Farah e di un’altra importante ed emozionante apertura di Tahir con questa donna che ha saputo entrare lentamente nel suo cuore.
Farah ci prende per mano – devo ribadire la bravura di Demet Özdemir nel dare corpo a questo personaggio così complesso e per niente banale – e ci porta dentro al dramma delle donne iraniane. Con tatto e delicatezza e un grande coinvolgimento emotivo ci racconta la storia di Farah Erşadi che potrebbe essere la storia di tante donne iraniane che oggi combattono e protestano nel loro paese al grido “Donna-vita-libertà”. Farah ha conosciuto l’amore, ha vissuto l’amore totalizzante ma anche la vergogna alla quale è stata esposta dal suo popolo. Indicata come peccatrice non solo dalla sua gente ma dal suo stesso amore, come se lui non avesse preso parte allo stesso peccato. Rinchiusa e ostracizzata Farah uccide il suo uomo per difendere la vita che aveva in grembo: “Io che (da medico) ho sempre dato la vita, ho dovuto privare un uomo della sua vita”. Toccante il modo in cui Farah racconta la sua storia, parlando non a caso in terza persona, come se per superare questo grande trauma abbia dovuto prendere le distanze da quel tragico episodio, come se fosse successo ad un’altra persona. Un espediente psicologico, ma anche lessicale utile a rendere quel racconto universale, valido – purtroppo – per le tante donne che sono costrette a vivere quello stesso destino. Intenso e coinvolgente il modo in cui Engin Akyürek fa vivere a Tahir questo momento: è un uomo che sta ascoltando e che in quel momento si sta spogliando dei suoi panni per entrare metaforicamente dentro a quella donna che ha di fronte. Avverte tutto il dolore per ciò che Farah ha vissuto, la delusione, il fallimento, la solitudine, il terrore che tutto questo possa ripresentarsi alla sua porta. Engin/Tahir indietreggia, si sposta, si asciuga le lacrime che non può trattenere perché ha ascoltato con il cuore le parole di Farah. Si allontana per pochi secondi, giusto il tempo di pensare e proporre a Farah la sua soluzione: essere il padre di Farah. Quindi non solo sposarla per farle ottenere la cittadinanza turca, ma fare in modo che lui risulti il vero padre di Kerim, analisi genetiche (false) alla mano.
Emblematico che la scena si sia svolta in un paesaggio magico, fiabesco, su un promontorio che si affaccia su un mare immensamente ampio e blu, dove si intravedono i rami di un “albero dei desideri” decorati con i nastri colorati di chi ha affidato al vento i propri sogni e desideri. L’usanza di legare nastri colorati agli alberi è piuttosto radicata in Turchia (ma anche in altre zone del mondo) soprattutto nelle zone rurali poiché deriverebbe dalla consuetudine dei cacciatori nomadi di legare nastri di seta e altri tessuti come auspicio di fortuna e successo durante la migrazione e la caccia. I luoghi scelti erano quelli nei quali si supponeva che gli spiriti si sentissero in pace, luoghi considerati sacri, nei pressi di fiumi, del mare o di rocce. I nastri svolazzando al vento trasmettono i desideri di chi li ha legati al dio creatore. Una tradizione che si è spostata seguendo le migrazioni dei popoli, radicandosi in varie parti del mondo. Lo stesso albero di Natale sembrerebbe aver avuto origine dall’albero dei desideri, nato dunque come simbolo pagano legato al culto degli alberi su cui venivano legate delle decorazione come gesto propiziatorio di buona sorte.
Ed è dunque con lo sfondo di un albero dei desideri che Tahir affida al vento e a quei nastri il desiderio di offrire una nuova vita a Farah e a Kerim, il desiderio di far parte della loro vita, il desiderio di congiungersi con questa donna che il destino gli ha posto davanti.
Una donna che inizialmente Tahir ha guardato con sospetto, che non gli piaceva, ma che poi pian piano è stata capace di far affiorare per la prima volta un sorriso sul suo viso nero. È la confessione intima ed emozionante che Tahir le ha fatto poco prima, seduti sul bordo di un pozzo nella bellissima casa di montagna.
Una donna che riesce nel miracolo di far inumidire i bellissimo occhioni scuri di Tahir. Una donna che ha imparato a conoscerlo, che sa interpretare i suoi gesti, che riesce a porgergli nuove letture della vita e di ciò che accade intorno a loro (Perché sei così intelligente? Perché? Sbotta Tahir sarcastico e arrabbiato all’ennesimo litigio-dialogo fra i due: semplicemente ADORABILE!)
Farah e Tahir abbracciano a piccoli passi il percorso di un amore non consueto, imprevedibile nelle modalità di sviluppo: lui non sa come amare, lei ha le ferite ancora vive per aver amato un uomo più di sé stessa. Prendono le misure, si avvicinano, costruiscono inconsapevolmente i mattoni di un amore contrastato non da famiglie rivali come per Romeo e Giulietta, quanto dalle trame dello stesso destino che li ha fatti conoscere e dagli egoismi degli altri.
Tahir e Farah piuttosto – con le debite differenze di trama – potrebbero essere Mr Darcy ed Elizabeth Bennet di Orgoglio e Pregiudizio, che inizialmente si detestano per poi sfidarsi e infine unnamorarsi, dando vita a una relazione che sa tirare fuori la parte migliore dell’altro. Tahir e Farah sono la cura reciproca delle loro vite, dei loro cuori feriti, delle loro storie attraversate da egoismi e sofferenze.
Riusciranno a superare i personali ostacoli e concedersi all’altro senza riserve? Riusciranno ad abbandonarsi all’amore che riesce a sanare le ferite? Riusciranno a tenere testa alle insidie di un destino che sembra accanirsi su di loro? La prima prova sarà Mehmet. Tahir ucciderà il commissario?
Secondo me no. Non ci resta che aspettare mercoledì 😊
E voi che ne pensate delle mie farneticazioni?
Ho riletto più volte le tue farneticazioni molto accurate e circostanziate ,quella che all’ apparenza sembrava un caso semplice come un delitto con testimone scomodo da eliminare con il passare delle puntate si è complicato sempre più, la storia si è arricchita di particolari e quello che pensavamo essere l’ assassino : Kaan in realtà non lo è c’è qualcun altro che ha sparato. Finora avrei puntato il dito su Bekir ma questa tua farneticazioni su Orhan mi affascina (in qualche modo dal lato opposto ad Aga anche lui è freddamente a capo della sua famiglia saranno anche loro fratelli 🤣🤣🤣 ) mi ha fatto ripensare con quanta autorità ha fermato la lite tra Mehmet e Tahir quando cercavano Farah nella casa di Aga anche questo potrebbe appoggiare la tesi che i due possano essere fratelli, in qualche modo questi due personaggi si piacciono collaborano insomma c’è qualcosa che a loro insaputa li lega e l’ espressione di Tahir alla richiesta di Aga è stata eloquente per me…non credo voglia ucciderlo…capiremo mercoledì come farà ad uscirne 😉
Ps.per il resto Tahir Farah ecc… fai troppe domande 🤣🤣🤣
ahahahahah Bekir è il cattivo più evidente invece Orhan sarebbe l’insospettabile….boh vedremo 😉
A me nn ha mai convinto il capo di Mehmet…. cerca sempre di mettergli il bastone tra le ruote.. ed è uno dei personaggi tenuto volutamente nell ombre..
Uuuuhm interessante, non ci avevo pensato! Una nuova prospettiva….mi stimola molto. Abbiamo pochi elementi però per capire il movente……si impone una riflessione 🙂 Grazie Flavia per aver commentato
E già siamo tanto curiose di sapere chi sarà l’assassino di Alp .. e come si evolverà questo amore tra Tahir e Farah… le tue deduzioni fanno riflettere… hai perfettamente spiegato ogni minimo particolare a cui non avevo minimamente fatto attenzione. Grazie. Vorrei che continuasse all’infinito perché AdımFarah è meravigliosa e speriamo che ancora ci siano altre puntate❤️❤️ .. e poi guardare le performance di Engin fa bene al nostro cuore perché lui è superlativo e in tutto quello che fa ci mette anima e cuore
accurate ma pur sempre farneticazioni….vedremo ;-))))
Cara Ros, le tue capacità investigative sono notevoli e devo dirti che mi intrigano molto e quasi convincono! A Orhan come possibile assassino non avevo mai pensato, ma nei tuoi ragionamenti una logica c’è. Anch’io, soprattutto dopo il promo, sono in ansia e spero, per le ragioni che anche tu dici, che la serie non si arresti all’ottava puntata! Il percorso di avvicinamento fra Tahir e Farah non è ancora compiuto. Le loro anime esacerbate e le ferite profonde che la vita ha prodotto ai loro cuori non consentono ancora a loro di prendere coscienza ed accettare appieno quel sentimento che comunque trapela dai loro occhi. A mercoledì, con il cuore in gola!
Dita incrociate!
Meno male che Ros c’è! Premetto che guardo la serie su siti turchi, con sottotitoli italiani talmente improbabili, che forse sarebbe meglio seguirla in turco, si capirebbe meglio.
Per questo trovo preziose le tue “farneticazioni” perchè danno una chiave di lettura totalmente esauriente.
Ah, e complimenti per le tue doti di investigatrice. Per me che amo molto i gialli, una vera goduria.
Grazie, dunque, sei un aiuto prezioso, ammiro il tuo stile narrativo e come te e, credo molti altri, spero che la serie non finisca troppo presto perchè è veramente bella. 👏👏👏
Mi fa piacere Marisa 🙂 io faccio un mix fra quello che riesco a capire altro che intuisco, interpretazioni di dialoghi sub ita come dici tu improbabili e anche sub in inglese…. Grazie per le tue parole, anche io amo i giali e i polizieschi 😉 Incrociamo le dita per la durata per la serie! Ps: ti invito a iscriverti al nostro gruppo Fb 😉
Non sto su FB da parecchio, sto soltanto su Instagram perchè un mio nipote pubblica bellissime foto dei suoi viaggi e le sue escursioni per Roma.
wow che bello!
Tutte le ipotesi potrebbero essere giuste… Vedremo l’importante è che non mi maltrattino thair perché rappresenta un uomo che sta prendendo coscienza del suo oscuro passato e che non osa ancora esplicitamente dimostrare i suoi veri sentimenti a farah perché forse non se ne sente degno. Infatti quando deve spiegare il significato del suo nome che significa puro lui abbassa la testa come non gli fosse appropriato. Comunque Demet è bravissima come tutto il cast ma engin è eccezionale per come è entrato in questo difficile personaggio . Ma come fa a trasformarsi così? Un vero talento.
Sottoscrivo ogni singola tua parola Silvana!
Io ogni settimana leggo veramente con piacere le tue parole tanto quanto se non di più guardo la puntata. Puntata molto bella, che ha fatto venire fuori particolari che erano rimasti indietro e ha messo nuova carne sul fuoco rendendo la serie ancor più appassionante come mi avevi giustamente detto tu 😊. Ho trovato Engin superlativo in alcune scene in modo particolare, l Engin che sembra non reciti ma “vive” il suo personaggio e in alcune puntate mi era mancato!!! Speriamo adesso che la Fox non faccia scherzi!!!!
Ma grazieeeeee!! 🙂 quando si parla di me nella stessa frase in cui c’è anche Engin faccio le capriole 🙂 Grazie davvero cara, sì lui superlativo…incrociamo le dita!!!!